Cattolici? L’attuale quadro politico non li contempla o se li contempla è solo per lucrare qualche voto, per guadagnare comprensione e ottenere dal popolo devoto e fedele le benemerenze necessarie a renderli credibili portatori di atteggiamenti “amorevoli-aperti-umili-devoti-caritatevoli-evangelici e solidaristici”. Però, si dice, i cattolici sono ovunque benvenuti. Infatti, piacciano alla destra, che li ammalia con promesse lucrate direttamente dalle parole pronunciate da papa, vescovi e preti; piacciono alla sinistra, che ricordandoli garanti del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, li vorrebbe tra le sue fila, impegnati a servire piuttosto che a essere serviti; piacciono al centro, che farebbe carte false per usarli come spartiacque tra le due rive opposte; piacciono a tutti quelli della non-politica, dell’equidistanza e del non schierarsi, che vedendoli fuori dal coro non hanno alcunché di cui temere…
Un tempo neppure troppo lontano i cattolici erano il perno attorno al quale ruotavano e si concretizzavano impegni politici eccellenti, politiche di servizio, visioni di bene comune condiviso, solidarietà capaci di dare dignità agli ultimi, certezze di vita,, un posto decoroso per il prossimo, chiunque fosse… Oggi i cattolici e la politica vivono su piani diversi, affollano ballatoi non comunicanti, non si conoscono e se per caso sono obbligati a incontrarsi trovano sempre e in fretta la pagliuzza che impedisce di vedere chiaramente il cammino da compiere.
Graziano Delrio e Stefano Lepri, cattolici delusi dall’attuale quadro politico ma ancora timidamente disposti a credere che la politica ha bisogno dei cattolici e quindi ancora impegnati a rivendicare per loro il giusto riconoscimento, hanno scritto ieri una lettera aperta in cui riassumono “l’impegno profuso nella scorsa legislatura per elaborare, proporre e guidare il percorso legislativo che ha portato all’approvazione, all’unanimità, della legge sull’Assegno unico per i figli a carico. Una riforma epocale– dicono -, attesa da decenni”. Vero, verissimo. Infatti, oggi, oltre sei milioni di famiglie, certo in maniera diversificata, ne fruiscono, senza distinzione di stato civile o di condizione lavorativa. E’ una misura a sostegno della natalità e della genitorialità, ma anche capace di contrastare la povertà minorile, quindi direttamente collegata all’idea di prossimo da amare e servire più di se stessi. Utopia? Forse sì, o forse la goccia necessaria per fare la differenza… Magari anche il più concreto passo, perché stabile e continuo, mai compiuto nella storia della Repubblica per rimuovere gli ostacoli di ordine economico che impediscono, ad esempio, la prosecuzione di una gravidanza imprevista. Non meno importante è l’apporto dato dai cattolici nella definizione e approvazione della legge di riforma del cosiddetto “terzo settore”, quello che riunisce il mondo complesso e immenso del volontariato, lo stesso che guida e porta a compimento anche le più difficili e impensabili azioni umanitarie.
Delrio e Lepri, mentre difendono l’operato chiedendo adesioni all’idea di testimonianza che deve reggere gli impegni, ribadiscono la volontà, loro e di quanti con loro credono che la politica sia essenzialmente un esercizio di Carità cristiana, di “continuare a ritenere che sia necessario coniugare libertà con fraternità, i diritti con i doveri di cittadinanza, i diritti individuali con i diritti sociali delle formazioni come la famiglia in cui si sviluppa la personalità, il protagonismo della società civile come vera chiave per un nuovo modello di sviluppo. Siamo d’accordo nel ritenere che occorra più radicalità nei principi, ma servono anche un’inevitabile gradualità, il rispetto delle tradizioni e una solida reputazione nell’accompagnare i processi di cambiamento. Insomma, si deve essere visionari nelle idee di cambiamento, purché esse non si rivelino velleitarie o controproducenti, nel merito e nel metodo. Siamo però convinti – aggiungono – che sapremo cercare e trovare punti d’incontro, tenendo conto delle diverse sensibilità.”.
Ammettono che “non tutti i desideri possano diventare diritti e che occorra sempre comporre il quadro dei diritti e dei doveri reciproci”, ma ritengono “soprattutto perché ispirati dal magistero del Pontefice e della dottrina sociale della Chiesa, che serva valorizzare quel sentimento di fraternità che si matura solo nel viverlo entro le comunità, da quelle più intime a quelle più numerose. Sono questi vissuti – concludono i due – che possono infatti renderci più forti nell’affrontare le difficoltà e farci diventare compassionevoli, aperti al perdono, consapevoli dell’umana fragilità, desiderosi di adoperarci per l’interesse generale. Per queste e altre ragioni, crediamo ancora attuale e foriero di bene comune l’impegno dei cattolici nella politica in generale e nel Partito Democratico in particolare”.
Sono buonissime le intenzioni e lodevoli gli sforzi per richiamare i cattolici a uscire dall’isolamento per tornare a testimoniare il tanto di bene che possiedono. Però, sarebbe anche necessario che questi cattolici battessero un colpo, facessero sapere che ci sono, mettessero in chiaro la Carità che li anima… Chissà, forse domanitutto ricomincerà. E di nuovo vedremo cattolici che anziché piangere sul latte versato saranno in prima fila per dare dignità al prossimo, chiunque esso sia.
LUCIANO COSTA