Una volta si diceva: “Piove, governo ladro!”. Adesso, visti i tempi siccitosi, l’antifona è cambiata e il ritornello canta: “Non piove, governo ladro!”. Un ragazzino, dopo che nella sua scuola aveva visto appesi sulla grande vetrata intelligenti manifesti dedicati alla salvaguardia dell’acqua, al corretto uso di quel bene che se manca rende arida e inabitabile la terra e alla pioggia che non c’è o che se c’è cade a gocce sempre più minuscole, ha chiesto: “Maestra, ma perché piove o non piove?”. Appunto, perché? Chissà chi lo sa! La scienza dice che è colpa del clima straziato da troppe emissioni nocive; la gente ammette che tra cielo e terra qualcosa non va, ma fa assai poco per cambiare abitudini e per ripristinare il ripristinabile; il profitto reclama soluzioni che gli assicuri altro profitto; i previsori del tempo (ma sì, quelli che in gran numero popolano l’etere dispensando previsioni desunte da complessi calcoli, ragionando su nubi, cieli azzurri, temporali, venti, nevicate, ondate di caldo o freddo…) forniscono a tutte le ore previsioni che di previsto hanno spesso solo il già visto; la tecnologia mette in tutto quanto inventa una porzione consistente di meteo (e non c’è umano che prima di decidere dove andare appena dopo non gli chieda se sia il caso di prendere l’ombrello o invece gli occhiali da sole); la natura e il tempo, alla faccia di chi li vorrebbe al loro servizio (pronti a far piovere ma anche a fermare la pioggia per far posto al sole), ubbidiscono, invece e per fortuna, al caso… oppure al dio delle stagioni… o al cielo che tutto può e tutto dispone. Tutto questo mentre resta senza risposta la domanda inziale: ma perché piove o non piove? Nel dubbio, ognuno trovi da solo la risposta. E, se ancora non trova soddisfazione, si affidi alle previsioni del tempo, chieda a Tizio “che tempo che fa?”, a Caio “ma perché non piove?” e a Sempronio “dove abitano le perturbazioni?”.
Se invece vi interessa unicamente sapere di quale buon o cattivo tempo si vestiranno i giorni che precedono e seguono la Pasqua, allora leggete quel che Edoardo Ferrara, estroso previsore del tempo, e lo scoprirete. Se però vi accontentate di una rapida sintesi, volentieri ve la fornisco così come l’ho appresa: “Una perturbazione dall’artico porterà rovesci, temporali, grandine seguiti dal ritorno del freddo tardivo, ma ancora una volta al Nord piogge con il contagocce e non ovunque, con aggravio delle condizioni siccitose”. In particolare: “Fino a venerdì prossimo il Nord sarà interessato dal transito di corpi nuvolosi più o meno compatti che porteranno anche qualche pioggia, ma sempre troppo poca per risollevare il deficit idrico di cui soffrono queste terre, che anzi si aggraverà… Le precipitazioni interesseranno, a carattere sparso e in modo decisamente irregolare, più che altro Liguria di Levante, Alpi, Prealpi e Triveneto, risultando assai sporadiche altrove e in ogni caso con accumuli solo puntualmente rilevanti, non certo in modo diffuso. Nel frattempo al Centrosud avremo sole alternato a nubi irregolari, ma tempo sostanzialmente asciutto e mite, con al più qualche modesta precipitazione sul medio versante tirrenico, in primis alta Toscana”. Poi, sul finire della prossima settimana, più o meno a ridosso della feria pasquale, “i venti piegheranno da Nord, accompagnando un fronte di aria fredda di diretta estrazione artica, che dal Nord Europa punterà il Mediterraneo centrale e quindi anche Balcani e Italia… Avremo così una marcata instabilità atmosferica soprattutto domenica e ancora una volta al Centrosud, dove non mancheranno rovesci e temporali sparsi, localmente anche di forte intensità e accompagnati da grandine, contestualmente ad un progressivo calo delle temperature al ritorno della neve sull’Appennino inizialmente a quote medio-alte. Purtroppo ancora una volta il Nord sarà in larga parte saltato, in particolare il Nordovest il quale più che la pioggia vedrà secchi venti di foehn e tempo anche soleggiato (salvo neve sui settori alpini di confine); qualche veloce rovescio o temporale potrà invece interessare il Nordest. Ad ogni modo anche questa sarà un’occasione mancata per il Nord Italia, che continuerà a soffrire pesanti condizioni siccitose… Il fronte instabile di domenica sarà seguito dal dilagare di aria decisamente fredda per il periodo… Le temperature infatti potranno calare anche di 8-10°C, con massime che sul versante adriatico potrebbero non superare i 10-11°C, mentre martedì mattina potremmo assistere nuovamente a gelate tardive localmente anche in pianura e sulle vallate del Centronord. Il tutto accompagnato da venti anche forti dai quadranti settentrionali…”. Parola dell’esperto, che sebbene piacevolmente estroso il più delle volte c’azzecca. Se però non ci credete, consultate il meteo che più v’aggrada.
A scanso di previsioni, personalmente non mancherò di partecipare alle residue “rogazioni” che preti provvidenti e speranzosi celebreranno nei territori di loro competenza. E neppure mi sottrarrò alla preghiera invocante pioggia (dove c’è bisogno) o sole (dove manca). In fondo, una preghiera rende migliore la vita. O no? Marina Corradi, notista di usi, costumi e tradizioni, dice che una preghiera, se ben fatta, non guasta. E per convincere i riottosi a elevare al cielo una qualsiasi preghiera, ha scritto una lettera alla pioggia… Innanzitutto per ringraziarla di essere tornata a bagnare, anche se solo lievemente, la sua Milano; poi per invitarla a interrompere il suo esilio. Marina ha scritto… “Ti ho sentita arrivare, improvvisa, domenica pomeriggio. Piove, mi sono detta, ma non con l’indifferenza con cui si accoglie ciò che è abituale. Con una contentezza diversa. Allora ho smesso di leggere e ho chiuso gli occhi per godermi appieno quel dolce rumore… I gatti di casa, svegliati da quel leggero rumore, hanno spalancato gli occhi verdi e hanno annusato l’aria. Allora l’ho annusata profondamente anche io: com’era buona. Per tutta la vita la pioggia è stata per noi una cosa normale, frequente, per qualcuno anche uggiosa, ma invece solo preziosa. L’avevo intuito anni fa, in un settembre in Sicilia, verso Trapani, che cosa è l’acqua. Dopo un’estate siccitosa la campagna completamente riarsa, screpolata come la faccia di una vecchia la terra: che oasi, invece, i giardini delle case, verdeggianti, rigogliosi, le bouganville grondanti di fiori viola. Era lo stesso terreno, ma irrigato. Che miracolo e che dono, avevo pensato, la pioggia, una delle poche cose che ancora non sappiamo governare, che non ci sappiamo dare da soli. Allora mi ero guardata indietro e avevo compreso le processioni del mondo contadino contro la siccità: il prete con la Croce davanti, e dietro le donne con grappoli di bambini, e poi i vecchi, e infine gli uomini, a capo chino. Ho immaginato una di quelle processioni, sotto a un cielo terso e caldo di maggio, ho come visto la nuvola di polvere che si sollevava dai passi della gente, dalla terra asciutta. Ho immaginato la sete degli uccelli, delle volpi, di tutte le creature dei campi, e ne ho avuto pena. E dunque ora so che grazia è la pioggia, e il suo scroscio nel silenzio di una domenica mi è parso una carezza. Non è durata molto, però cadeva forte, lavava via l’aria viziata, l’aria riempiva i polmoni. E i colori? L’erba opaca delle aiuole ravvivata, i ciclamini sul balcone illuminati di rosa. Sono uscita col cane e sono arrivata fino al Parco Sempione, dove le forsizie splendevano di oro. Ho allora scoperto di essere contenta semplicemente del profumo dell’erba, quando piove. Sono tornata, zitta, in un silenzio che era quasi preghiera…”.
Trattengo la commozione… Però, di nuovo, risento il ragazzino che chiede: “Ma perché piove o non piove?”. Chissà chi lo sa!
LUCIANO COSTA