Scorrono sotto gli occhi pagine di storia che non smettono di sollecitare attenzioni e riflessioni. Due su tutte – una datata 1938, l’altra 1989 – entrambe scritte il 9 novembre si rispettivi anni. Il 9 novembre del 1938 viene scritta una delle pagine più buie del Novecento. Quella notte in Germania e in Austria vengono incendiate almeno 267 sinagoghe e distrutte oltre 7500 attività commerciali gestite da ebrei. Le vetrine in frantumi di migliaia di negozi portano i nazisti a coniare il termine di “Notte dei cristalli” (Kristallnacht). Nei giorni seguenti, circa 30 mila ebrei vengono deportati nei campi di concentramento. “Le violenze della notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 contro gli ebrei, le sinagoghe, le abitazioni, i negozi – ha recentemente detto Papa Francesco – segnarono un triste passo verso la tragedia della Shoah”. Si sa però che le violenze e le discriminazioni in Germania, durante il periodo nazista, non colpiscono solo gli ebrei. Uno dei principali memoriali delle vittime del nazionalsocialismo nella regione tedesca dell’Assia è il Museo di Hadamar. Dal 1941 al 1945, quasi 15 mila persone con disabilità fisiche e mentali, considerate dai nazisti “indesiderabili”, vengono uccise, in gran parte con inalazioni di monossido di carbonio. Sono assassinate in questo luogo, dove un ospedale psichiatrico era stato trasformato in un centro di sterminio. In una intervista lo storico Jan Erik Schulte, in occasione dell’anniversario della “Notte dei cristalli”, ha sottolineato quanto sia importante visitare luoghi che ricordano crimini compiuti nel passato. Innanzitutto, per “non dimenticare le persone che sono state uccise”. Ma anche per comprendere i meccanismi con cui moltitudini di persone “sono state messe al di fuori della società” e sono state considerate “non umane”.
Anche oggi, afferma Jan Erik Schulte, ci sono meccanismi e retoriche che vanno nella stessa direzione: tutto comincia quando si afferma che “alcune persone non sono degne di vivere” o sono “diverse da altre e non hanno gli stessi diritti”. Si deve “imparare a conoscere il passato”, anche per comprendere la società in cui viviamo. Lo scenario attuale, osserva il responsabile del Museo Hadamar, è molto diverso. “Ma se, ad esempio, pensiamo alla guerra in Europa, è molto importante capire come sia scoppiato questo conflitto” e quale sia la retorica alla base di questa guerra. “Vediamo che in questo momento c’è una nazione alla quale non viene riconosciuto da un altro Stato il diritto di esistere”. Così eventi del passato sono un faro per illuminare il presente, per evitare che, partendo dalla retorica, avanzino odio e discriminazione.
Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino, orrore nazista innalzato nella notte del 13 agosto 1961. In quel 9 novembre di trentatre anni fa gli abitanti della Repubblica Democratica Tedesca iniziarono a protestare e manifestare apertamente: aumentarono intanto gli espatri clandestini verso i paesi occidentali dopo l’apertura della frontiera ungherese verso l’Austria. La popolazione scese in piazza e, nonostante le dimissioni di Honecker, che era contrario alle riforme, continuò a manifestare. La prima misura adottata dal nuovo governo fu l’apertura della frontiera con la Germania Ovest; il 9 novembre i berlinesi iniziarono ad abbattere il muro, che fino ad allora aveva diviso non solo la Germania, ma anche il mondo Occidentale da quello Orientale. Poi, nel marzo 1990, le prime elezioni libere nella Repubblica Democratica Tedesca, diedero una schiacciante vittoria ai sostenitori della riunificazione, che venne sancita il 3 ottobre 1990, ridando a Berlino il suo ruolo di capitale.
Ricordare per non dimenticare. Questo è non altro l’impegno che la storia ci consegna.
LUCIANO COSTA