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Coalizzati ma disuniti…

Di tutto un po’. Tutto e il contrario di tutto. Qualcosa è meglio di niente. Il fine giustifica i mezzi. Meglio soli che male accompagnati. Coalizzati ma non ingessati. Le idee e i valori prima di qualunque promessa e di qualsiasi tornaconto. Liberi di pensare e di scegliere. Una poltrona per due tre quattro cinque dieci cento mille… Basta, non ne posso più di sentire farlocchi sentenziare e di vedere le loro farloccate impossessarsi dell’aere e dell’etere. E poi, per davvero, basta politici sempre sospesi tra il sì e il no, eternamente a metà del guado, sistematicamente e illusoriamente convinti di possedere la verità, più impegnati a far venire il latte alle ginocchia (antico detto che al mio paese significava e significa ancora smettetela di contar balle) che a elogiare le virtù del latte, ne ho piene le tasche.

Sarà l’età, ma assistere ai teatrini imbastiti da gente che fa finta di lavorare alla buona riuscita della commedia del secolo, mi procura prurito e quell’insana voglia di prendere la ramazza e di fare pulizia. Siamo in campagna elettorale, che vuoi farci? Vorrei chiarezza… Invece, ecco parole servite come fossero caramelle al miele quando si sa che contengono fiele. Ieri il Cavaliere di Arcore ha detto che è scandaloso assistere alla nascita di una coalizione di centro-sinistra con lo scopo di impedire alla coalizione di centro-destra (sua e di altri due noti strimpellatori di chiacchiere e nuvole) di garantirsi il diritto di governare l’italico popolo. Ha anche aggiunto che la Giorgia (nota per la sua propensione a concedere sorrisi ai nostalgici cultori di un’ideologia sepolta dalla storia), poveretta, è derisa, vilipesa e offesa per via di operette e commedie dal vago sapore fascista che in passato l’hanno vista protagonista, “roba dimenticata -dice – e usata solo per screditare chi, come lei, è pronta a governare”. Non ha invece risparmiato al Celodurista diretto a Lampedusa per miracolo mostrare il consiglio di parlare di meno e a ragion veduta dato che sebbene parli e straparli non è certo lui la voce della coalizione di centro-destra.

Sul versante opposto, quello del centro-sinistra, si vantano accordi di coalizione quando i motivi di contrasto sono ancora così palesi, tanti e complicati da consigliare prudenza e attesa. Il nodo è la natura della compagnia e dei soggetti che la compongono: questo sì, quello no, quell’altro neanche per sogno, quell’altro ancora se e come rinnega se stesso… Basta, non ne posso più. Però, faccio tesoro della lezione e giorno dopo giorno annoto motivi per non votare questo o quello… Vale a dire: forse non so chi votare ma certo so chi non votare. Mi rafforza in questa convinzione leggere quel che i capi e i capetti veri o presunti van dicendo in giro.

Per esempio…

Dice Di Maio, ex 5Stelle oggi in cerca di un nuovo parcheggio stabile: “Nelle coalizioni deve prevalere il rispetto reciproco, verso tutti coloro che ne fanno parte. Sin dall’inizio, abbiamo avuto l’obiettivo di costruire una coalizione compatta e omogenea per fermare la deriva estremista rappresentata dai partiti che, per interessi personali, hanno fatto cadere il governo. Continuiamo a porci con uno spirito costruttivo: quello di chi vuole dar vita a una coalizione che risponda agli interessi del Paese e non agli interessi del singolo partito”.

Aggiunge Tajani, ombra del Cavaliere e forzista convinto: “Noi abbiamo sempre avuto una linea chiara e non siamo mai stati succubi di nessuno, abbiamo sempre avuto posizioni chiare su scelte di politica interna, estera e vaccini e non abbiamo mai rinunciato alla nostra identità. Le forze di coalizione di centrodestra sono diverse, non siamo un partito unico, noi facciamo parte della famiglia del Ppe e siamo noi la garanzia in Europa e negli Usa di un centrodestra liberale, garantista, europeista e atlantista. La sinistra è tutta divisa. Il terzo polo non esiste…”.

Argomenta Berlusconi, capo dei capi del centro-destra: “Non sarà la stessa Italia quella che avremo dopo il 25 settembre, se vinceremo noi o se invece dovesse vincere la sinistra. Con noi avremo un Paese amico dei cittadini con tasse più leggere e procedure burocratiche più semplici, dovremo avere anche e finalmente una giustizia imparziale che tutelerà i cittadini. Sarà un’Italia che si prenderà cura dei più deboli e che darà un futuro ai nostri giovani. Un’Italia per la quale l’Europa e l’Occidente sono scelte politiche definitive e assolute… L’Italia della sinistra è un’Italia uguale o addirittura peggiore di quella di oggi… Un’Italia che continuerà a soffocare nella burocrazia, è un’Italia in mano a un piccolo nucleo di magistrati politicizzati… Scegliere il nostro modello significa scegliere un’Italia più libera, più prospera e più amica dei cittadini…”.

Afferma il Matteo fiorentino, ultimo cantore di una politica in cui chi la pratica deve mettere in chiaro chi è e dove vuole andare: “Ho lasciato il PD perché non condividevo le idee di quel gruppo dirigente. Io non mi faccio adesso candidare da quel partito per salvare una poltrona… Le idee valgono più dei posti. Per me la politica è un ideale, non un centro per l’impiego. E a chi mi chiede se useremo il diritto di tribuna rispondo: meglio rischiare di perdere il seggio che avere la certezza di perdere la faccia”.

Questo, qui e adesso, passa il convento. Tutto il resto è da scrivere giorno per giorno, ben sapendo che nel domani non v’è altra certezza che la certezza di non avere certezze.

LUCIANO COSTA 

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