Dalla polvere all’altare (e viceversa)

Dice la cronaca che il cavaliere Silvio Berlusconi è stato assolto dal tribunale di Siena perché il fatto che lo ha portato davanti ai giudici non sussiste. La Legge ha fatto il suo corso, restano tutti i dubbi che anni e anni di processi, di rinvii, di impedimenti e di avvocati pagati (dall’imputato, ovviamente) per trovare cavilli e allungare i tempi, non hanno certamente fugato. Sul terreno giudiziario della contesa, infatti, restano cocci, condanne, testimoni ascoltati e qualche volta diventati essi stessi imputati (per reticenza, per false dichiarazioni, per ingarbugliamento di fatti già ammessi…), personaggi variopinti e variamente ritenuti complici di qualcosa che sembrava un “bunga-bunga” e che diventava sempre più un caravanserraglio di si dice, di bugie e di mezze verità. Termini come “impedimento politico”, “malattia dell’imputato”, “superiore interesse” e tanti altri, che di fatto portavano alla “scadenza dei termini”, hanno dato l’impressione di trovarsi di fronte a una matassa ingarbugliata che nessuno, neppure i giudici per altro mai in sintonia tra loro, era in grado di districare. Però, adesso, il Tribunale di Siena, ha messo in chiaro che almeno per ciò che riguarda la corruzione in atti giudiziari, il fatto non sussiste.

Detto e fatto: assolto perché «il fatto non sussiste». Questo l’epilogo del filone senese del processo Ruby-ter, che vedeva Silvio Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari con Danilo Mariani, pianista spesso ospite ad Arcore. Per l’accusa, il Cavaliere aveva comprato la testimonianza di Mariani sulle “cene eleganti” e aveva chiesto per entrambi 4 anni di reclusione. Una sentenza giunta, in realtà, a sorpresa: ieri il collegio aveva respinto le richieste di testimonianza della difesa del Cavaliere, che aveva annunciato di voler ricusare i giudici.

Riferiscono i cronisti della nera che il cavaliere, appresa la notizia, ha espresso «sollievo e soddisfazione». Secondo gli esperti di giudiziaria la difesa di Berlusconi spera che l’esito di Siena sia “un buon viatico per il futuro”. Infatti, aggiungono, per lui le questioni giudiziarie non finiscono qua, soprattutto perch<è il filone principale del Ruby-ter è a Milano, dove il leader di Fi è coimputato per falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari, ma ha invitato a procedere in sua assenza, dopo che il Tribunale voleva disporre nei suoi confronti una perizia psichiatrica. Poi, come se non bastasse, un altro strascico del caso Ruby pende a Roma, dove – per motivi di salute – la posizione del Cavaliere è stata stralciata da quella dell’altro imputato, Mariano Apicella. Nelle scorse settimane (dopo una lunga interruzione) è ripreso a Bari anche il processo sul “caso Tarantini”, l’imprenditore pagato – a detta dell’accusa – per mentire sulle escort portate nelle residenze dell’ex premier tra il 2008 e il 2009, lo stesso che di recente è stato condannato in via definitiva per reclutamento e favoreggiamento della prostituzione). In aggiunta, Berlusconi è poi indagato con Marcello Dell’Utri dalla Procura di Firenze per le stragi di mafia del 1993, un caso riaperto dopo le dichiarazioni del boss Giuseppe Graviano in un altro processo…

Oltre la cronaca c’è il rammarico per una Giustizia che ancora una volta mette in vista le sue contraddizioni: da una parte condanna, dall’altra rinvia, dall’altra ancora assolve. Il tutto in tempi e modi che per noi comuni mortali non hanno senso. Berlusconi, uomo d’affari e politico per piacere, è in scena da più di trent’anni, un tempo sufficientemente ampio per consentire a chiunque conosca il limite delle cose di augurargli una felice pensione. Invece… Invece il cavaliere continua e non smette di stupire: oggi assolto, domani chissà, però fra qualche mese pronto a sfidare l’universo per aggiudicarsi la prima fila nella corsa al Quirinale.

Auguri, cavaliere. Però, prima di conquistare il vertice dei vertici italiani, chiuda tutte le questioncelle ancora in sospeso. Così, per non lasciare spazio ai cattivi pensieri.

LUCIANO COSTA

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