Lo sapeva il contadino, lo sapevano i tanti che guardando il cielo si rimettevano alla sua volontà “perché – spiegavano ai ragazzini curiosi – il tempo non lo si governa, semmai lo si aiuta a non fare danni costruendo ripari e assicurando protezione a persone, campi, animali e cose”. Così ieri. Oggi, invece, pur disponendo di previsioni del tempo sempre più sofisticate (veri e propri spettacoli d’intrattenimento in televisione e indispensabile oracolo per quasi tutti i cultori del telefonino tuttofare) e di machine e strumenti tecnici d’avanguardia, ecco che, improvvisa sebbene a lungo sperata per far fronte alla siccità, l’acqua si è ripresentata sconvolgendo città e paesi d’una fetta d’Italia ricca, industriosa e votata al turismo, quella che dalla Padania s’allunga fino al mare e da lì percorre le coste dell’Adriatico. In Emilia Romagna, la regione adesso maggiormente colpita, si contano nove morti, migliaia di persone sfollate, ventun fiumi esondati, città e comuni allagati, territori senza energia elettrica, fabbriche devastate e chiuse, stalle in crisi, cascine in cui il fieno di maggio, il migliore, rischia di marcire e spiagge desolate e di incerto futuro. Gli esperti dicono che oggi il maltempo concederà tregua. Ma domani tonerà l’emergenza. Nel frattempo è scattata la rete di soccorso, sempre pronta a mettere pezze all’incuria e a costruire argini su cui piantare la bandiera della speranza. In prima fila la Caritas, poi tante associazioni di ogni estrazione e ideologia, i privati, chiunque abbia a cuore il bene dei concittadini colpiti dalla tragedia. “Serve l’aiuto di tutti… E allora sarà possibile ripartire e magari mettere pezze al degrado e all’incuria esistenti”, dicono in tanti. Nel frattempo, ecco gli aiuti di Stato e l’annuncio di un Consiglio dei Ministri straordinario – è programmato per martedì prossimo – dedicato all’emergenza maltempo. “In ogni caso – mandano a dire i romagnoli – saremo pronti ad accogliere come sempre e ancor meglio i turisti”. Se fosse il segnale della fiducia nei propri mezzi e nella propria inventiva, è sicuramente degna di considerarla benvenuta.
Però, ecco la solita domanda: perché è accaduto, perché accade, perché ogni volta si grida allo scandalo del non fatto e del non saputo? La saggezza consiglia di guardare il cielo e di far pace col tempo, che non è solo cattivo; il pragmatismo vuole risposte immediate; il buon senso, regola aurea mai sufficientemente onorata, chiede impegni affinché nessun corso d’acqua sia abbandonato e perché i fondi destinati alla salvaguardia del territorio siano finalmente usati bene, presto e con assoluto giudizio; la cronaca impone di sollecitare risposte da chi se ne intende e mai da venditori di fumo, spesso appositamente colorato fino a renderlo gradevole e gradito ai viaggiatori impazienti di misurarsi col sole e le lunghe passeggiate. Tra i tanti pareri espressi dagli esperti, ho scelto quello di Edoardo Ferrara (3bmeteo.com), un cremonese più o meno sconosciuto, ma puntuale nel disegnare cieli e terre con tanto di sole e nubi messe al posto giusto.
“Il protagonista di questo evento drammatico – ha spiegato ieri il meteorologo – è stato un ciclone mediterraneo insolitamente intenso per il mese di maggio, che nato sulle coste del Nord Africa ha poi risalito la nostra Penisola da Sud per arrivare all’Emilia Romagna. Martedì il vortice ha interessato in modo più diretto il Centro-Nord Italia, ma proprio Emilia orientale e Romagna si sono trovate nella posizione più drammatica e sfavorita. La perturbazione, infatti, già di per sé violenta e accompagnata da piogge vigorose, una volta raggiunta l’Emilia Romagna ha prodotto il cosiddetto effetto Stau. Vale a dire: l’insieme di correnti di grecale, ricche di umidità, che si sono scontrate con il contrafforte appenninico scaricando ingenti quantità di pioggia in modo costante. A questa situazione si sono aggiunte diverse aggravanti: il ciclone si è praticamente fermato una volta raggiunto il Centro Italia, protraendo quindi il maltempo; i forti venti di bora sulla costa con mare agitato hanno ostacolato anche il deflusso delle acque dall’Appennino verso l’Adriatico; i terreni erano già intrisi d’acqua per via dell’alluvione di appena due settimane fa sempre nella stessa zona e con cause del tutto simili a quelle attuali.”
Concretamente, aggiunge l’esperto “in 36 ore sono caduti oltre 120mm tra bolognese e pianura romagnola, ovvero più del doppio di quello che dovrebbe cadere nell’intero mese di maggio. Non solo: se ci spostiamo in Appennino si sono registrati picchi di oltre 200mm (per esempio nel retro-terra di Imola, Faenza, Cesena e Forlì) dove la pioggia di oltre tre mesi si è condensata in un giorno e mezzo”. Tutta colpa del cambiamento climatico? “Va detto – risponde Edoardo Ferrara -. che il ciclone è stato alimentato anche dai cosiddetti flussi di vapore tropicali, ovvero una sorta di fiume di aria molto umida prelevata appunto dalle latitudini tropicali e convogliate in questo caso verso la nostra Penisola. Questi flussi iniettano molta energia ai cicloni o alle perturbazioni, che possono scaricare così ingenti quantità di pioggia. Secondo vari studi ma anche proiezioni già evidenziate 20 anni fa, in un mondo più caldo vi è maggior vapore e quindi energia a disposizione dei cicloni, con effetti che talvolta diventano drammatici, come quello attuale…”. Quindi, fino a quando durerà questa ondata di maltempo? “In linea generale – spiega l’esperto -, la situazione è bloccata, con i benefici anticicloni che restano lontani dal Mediterraneo e dall’Italia… Così, almeno fino al prossimo weekend, avremo a che fare con ulteriori piogge e temporali su gran parte d’Italia, a causa anche dell’ennesima perturbazione in risalita da Sud. Ma l’instabilità atmosferica, pur con delle fisiologiche pause, si protrarrà molto probabilmente per tutto maggio e forse anche nella prima parte di giugno. Per il caldo e la stabilità estiva bisognerà ancora attendere”.
LUCIANO COSTA