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Angela Merkel: realismo e nostalgia…

Quando si affacciò alla ribalta in tanti si chiesero: “Ma chi è costei?”. Il suo nome era Angela, Angela Merkel, una donna qualsiasi che il vivere l’aveva misurato con la fatica di stare a est piuttosto che a ovest. Angela veniva dalla Germania comunista appena riunificata, ma portava con sé il suo credo nella liberta, la sua speranza di democrazia e la sua certezza di poter dialogare alla pari con chiunque. Il mio amico Wolfgang Huber, professore e studioso, di casa a Monaco di Baviera, con quel suo italiano speciale mi disse: “Quella donna è tosta, non cede alle lusinghe, difende le idee importanti, considera la politica un tempo di servizio, usa il potere solo per mettere gli ultimi al pari dei primi…”. Gli dissi che per noi era un enigma ancora indecifrabile. “Datele tempo – disse Wolfgang – e vi conquisterà”. Aveva ragione. Infatti, alla Merkel bastò confermare la sua vacanza in Italia, sul lago di Garda, per attirarle le simpatie fino ad allora rimaste nel cassetto. In più, con quel sorriso mai pieno però sincero e con quel dire asciutto e schietto, la signora Cancelliera venuta dall’est metteva i puntini dove dovevano andare e dettava le linee di una politica spigolosa, difficile, severa spesso indigesta, ma sempre capace di rivestirsi di ragioni pienamente condivisibili.

Da quell’ascesa improvvisa e provvida (certo per la Germania ma non di meno per l’Europa e il mondo) sono passati sedici anni. “Ma adesso è tempo di cambiare”, ha detto salutando il Parlamento. Così, dopo 16 anni i tedeschi sono chiamati a scegliere il successore della prima donna eletta al Cancellierato di Berlino, quella Angela Merkel che è tra i leader politicamente più longevi degli ultimi decenni. Le elezioni per il rinnovo del Bundestag, previste domenica prossima, 26 settembre, molto attese e certo anche temute, avranno un peso notevole tanto a Berlino quanto in Europa e nel mondo.

Viste da qui le elezioni tedesche, a differenza di qualunque altra tornata elettorale, non disturbano e non preoccupano. Semmai, lascia margini insoluti l’uscita di scena della Merkel, per molti osservatori “l’unica ad avere il necessario peso politico per obbligare anime diverse a riunirsi attorno all’idea di Paese a cui compete, per tradizione e indubbia ricchezza, guidare l’Europa verso il futuro”.

Il professor Paolo Guerrieri, nel suo recente libro (“Partita a tre”, edito da Il Mulino) parla di “grandissima rilevanza” per un voto che è importante per tutta l’Unione europea”. In particolare ricorda che “si profilano sfide epocali”. Il prossimo cancelliere dovrà infatti misurarsi con la necessità di forti cambiamenti in un mondo in cui “si esasperano alcune polarizzazioni a livello di visioni politiche e si accentuano le rivalità su sfide epocali come gli orizzonti tecnologici, in primis la digitalizzazione”. Paolo Guerrieri mette in luce l’importanza di avere una Germania forte in un’Europa forte, “per difendere nel mondo alcuni principi che sono propri dalla fondazione dell’Unione Europea: primo fra tutti la difesa della sostenibilità ambientale ma anche di una sostenibilità sociale che dovrebbe significare combattere con più incisività le diseguaglianze che sono cresciute nel mondo e anche all’interno dell’Ue”. In più, e forse soprattutto, “c’è bisogno del multilateralismo, caposaldo delle politiche europee”. Per lo studioso significa “difendere la cooperazione internazionale a dispetto della logica che, da sempre, ha mosso il mondo: quella basata sulla potenza”.

Intanto, a due giorni dal voto, l’Unione dei cristiani democratici di Armin Laschet ha recuperato rispetto alla scorsa settimana riducendo a soli tre punti il distacco dai socialdemocratici di Olaf Scholz, che sembrano confermare il 25 per cento dei consensi. Seguono la Cdu-Csu con il 22 per cento e i Verdi con il 17 per cento. Liberali e Afd sono entrambi all’11 per cento e la Linke al 6 per cento.  Un 30 per cento degli elettori risulta ancora indeciso.

Quanto ad Angela Merkel, solo rimpianti: al timone della Germania da sedici anni è infatti il primo Cancelliere a non ricandidarsi nella storia della Repubblica federale; sedici anni di leadership, quattro elezioni vinte, quattro esecutivi di cui tre Grandi Coalizioni con i socialdemocratici e un governo con i liberali (FDP). Merkel ha superato il numero di anni di governo del primo Cancelliere della Germania post guerra, Conrad Adenauer, e ha uguagliato Helmut Kohl, il leader che ha gestito nel 1990 la riunificazione con la Germania dell’Est.

Secondo gli esperti “durante il cancellierato di Angela Merkel c’è stato un deciso riposizionamento della Germania sul piano internazionale: il Paese non solo è diventato leader in Europa, ma la Repubblica Federale ha rafforzato moltissimo le relazioni commerciali e diplomatiche anche fuori dal contesto europeo, basti pensare agli scambi commerciali con la Cina, o l’accordo del North Stream 2 con la Russia, o, in generale, l’attenzione che la Cancelliera ha avuto per l’Africa. Un ruolo non indifferente la Cancelliera lo ha avuto nelle trattative sul nucleare iraniano e nella gestione dell’emergenza migranti (primo Paese europeo ad aprire le frontiere a un milione di siriani) e nello stipulare i discussi accordi tra Unione Europea e Turchia.  Sul piano interno, Angela Merkel ha fatto dell’intransigenza nei confronti dell’estremismo politico di destra un tratto fondamentale del suo cancellierato; ha messo al centro della sua azione politica la cultura del ricordo, delle responsabilità dei tedeschi nella Seconda guerra mondiale, della lotta a qualunque forma di discriminazione e, infine, il rispetto dell’avversario politico, credendo fermamente nel multilateralismo.

Lunedì sapremo come la Germania intende affrontare il dopo Merkel. Di sicuro, quella Angela fatta di “panna e acciaio” ci mancherà.

LUCIANO COSTA 

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