Sfacciatamente e spudoratamente: così è incominciata e proseguirà la campagna elettorale. Dentro questa momentanea pozza d’acqua sguazzano pescicani, delfini, rospi, rane, anguille, cozze, vongole, triglie, calamari, aragoste, piovre, granchi… di tutto e di più. E ciascun abitante dello stagno ha il suo tempo di visibilità: più è grosso e rampante più spazio conquista. Forse non ci avete fatto caso, ma le reti televisive son già armate e schierate. Per esempio: le private sono integrate nel cosiddetto sistema che è indipendente a parole ma di parte nella sostanza; le pubbliche pendono dove pende il direttore pro tempore che le dirige; le locali e localine vanno dove tira il vento, si muovono simpatie e corrono pubblicità remunerate. Siamo all’inizio, ma ne vedremo delle belle.
Infatti, la campagna elettorale, uno scrigno di sorprese, e non tutte edificanti. E’ di ieri la polemica attorno all’indiscrezione secondo cui la Lega (proprio quella che promette di mandare a casa chiunque non assomigli al suo capo) le sue manovre le porta avanti con tanti accondiscendenti e, in particolare, con l’amico della Russia, quel Putin che una la fa e cento le pensa. Un articolo del quotidiano La Stampa intitolato “Ombre russe dietro la crisi” sostiene che “gli uomini di Putin s’interessarono alla possibile caduta del governo Draghi” facendo leva sull’avvocato campano ed ex parlamentare di Fi Antonio Capuano. L’ambasciata russa in Italia non ha prontamente commentato mentre il sottosegretario con delega alla Sicurezza ha smentito, il segretario del Carroccio ha bollato il tutto parlando di “fesserie” e il segretario del PD ha chiesto verifiche urgenti e severe. In ogni caso, ci sono documenti, parole messe tra virgolette e un giornale autorevole che non scrive certamente a vanvera. E allora? Adesso sono fuocherelli, domani potrebbero diventare fuochi devastanti.
Su altro versante torna a parlare Matteo Renzi, che piaccia o dispiaccia resta tra i pochi politici veri di cui disponiamo, per dire la sua sulle elezioni, per mettere puntini pungenti sui vari contendenti e per spiegare come lui e i suoi intendono procedere: da soli o in compagnia dei lupi? “Le alleanze – risponde il fiorentino – si fanno sulle idee, non sulle poltrone. Se vogliamo essere seri e costruire un percorso sulla base dell’esperienza Draghi, ci siamo. Se dobbiamo ottenere qualche seggio per stare zitti e buoni, preferisco correre da solo”. Però resta la prospettiva di una vittoria del centrodestra… “Intanto, la destra non ha ancora vinto. Anche se il Pd sembra impegnarsi molto per perdere, la partita è ancora aperta”. Intanto però tutto procede con tuoni e fulmini strombazzati e parole serie relegate dietro l’angolo… “Vero – dice il linguacciuto toscano – qui nessuno parla più dei veri problemi: inflazione, carestia, mancanza d’acqua, ondate migratorie. E una guerra fratricida in Europa che spacca il cuore. Le elezioni anticipate indeboliscono l’Italia, non il centro”. Ma il Renzi non piace al Pd… “È una scelta del suo segretario. A noi è stato detto che portiamo meno voti di quelli che facciamo perdere. Credo in realtà che sia il rancore personale a motivare le scelte di chi preferisce i veti ai voti. E del resto come possiamo stare in una coalizione che si unisce per Draghi, ma che candida persone che hanno fatto opposizione a Draghi dal primo giorno? Meglio essere pochi ma credibili che un confuso e sgangherato cartello elettorale”. Lei che fu il Pd e adesso è Iv con e si sente nei con fronti di chi gli un ex pentastellato? “Un mistero buffo, della serie dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Il Pd dice no a noi per stare con chi lo ha definito il partito che rubava i bambini e ha una storia fatta di gilet gialli e di no al Tap. E invece preferisce cancellare la storia di chi ha guidato il governo più riformista degli ultimi anni”. E con la Giorgia, detta “pericolo Melloni”, e il suo passato nero seppia, come la mettiamo? “Non vedo pericoli fascisti. Il fascismo ha preso il potere in Italia nell’ottobre 1922, non nell’ottobre 2022. Attaccherò Giorgia sulle idee, a cominciare dalla mancanza di credibilità di una che 15 anni fa era già al governo e ora sembra spuntata dal nulla. Ma non useremo l’argomento “fascista” e neanche gli articoli dei giornali internazionali… Farò di tutto perché Meloni non vada al governo”. Però, carop fiorentino li nguacciuto, lei rischia di stare al pòalo… “Ci basta il 3% per rientrare in Parlamento. E io sono convinto che un progetto centrista valga il 5%. Torneremo ai nostri posti. E daremo di nuovo le carte come nella scorsa legislatura. Ma speriamo che si cambino le regole costituzionali e si faccia finalmente un sistema elettorale sul modello del sindaco d’Italia. Il cittadino deve scegliere chi lo governa, non votare per una coalizione che sta insieme solo per due poltrone”.
Poi, ecco che il Cavaliere di Arcore dice la sua. “Sarà Forza Italia ad indicare il Premier perché io scendo in campo anche stavolta in una campagna elettorale come ho fatto diverse volte perché sento dentro forte il dovere di farlo e quindi gli faremo una campagna elettorale in cui cercheremo di far pervenire agli italiani tutte le motivazioni che avrebbero nell’indicare noi con loro voto. Parleremo agli italiani che sono delusi sfiduciati e che si sono astenuti non sono andati avanti a votare”. Il Berlusca queste cose le ha dette a casa sua, cioè su Rete4, canale assai abile nel camuffarsi da agnello o da lupo, secondo convenienza. Tra l’altro ha detto, testualmente: “”Cercheremo di far capire, ma certamente ci riusciremo che il voto non è soltanto un diritto ma è un dovere, nei confronti di tutti gli altri cittadini, nei confronti di sé stessi dei propri figli dei propri nipoti e quindi io immagino che noi potremmo avere un buon risultato e quindi essere anche fondamentali e protagonisti nell’indicazione del nome che il partito che avrà avuto più voti darà al Presidente della Repubblica. Il Presidente della Repubblica avrà il diritto di accettare questo nome o di non accettarlo e quindi di non dare il mandato di formare un governo. Io penso che noi riusciremo… Con Forza Italia conto di arrivare al 20%”.
Edificante: lui pensa di arrivare fin dove nessuno lo colloca. E la Giorgia sua alleata dove arriverà? Per adesso arzigogola attorno al suo essere democratica mettendo la sordina alla sua storia fascistella, lamentandosi dei racconti che illustri giornalisti le vanno dedicando, vantando la sua presunta capacità di governare, inneggiando lieta e festante a chi colloca la sua destra e il suo eventuale centrodestra come panacea di tutti i mali italioti, facendo finta di non apere che l’italiano medio oggi sorride ma domani, di fronte all’urna, non dimenticherà il suo passato…
Tutto a posto, ma niente in ordine. Quello lo valuteremo andando a votare e votando senza lasciarci incantare dalle sirene.
LUCIANO COSTA