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Brasile: contestazione violenta e ricerca di stabilità

Il Brasile che per giorni è stato raccontato dalle televisioni e dai media di mezzo mondo unito e riconoscente nel ricordare il mitico Pelè non c’è più. Al suo posto oggi c’è una fetta di Brasile, per fortuna piccola, che a Brasilia, la capitale, va all’assalto del Parlamento e dei luoghi del potere costituito. Dunque, due anni dopo, Brasilia come Washington. Ancora un assalto alle istituzioni da parte di migliaia di sostenitori di un ex presidente che non vogliono accettare l’esito del voto. Le scene che i media brasiliani hanno mostrato sul blitz al Parlamento brasiliano, ma anche al Palazzo Presidenziale e al Tribunale Supremo Federale, ricordano molto da vicino quelle del 6 gennaio del 2021 a Capitol Hill, a Washington, quando i protagonisti dell’assalto erano i sostenitori di Donald Trump. In quel caso Trump si trovava nella capitale, e aveva convocato lui stesso i manifestanti.

L’ex presidente brasiliano Bolsonaro invece non è a Brasilia, dal 30 dicembre scorso è negli Stati Uniti. I bolsonaristi si rifiutano di accettare l’elezione del presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che si è insediato una settimana fa. Hanno preso di mira le tre sedi istituzionali senza incontrare forte resistenza da parte della polizia militare del distretto federale di Brasilia. Dopo ore di danneggiamenti e tensione le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo del Parlamento, del Palazzo Presidenziale e della sede del Tribunale Supremo Federale, secondo quanto riporta O Globo, e stanno sgomberando i manifestanti. Secondo i media locali, gli arrestati sarebbero già 450, ma il bilancio è ancora provvisorio. A differenza di quanto avvenne a Capitol Hill, dove ci furono anche vittime, a Brasilia almeno per il momento non si hanno notizie di feriti.

“Questo assurdo tentativo di imporre la propria volontà con la forza non prevarrà. Il governo del distretto federale annuncia che ci saranno rinforzi. E le forze a nostra disposizione sono al lavoro. Io sono nella sede del Ministero della Giustizia”, ha commentato a caldo su Twitter il ministro della Giustizia brasiliano Flavio Dino. Da Araraquara, dove si trovava per una visita in una zona colpita dal maltempo, il presidente Lula ha rivolto un messaggio alla nazione, annunciando di avere decretato l’intervento federale nel distretto di Brasilia per il ristabilimento dell’ordine pubblico, fino al 31 gennaio.

La sicurezza del distretto federale passa dunque al controllo del governo centrale. “L’obiettivo è contenere l’invasione e lo stravolgimento dell’ordine pubblico”, ha detto in un intervento trasmesso dalle televisioni brasiliane. “Questi vandali fascisti saranno trovati e puniti – ha aggiunto -. Vogliamo scoprire chi sono i finanziatori di queste azioni, vi garantiamo che saranno puniti”. “La polizia militare del distretto federale non ha garantito la sicurezza. Purtroppo non è la prima volta che succede. Il 30 dicembre c’erano state altre manifestazioni e la polizia militare non faceva assolutamente niente”, ha proseguito il presidente. “Hanno approfittato del silenzio di domenica, quando ancora stiamo componendo il governo, per fare quello che hanno fatto. E si sa che ci sono diversi discorsi dell’ex presidente che li hanno incoraggiati – ha proseguito riferendosi all’ex presidente Bolsonaro -. E questa è anche responsabilità sua e dei partiti che lo hanno sostenuto”.

 

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