Il Presidente Sergio Mattarella, anche per noi lontani e forse disattenti, ha camminato insieme agli studenti arrivati ad Auschwitz e Birkenau per chinare il capo, pregare, rendere testimonianza alla memoria di coloro che lì, in quel campo dove morte violenza e assenza della Ragione avevano regnato incontrastate, avevano sognato pace libertà democrazia. Ha camminato e pianto il Presidente, perché di fronte a quel muro di mattoni dove gli avversari del regime nazi-fascista venivano allineai e condannati a morte altro non è possibile fare se non pensare e pensando piangere sperando che ogni lacrima possa lavare lo scempio compiuto.
Poi, il Presidente, mettendo la sua voce a servizio della voce di chi con lui crede nella pace e nella concordia, ha concluso il suo dire ripetendo quel “mai più, mai più” che è monito e impegno, ribadendo con forza che i «milioni di cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista, assassinati con la complicità dei regimi fascisti europei che consegnarono propri concittadini ai carnefici, chiedono rispetto, memoria viva e pura, pensieri che li accompagnino ogni giorno…”, perché solo così chi vive oggi saprà che quel regime “si macchiò di un crimine atroce contro l’umanità”. Il Presidente, anche per noi lontani e distratti, ha portato il suo saluto alla “Marcia dei Vivi” snodatasi sulla via che dove ancora è visibile lo strazio dei morti nei campi di sterminio di Auschwitz e di Birkenau; ha consegnato il suo dolore ai sopravvissuti, “loro sì preziosi testimoni della verità”, ha pronunciato il suo “monito perenne, perché l’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo e l’indifferenza, il delirio e la volontà di potenza sono in agguato… e non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza, nessun arretramento nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali, perché chi aggredisce l’ordine internazionale fondato su questi principi deve sapere che i popoli liberi sono e saranno uniti e determinati nel difenderli”.
LUCIANO COSTA