Capire Cremona e poi andare oltre

Aver scritto di Cremona e della sua Festa del Torrone (vedi la nota di sabato 13) ha procurato un elogio diretto e un invito indiretto a guardare oltre la festa per vedere tutto ciò che la città del Torrazzo possiede e volentieri mette in mostra. Ovviamente, ho volentieri incassato l’elogio (in fondo è raro sentirsi dire che la lettura ha rallegrato l’animo e riacceso la voglia di andare a scoprire la città) e sull’invito a guardare oltre la festa mi sono ripromesso visite accurate alla città e alla provincia, con incontri utili a capire di che pasta è fatta la sua gente. Poi, domenica, leggendo quel che Marco Bencivenga, direttore del quotidiano cremonese, aveva messo in pagina ho capito che il meglio di una città è racchiuso nella sua capacità di fare senza troppo far pesare quel fa. Bencivenga dice che “Cremona non ama apparire, Cremona non ostenta, Cremona preferisce il basso profilo essendo risaputo che non è né bauscia, né fanfarona”. E se davvero esiste una caratteristica specifica, riferita ai cremonesi si chiama sobrietà e discrezione.

Il direttore del quotidiano cremonese, che giornalisticamente è cresciuto a Brescia, non fa raffronti, però riferisce quel che l’arcivescovo di Milano, arrivato in visita alla città nella festa patronale, ha detto dal pulpito della Cattedrale a proposito di cremonesi quando li ha definiti “laboriosi, generosi e lieti». Qualcuno si è stupito per il terzo aggettivo, quel lieti che significa sereni, soddisfatti, felici. Per la verità non tutti i cremonesi si sentono così. Anzi, dice il cronista “spesso nelle chiacchiere da bar o nei discorsi da marciapiede si affacciano lamento e insoddisfazione. Tanto sono caciarosi i romani, fantasiosi i napoletani e determinati i milanesi, tanto sembrano abbandonarsi, ma solo a volte, a un rassegnato fatalismo i cremonesi”

Però, in mancanza di dati oggettivi, Bencivenga invita a “non fidarsi troppo delle sensazioni o delle generalizzazioni” e guardare invece alle tante, “tantissime qualità che la città possiede: innanzitutto, una sicurezza sconosciuta ad altre zone del Paese; poi, una buona tenuta sociale, un benessere ampiamente diffuso, un tasso di disoccupazione inferiore alla media nazionale e una vocazione alla solidarietà che è facile definire d’altri tempi”. Per non dire delle eccellenze economiche (che spaziano dalla eccellente filiera agroalimentare alla siderurgia, dal polo della cosmesi al distretto della liuteria) e della spiccata propensione alla ricerca, prima in quel settore agricolo, che resta trainante, e subito dopo nel commercio, nella meccanica, nella medicina e nei settori emergenti, quelli direttamente interessati dalla rivoluzione digitale, dall’innovazione tecnologica, dall’eco-sostenibilità…

“Ma – scrive il direttore del quotidiano cremonese -, non mancano le zone d’ombra, cioè i classici punti deboli del sistema: infrastrutture scarse e non ancora adeguate alle reali necessità (strade, ferrovie, aeroporti, perfino la mai decollata navigazione fluviale), la propensione a tenere in casa quel valore che invece andrebbe comunicato all’esterno”, Per di più, “pochi conoscono le qualità e le bellezze di Cremona”. Almeno per adesso, che domani potrebbe incominciare tutta un’altra storia. Infatti, qualcosa si sta muovendo. “Solo nelle ultime due settimane – spiega Bencivenga – la nostra provincia è salita alla ribalta della cronaca per due appuntamenti di rilievo: le giornate promosse dall’ONU e dedicate allo sviluppo sostenibile, che hanno portato a Cremona alti esponenti della FAO e del Ministero degli Esteri; l’Assemblea di Confindustria, che ha riunito sotto il Torrazzo industriali e autorevoli rappresentanti del Governo”. Non solo: fino a domenica prossima reggerà la Festa del Torrone e dal 26 novembre inizieranno le Fiere Zootecniche Internazionali.

In mezzo, anche l’inaugurazione del nuovo Museo Diocesano, un evento in apparenza di interesse locale ma che invece contribuisce a offrire un’immagine di successo al “made in Cremona”. Secondo Bencivenga “il restauro dei sotterranei nel palazzo vescovile e la loro trasformazione in un meraviglioso scrigno di arte sacra rappresentano un modello di riferimento assoluto”. Poi, al nuovo ed elegantissimo museo, si aggiunge a quell’altra recente meraviglia che è il Campus universitario di Santa Monica. E questo consente di affermare he senza strafare e senza neppure gridare al miracolo, Cremona s’è data un abito della festa degno di tale nome.

Se qualcuno si sta chiedendo perché riverso tanta attenzione su Cremona e non, per esempio, su Brescia, o Milano, oppure Bergamo, rispondo che si incomincia dove l’erba è già cresciuta e si prosegue dove sta crescendo.

LUCIANO COSTA

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