La prima volta che vidi Capitol Hill, la sede del Parlamento americano, avevo nella mente quel che il vecchio reduce del paese mi aveva confidato spiegandomi che “la grande America degli Stati, uniti da solenne fratellanza, aveva messo tutta la sua forza per permettere che anche noi fossimo democrazia”. Quella grande cupola bianca stagliata nel cielo azzurro la vidi come il vecchio reduce avrebbe desiderato vederla: casa della democrazia conquistata e resa invincibile dalla volontà di popoli diversi ma unanimi nell’affermare il sacro principio della libertà. Ieri sera, in una di quelle notti destinate a rimanere impresse nella mente, Capitol Hill l’ho vista offesa, maltrattata, calpestata e sputata da un’orda di invasati in preda all’odio messo a loro disposizione da un “capo” irresponsabile e, purtroppo, irresponsabilmente incapace di fermarsi per lasciar spazio alle ragioni della libertà. Non ho voglia di commentare o anche solo di raccontare quel che tutti hanno potuto vedere. Mi prendo solo il tempo necessario per ritornare alla prima volta che vidi Capitol Hill, quando ripensando la lezione del vecchio reduce mi apparve davvero come la casa della Libertà, la sintesi perfetta della Democrazia, il luogo ideale per riaffermare la validità di ciò gli americani, il 15 settembre 1787, avevano posto a premessa del loro futuro dicendo: “Noi, Popolo degli Stati Uniti, allo Scopo di realizzare una più perfetta Unione, stabilire la Giustizia, garantire la Tranquillità interna, provvedere per la difesa comune, promuovere il Benessere generale ed assicurare le Benedizioni della Libertà a noi stessi ad alla nostra Posterità, ordiniamo e stabiliamo questa Costituzione per gli Stati Uniti d’America…”. Ieri, gente radunata ad arte da un “capo” senza arte né parte e dignità per offendere, denigrare e cancellare il principio della Libertà e il valore della Democrazia, hanno offeso la volontà dei loro padri e consegnato alla storia una delle pagine più assurde e brutte che mente umana potesse scrivere e interpretare. Non era certo quella vista ieri assediare Capitol Hill la gente vera dell’America conosciuta. Quella, ne siamo certi, era una minoranza mandata allo sbaraglio… Un’amica che da tempo lavora negli Stati Uniti mi ha scritto che al termine del giorno più brutto della sua avventura americana si è ritrovata in ginocchio a pregare facendo proprie le parole del predicatore protestante, quelle che dicevano “rialzati, America, esci dal guscio, invoca la benedizione di Dio, chiedi misericordia per chi ha errato e onore per coloro che seminano il bene…”.
Oggi, di sicuro, l’America più vera tornerà a risplendere facendo le due cose che dovevano essere fatte ieri: riconoscere la vittoria del presidente eletto Joe Biden; abbandonare Donald Trump, presidente sconfitto, al suo destino di arrabbiato e scontento.
Mentre tutto questo accadrà, se appena vi è data l’opportunità, trovate il tempo per leggere quel che taluni giornali hanno pubblicato e di sorridere nell’apprendere che sarebbero stati “gli italiani a truccare il voto 2020″. A dirlo, nel giorno della certificazione dell’elezione di Joe Biden da parte del Congresso, sono stati i cospirazionisti favorevoli a Donald Trump secondo i quali “il presunto complotto per alterare il risultato del 3 novembre è stato orchestrato all’ambasciata di Roma”.
Non è un romanzo di fantascienza, ma quello che scrive Ann Vandersteel, auto-proclamata giornalista di SteelTruth e consulente stampa della campagna di Trump in Florida. Sostenendo sul suo account Twitter che “un membro del board di Leonardo ha modificato i satelliti per spostare voti da Trump a Biden”, la Vandersteel aggiunge che “Obama e Renzi hanno orchestrato il tutto con l’aiuto della Cia”, coinvolgendo in un sol colpo “il Dipartimento di Stato e molte agenzie del governo”.
Se non fosse tragico, verrebbe da ridere. Invece l’assalto a Capitol Hill è lì per dire a chiunque che basta poco – la pazzia di uno, di un nessuno o di centomila fanatici imbevuti di odio – per cancellare speranze e sogni alla ricerca di un mondo nuovo, di tutti e per tutti.
LUCIANO COSTA