E’ passata senza clamori e senza troppi commenti la sessione del Consiglio dei diritti umani, quarantottesima della serie, dedicata all’acqua “bene di tutti e per tutti” e ai servizi igienici “di cui nessuno dovrebbe essere privato”. Eppure, proprio l’acqua di tutti e per tutti insieme ai servizi igieni per tutti sono i temi essenziali su cui si fonda il vivere civile. L’altro ieri, mercoledì, a Ginevra, nel corso della sessione, tante voci si sono levate per dire che “l’acqua non è una merce: è un simbolo universale e una fonte di vita e di salute”, che resta quindi indefettibile “garantire acqua potabile a tutti”. Ma. “insieme all’acqua – ha detto un delegato africano – servono servizi igienici per tutti”.
Il rapporto Onu sull’acqua dice che nel mondo più di 1 miliardo di persone fa affidamento su fonti di acqua potabile a rischio e oltre 2 miliardi e mezzo non hanno accesso a servizi igienici adeguati. Ogni anno, aggiungono gli esperti, il mancato accesso all’acqua potabile provoca 4 miliardi di casi di diarrea e 1,7 milioni di decessi. “Acqua pulita per un mondo sano” è stato il tema della VII Giornata mondiale dell’acqua celebrata in marzo, che ha suscitato interesse ma senza produrre quegli impegni che invece servirebbero per vincere la sfida del secolo: la gestione sostenibile, efficiente ed equa delle risorse idriche. Rispetto all’obiettivo congiuntamente evidenziato da Onu e Unicef, che prevedeva di dimezzare la percentuale di popolazione senza accesso all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari di base, si cammina spediti per raggiungere o addirittura superare il traguardo sulla disponibilità di acqua potabile, ma resta ancora molto da fare per la diffusione di servizi igienico-sanitari adeguati.
Attualmente, infatti, l’87% della popolazione mondiale (pari a circa 5,9 miliardi di persone) accede a fonti di acqua potabile, mentre quasi il 39% (pari a oltre 2,6 miliardi di persone) non dispone di servizi igienico-sanitari di base. “Ma il solo accesso all’acqua – spiega l’Unicef – non è sufficiente. Se l’acqua non è pulita, non è sicura da bere o è troppo distante, e se l’accesso a un gabinetto non è in sicurezza o è limitato, non stiamo ottenendo risultati utili per i bambini nel mondo”. Infatti, “proprio i bambini e le famiglie delle comunità povere e rurali sono quelli maggiormente a rischio di essere lasciati indietro”.
Ancora più drammatica la realtà dei servizi igienici a disposizione delle popolazioni. Circa due miliardi di abitanti del pianeta non dispongono ancora di un bagno, e nel 70% dei casi si tratta di persone che vivono in aree rurali, con particolare concentrazione nei Paesi meno sviluppati, quelli che compongono la fascia degli Stati più poveri in assoluto. E poco importa sapere che negli ultimi vent’anni la popolazione globale costretta a defecare all’aperto perché priva di servizi igienici sia stata ridotta, se comunque il diritto a disporre di servizi igienici non è di tutti e per tutti.
A Ginevra, nel corso della sessione del Consiglio dei diritti umani, è stato ribadito che, come previsto dall’obiettivo di sviluppo a suo tempo sottoscritto, entro il 2030 si dovrebbe passare dall’occasionale diritto all’acqua e ai servizi igienici per quasi tutti, al diritto consolidato all’acqua e ai servizi igienici per tutti. Il rapporto del Relatore speciale sui diritti umani all’acqua potabile e ai servizi igienici, però, insieme ai progressi con seguiti e alla necessità di sensibilizzare ulteriormente sulla gravità della crisi idrica globale che l’umanità sta affrontando e che è inasprita dalla finanziarizzazione dell’acqua, dal cambiamento climatico e dalla recente pandemia da Covid-19, mette in guardia sui rischi e le menomazioni che un’abbondante fetta di umanità – più o meno quella che abita l’altra metà del globo – è continuamente costretta a subire.
Che cosa fare? Intervenendo al dialogo monsignor John Putzer, delegato della Missione permanente della Santa Sede a Ginevra, ha detto che “l’accesso universale all’acqua potabile è fondamentale per promuovere la dignità della persona umana”, che “l’accesso all’acqua potabile è un diritto umano fondamentale e universale, poiché è essenziale per la sopravvivenza umana e, come tale, è una condizione per l’esercizio degli altri diritti umani”, che “il nostro mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché viene loro negato il diritto a una vita coerente con la loro inalienabile dignità”.
Oggi purtroppo, nonostante il progresso tecnologico, “l’accesso alle risorse idriche potabili non è alla portata di tutti”. Consegue il richiamo al fatto che “l’accesso universale all’acqua potabile e ai servizi igienici non è solo una priorità urgente, considerata la necessità di ridurre i rischi di emergenze sanitarie globali”, ma è anche “una grave responsabilità condivisa da tutti, affinché ogni persona possa godere di una vita dignitosa”. Perché questo avvenga serve però “un’azione concertata e coordinata per conto di tutte le parti interessate, un’azione capace di garantire che tutte le persone abbiano accesso ad acqua pulita e adeguata, ma anche a servizi igienici altrettanto adeguati”.
Ginevra e il Consiglio dei diritti umani han detto la loro. Chi è disposto a fare e a tradurre in opere concrete quel che è stato detto alzi la mano…
LUCIANO COSTA