NIENTE DI NUOVO SOTTO IL CIELO, almeno per chi questo cielo lo abita senza possedere certezze o senza avere prospettive di giorni migliori, una massa di poveri cristi, detti anche poveri o comunque appartenenti alla soglia di povertà. La somma di eventi catastrofici verificatesi negli ultimi tre anni – pandemia di Covid-19, inflazione, guerra in Ucraina e guerre sparse nel mondo – ha causato un peggioramento della situazione globale. Così oggi, in tutto, i poveri sono oltre un miliardo, circa un sesto della popolazione mondiale. A diffondere il dato sono adesso le Nazioni Unite, massimo ente incaricato della protezione degli abitanti del mondo, che di fronte al dramma chiedono anche una pausa nel rimborso dei debiti da parte dei Paesi in via di sviluppo, veri serbatoi di povertà e di miseria.
Secondo i dati diffusi dalle Nazioni Unite nel mondo oltre 75 milioni di persone vivono con meno di due dollari al giorno, e sono ancora di più, circa 90 milioni, coloro che hanno a disposizione una cifra inferiore ai 3,65 dollari. Il rapporto Onu sulla povertà denuncia l’indifferenza di troppi stati e la suddivisione delle ricchezze, che restano sempre a favore di chi ricco lo è già. Nel frattempo, in tutto il mondo un miliardo e centomila persone vivono in povertà. Oltre l’80% di queste persone popolano l’Africa subsahariana (534 milioni) e l’Asia meridionale (389 milioni).
A causa dei nuovi eventi registrati tra il 2020 e la fine del 2023, 165 milioni di “nuovi poveri” vivono, in sostanza, con due o tre dollari al giorno. Secondo il rapporto Onu “chi si trova in una condizione di estrema povertà soffre sempre di più e si prevede che i redditi nel 2023 rimarranno al di sotto dei livelli precedenti la pandemia”. Sempre secondo il rapporto “i Paesi che hanno organizzato reti di sicurezza negli ultimi tre anni, hanno anche impedito a un numero significativo di persone di cadere in uno stato di assoluta povertà”. Però, aggiungono gli esperti dell’Onu “nei Paesi fortemente indebitati esiste una correlazione tra alti livelli di indebitamento, spesa sociale insufficiente e un allarmante aumento dei tassi di povertà”. Da qui la richiesta di una sospensione del pagamento del debito contratto dai Paesi poveri nei confronti dei Paesi ricchi.
Nel rapporto emergono però anche notizie positive, in particolare per quanto riguarda 25 Paesi. È questo infatti il numero degli Stati che hanno in quindici anni ridotto, addirittura dimezzato in diversi casi, la povertà dimostrando che vincere la povertà o ridurla in maniera sostanziosa non è impossibile. L’analisi dell’Onu evidenzia gli sforzi di diversi Paesi, in particolare africani e asiatici. Ma il dato più incoraggiante è quello della Cambogia dove gli indigenti, negli ultimi sette anni, si sono ridotti da cinque a tre milioni.
UN CIELO OSCURATO DALLA TRAGEDIA è quello che ci è più vicino. Qui, a due passi dalle nostre case, dalle nostre occupazioni e dalle nostre vacanze, infatti, è morto un bimbo di un anno che sicuramente sognava di vivere a lungo e così scoprire tutte le bellezze del mondo. Invece, le mani di una mamma malata e sola, figlia di una società che non s’accorge dei deboli e dei disperati, si sono accanite contro di lui. E’ accaduto a Voghera, ma poteva accadere ovunque… Ovunque una mamma sia lasciata sola a combattere le sue paura. La cronaca dice che il piccolo si chiamava Luca e sua mamma Elisa. Adesso però i nomi non contano più. I fatti dicono che Luca è stato strangolato dalla mamma, senza un perché apparente ma con molte evidenze disattese… Quella mamma doveva essere seguita, capita, aiutata non solo dai familiari ma dall’intera società… Doveva, ma forse la società era in tutt’altre faccende affaccendata. Un vicino di casa ha raccontato ai giornalisti che si trattava di una famiglia bellissima, un vero e proprio ritratto della felicità. È un ritratto postumo… Prima, forse, c’era spazio solo per una disperazione feroce e sconosciuta.
La stessa disperazione che in vent’anni, secondo un report diffuso da Eures, in Italia ha causato cinquecento piccoli morti per mano dei propri genitori: più spesso dai padri, che ne fanno oggetti di ricatto e di vendetta nei confronti delle ex compagne che li hanno lasciati o di quelle attuali che sospettano di tradimento, ma in tre casi su dieci anche dalle madri. Casi simili a quelli di Voghera si sono verificati da Lecco a Merano fino a Venezia e, forse il più seguito dalle cronache, dopo quello del piccolo Samuele a Cogne, a Santa Croce Camerina (Ragusa), dove Veronica Panarello uccise il suo piccolo Loris per poi occultarne il cadavere in un canalone e fingere per alcuni giorni che fosse scomparso. E l’omicidio di Luca è solo l’ultimo fatto terribile…
POI, ECCO UN CIELO SENZA PIETA’. Questo cielo è quello che permette la morte di piccoli innocenti, figli di migranti che su un guscio di legno cercano una spiaggia che li accolga. “Da un mondo a un altro veniva il bimbo, figlio bello, morto in mare a quattro anni, figlio mio…” ha scritto Valeria Parrella, una scrittrice delicata e coraggiosa, per ricordare un bambino di quattro anni morto durante il viaggio della speranza. Il bambino era di origine subsahariana e, probabilmente, di nazionalità nigeriana. Il suo cadavere lo hanno estratto dal barchino che l’aveva accolto per consegnarlo a nuova vita…
Secondo l’Unicef sono almeno 289 i bambini morti o dispersi quest’anno in naufragi sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale dal Nord Africa all’Europa. Un conteggio di morte tremendo, che significa che circa undici bambini muoiono o scompaiono ogni settimana. Sulla stessa rotta, dal 2018, sono morti circa 1.500 bambini. Secondo i dati del Progetto Migranti Scomparsi dell’Oim, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni dell’Onu, una ogni cinque delle 8.274 persone morte, o date per disperse lungo questa rotta dal 2018 era un bambino.
L’Unicef stima anche che dall’inizio dell’anno siano circa 11.600 (428 ogni settimana) i bambini arrivati sulle coste dell’Italia dal Nord Africa: un aumento di due volte rispetto allo stesso periodo nel 2022. La maggior parte di questi bambini partono dalla Libia e dalla Tunisia dopo aver già affrontato viaggi pericolosi da Paesi africani e del Medio Oriente. Nei primi tre mesi del 2023 sono stati 3.300 i bambini (il 71% di tutti quelli arrivati in Europa sempre su questa rotta) ad essere stati registrati come non accompagnati o separati. Una condizione che li espone a maggiori rischi di violenza, sfruttamento e abuso. In pericolo sono soprattutto le bambine che viaggiano da sole e che sono esposte alle violenze prima, durante e dopo i loro viaggi.
Molti naufragi durante la traversata del Mediterraneo centrale non lasciano sopravvissuti o non vengono registrati, rendendo praticamente impossibile verificare il numero reale di morti. Negli ultimi mesi molti bambini e neonati hanno perso la vita su questa rotta, su altre rotte attraverso il Mediterraneo e sulla rotta atlantica dall’Africa occidentale, comprese le recenti tragedie al largo delle coste della Grecia e delle isole Canarie spagnole.
Tuttavia il rischio di morte in mare è solo una delle molte tragedie che questi bambini affrontano. Vi sono anche minacce e esperienze di violenza, mancanza di opportunità formative future, molestie e detenzione per cause migratorie e separazione dalle famiglie. Questi rischi sono ulteriormente aggravati dai percorsi limitati che rendono difficile, per i piccoli, spostarsi in condizioni di sicurezza, dalla mancanza di accesso alla protezione nei Paesi lungo la rotta e da operazioni di ricerca e salvataggio insufficienti e non tempestive.
Nel frattempo, il numero dei bambini ai quali è negato di vivere aumenta, aumenta…
LUCIANO COSTA