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Bambini rubati e resi schiavi della guerra…

In Ucraina li chiamano «orchi», perché «rubano i bambini». Ma per i russi sono «generosi rieducatori», come quelli che dopo la carneficina di Mariupol guidano la formazione degli adolescenti deportati, o rinchiusi nel centro di addestramento dei corpi speciali islamisti, oppure obbligati a rimanere in una “colonia” in Crimea, dove ricevono in cambio un passaporto russo. Questa è la guerra che ruba bambini all’Ucraina e li obbliga a diventare russi. E per loro, “figli della guerra”, il piano per l’indottrinamento è di quelli che non lasciano nulla al caso. È la guerra che ruba i bambini… Dopo mesi di accuse e sospetti arrivano le conferme dai funzionari Onu, che dicono di conoscere “i nomi e i volti dei cattivi maestri” ma non ancora i numeri. «Al momento – dicono – ci sono solo delle stime e nessun dato certo. Quello che sappiamo è che sono state varate delle norme in conflitto con il diritto internazionale, che è in atto la pratica del cambio di cittadinanza per i minorenni soli portati sotto il controllo delle autorità russe e che altre norme approvate di recente, fatte apposta per facilitare l’adozione di questi bambini, sono l’opposto del diritto internazionale”.

È però anche vero che, alcune volte, sono state le mamme, rimaste senza marito a causa della guerra, a consegnare i figli alle autorità russe o ai separatisti, con la promessa che li avrebbero portati al sicuro e lontano dagli scontri. Adesso, queste mamme hanno paura di parlare con i giornalisti. Temono di venire identificate dai russi e per rappresaglia perdere ogni speranza di rivedere un giorno i loro bambini. Le testimonianze dei genitori o dei familiari dei bambini volontariamente consegnati a russi non sono sempre chiare. E c’è chi racconta di non avere avuto scelta, sperando di potere offrire ai propri figli una possibilità per sopravvivere ai bombardamenti e ai massacri avvenuti in molte delle cantine “ripulite” dalle forze di occupazione.

​I ricercatori del Centro per i diritti umani dell’università di Yale hanno esaminato testimonianze, immagini satellitari, foto che circolano sui social media russi. Lo stesso fanno altre organizzazioni umanitarie indipendenti, da Amnesty ad Human Right Watch, fino agli investigatori della Corte penale dell’Aja, oltre alla procura generale di Kiev. Secondo Yale le strutture dedicate ai ragazzini ucraini in Russia sono almeno 43. Stime prudenziali dicono che i minorenni in mano russa siano almeno seimila, ma «ulteriori dati suggeriscono che il numero totale di strutture e di bambini detenuti – spiegano i ricercatori – è probabilmente molto più alto». Molti sono orfani prelevati dagli istituti minorili ucraini. Tanti sono adolescenti prelevati all’inizio del conflitto nei “campi di filtrazione”. Tra quelli individuati, il centro più lontano si trova a Magadan, nell’Estremo Oriente russo, tre volte più vicino agli Usa che al confine con l’Ucraina.

Nel gennaio di quest’anno Mosca ha dichiarato che 728.000 minorenni erano arrivati in Russia dal febbraio 2022. La maggior parte di questi si trova ancora con le famiglie o con adulti di riferimento. Il governo ucraino ha raccolto segnalazioni su oltre 14.700 bambini non accompagnati da adulti e classificati come «deportati». Secondo documenti di Unicef e Unhcr-Acnur molti dei circa 100 mila bambini ospitati fino allo scoppio della guerra in istituti o collegi ucraini, hanno parenti e tutori viventi. L’allontanamento forzato dei minori è «un crimine gravissimo. Chiediamo – dicono i responsabili della comunicazione di Save The Children – una commissione internazionale indipendente guidata dall’Onu che sia in grado di investigare e approfondire, per determinare con precisione questi crimini e per tutelare questi bambini e restituirli alle loro famiglie e alle comunità di origine».

Nei giorni scorsi, in aggiunta alla barbarie in atto, dall’associazione bielorussa Our House è arrivata una scioccante denuncia su come il regime di Lukashenko stia allevando una generazione di fanatici violenti, anche in vista di una possibile partecipazione diretta del fedele alleato di Putin alla guerra in Ucraina. Si tratta di “campi estivi per minori dai sei anni in su per imparare a marciare, orientarsi sul terreno, sparare. Gratis per gli orfani, i bambini con disabilità psicofisiche, i figli di militari o di famiglie numerose. Nove giorni di addestramento intenso e di lavaggio del cervello con l’ideologia del “mondo russo”, educati al desiderio di vendetta e al culto della violenza e della lotta per la salvezza della Bielorussia dalla Gayropa, l’Europa viziosa e corrotta”.

Secondo il rapporto di “Our House”, fondato su informazioni diffuse da fonti pubbliche, “nel 2022 si sono tenuti almeno 480 campi patriottici militari a cui hanno partecipato 18.000 minori bielorussi. In particolare, denuncia l’associazione «sono coinvolti bambini provenienti da famiglie marginali e di degrado sociale, o bambini orfani o in precarie situazioni psico-fisiche, poiché sono questi i bambini che non hanno una supervisione adeguata da parte delle loro famiglie e i cui parenti non si opporranno al coinvolgimento di tali bambini in azioni militari a causa della loro assenza o della loro appartenenza a un gruppo di popolazione marginale». Considerando che i minori in Bielorussia al 1° gennaio 2022 erano di 1 milione 848 mila, secondo l’organizzazione pacifista «un minore su 55 in Bielorussia (approssimativamente il 2%) solo nel 2022 è passato attraverso questi campi di militarizzazione».

Secondo i responsabili di “Our House” l’addestramento militare dei bambini “é una strategia a lungo termine del Cremlino per la prossima fase di guerra in Ucraina e, probabilmente, nel territorio dell’Unione Europea”. L’addestramento militare dei bambini si inserisce in un quadro di gravi violazioni dei diritti dei minori nel paese. “Our House” informa che «a tutt’oggi la schiavitù infantile è ampiamente praticata nelle carceri bielorusse: i bambini condannati ai sensi dell’articolo 328 per reati minori legati alla droga vengono costretti a lavorare nelle imprese carcerarie per solo 0,10 euro al mese. Inoltre, il regime utilizza attivamente il Decreto 18 per disciplinare e ricattare, e anche per costringere al lavoro schiavo, le madri single bielorusse che si trovano in una situazione di vita difficile». Il regime inoltre «ricatta e fa pressione sulle donne socialmente e politicamente attive che protestano contro Lukashenko e partecipano ad azioni contro la guerra» minacciando il ritiro dei figli dalla famiglia o la loro incriminazione e detenzione.

È la guerra, che ruba i bambini e li addestra a fare altre guerre, che sconvolge città e paesi lasciando dietro di sé morte e distruzione, che non smette di essere offesa al Mondo e alla Ragione, che non concede spazio alla pace, che muove i suoi tra l’indifferenza di tanti…

LUCIANO COSTA

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