Oggi a Roma, Milano e in tantissime altre città d’Italia e del mondo, milioni di persone marceranno e si riuniranno per dire che “è tempo di smetterla di fare le guerre” e che adesso è dovere di tutti innalzare la Pace a vessillo universale rispettato e amato. “Adesso”, alla maniera in cui lo disse tanti anni fa don Primo Mazzolari, cioè senza tentennamenti, senza scuse, senza frapporre interessi di parte, senza esitazione, senza rinviare a domani ciò che si deve fare oggi. “Adesso”, vale a dire proprio in questo attimo fuggente, che per nessuna ragione deve di nuovo essere lasciato fuggire. Chi può oggi sfilerà a Roma o a Milano o chissà dove; chi non può metta la sua mente e i suoi pensieri dentro il corteo che va per le strade a chiedere Pace per il mondo. E nessuno dica “ho altro da fare”, soprattutto perché se insieme non obblighiamo “adesso” popoli e nazioni a fare la Pace, la guerra e le guerre inghiottiranno ogni cosa e ridurranno l’umanità a un mucchio di macerie.
E’ la storia che lo dice: dopo due tremende guerre mondiali, dopo la guerra fredda “che per decenni ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, tra tanti disastrosi conflitti in ogni parte del globo, tra toni di accusa, minacce e condanne, ci troviamo ancora in bilico sull’orlo del precipizio, in balia di un fragile equilibrio… Ma nessuno di noi vuole sprofondare, nessuno vuole abbandonare il sogno di un mondo finalmente in Pace. Certo, ancora “adesso”, da una parte c’è la maggioranza della popolazione mondiale afflitta da fame, ingiustizia, crisi ecologiche e pandemie; dall’altra c’è un manipolo di “pochi potenti”, che giocano con il fuoco concentrandosi in una lotta per i loro interessi, e riesumano vecchi linguaggi “ridisegnando zone d’influenza e blocchi contrapposti”.
Tra l’una e l’altra parte ci sono anni e anni di dialogo e di aperture, di passi verso la costruzione di rapporti internazionali non più governati soltanto dalla legge del più forte e dalle vecchie alleanze militari… Ci sono, ma “adesso” sembrano sciogliersi e svanire come neve al sole. Anziché pensare al futuro dell’umanità ha detto anche ieri papa Francesco “c’è chi gioca con il fuoco, con missili e bombe, con armi che provocano pianto e morte”. Pianto e morte, ha scritto Andrea Tornielli “sono le tristi conseguenze, quando, invece di dialogare e comprendersi reciprocamente, si accentuano le opposizioni e si persiste nell’imposizione dei propri modelli e delle proprie visioni dispotiche, imperialiste, nazionaliste e populiste”.
L’invito che il Papa ha ieri ribadito dal Bahrein è a “non restare indifferenti”, a prestare ascolto “al grido della gente comune e alla voce dei poveri”, smettendo di “distinguere tra chi è buono e chi cattivo” per fare invece lo sforzo di “di capirsi e di collaborare per il bene di tutti”. In un mondo divenuto “villaggio globale” ma senza aver assimilato lo “spirito del villaggio” di cui una caratteristica è la fraternità, le religioni hanno il compito di indicare una via di pace. Il credente – ha gridato il Vescovo di Roma davanti ai fratelli cristiani di altre confessioni, ai leader di fede musulmana e di altre religioni – è colui con forza dice “no” alla “bestemmia della guerra e all’uso della violenza…”.
Oggi a Roma, a Milano e in altre cento-mille e più città, si cammina per la Pace, si canta per la Pace, si si grida per la Pace e si parla di Pace. Per essere “in partita” basta anche solo mettersi in ascolto e magari comunicare a chiunque sia nostro vicino la bellezza di un mondo rappacificato. E perché sia chiaro il senso di questa giornata, ecco alcune domande, seguite da opportune risposte, su chi e come ha fatto in modo che questo sabato 5 novembre 2022 fosse di tutti e per tutti l’avvio di un tempo infinito di Pace.
Cosa chiede la piattaforma programmatica della mobilitazione a San Giovanni?
«Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace, al bando tutte le armi nucleari, solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre». Si apre così la piattaforma della manifestazione per la pace. «Condanniamo l’aggressore – è l’incipit – rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime e con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza». Questa guerra «va fermata subito. Basta sofferenze. L’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato» che metta in campo «tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale». Una «Conferenza Internazionale per la pace», quindi, che lavori anche a «eliminare le armi nucleari, ridurre la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso».
Che rapporto c’è tra la manifestazione e i partiti politici?
La manifestazione a San Giovanni è promossa e organizzata dalle organizzazioni della società civile. Dal palco non ci sarà quindi nessun intervento di esponenti di partito. Gli organizzatori hanno anche invitato a non portare bandiere e striscioni di partito. Fatte queste premesse, gli organizzatori dicono anche che chiunque si riconosca nella piattaforma programmatica della manifestazione è bene accetto. Numerose sono state le adesioni di singoli esponenti politici, ma anche di partiti. A tutti i politici i promotori chiedono «coerenza per il futuro»: al di là delle scelte operate nei mesi scorsi, chi ora sottoscrive la piattaforma per il cessate il fuoco, il negoziato internazionale e il bando delle armi nucleari deve impegnarsi ad agire politicamente per perseguire questi obiettivi condivisi.
Ci sono altre iniziative per la pace in Ucraina?
Importante è l’appello, articolato in diverse proposte che sono altrettanti punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco immediato, lanciato da undici intellettuali di diversa estrazione culturale. Altrettanto importante è l’appello per la pace lanciato da un nutrito gruppo di donne – docenti, intellettuali, giornaliste, politiche e manager – che ritengono «necessario e urgente il coinvolgimento di leader donne, con esperienza negoziale, capaci di “imporre” le ragioni di un cessate il fuoco». Le firmatarie di rivolgono «alla prima italiana presidente del Consiglio, alle presidenti del Parlamento europeo e della Commissione europea ma anche alle 31 premier e presidenti in tutto il mondo».
LUCIANO COSTA