Di ondata in ondata…

Forse è la fine della terza e l’inizio della quarta, ma potrebbe essere la quarta che avanza o la quinta che s’affaccia. Parlo, lo avrete capito, delle ondate, cioè delle riprese con cui il virus pandemico sta segnando il nostro tempo. I numeri sono impietosi e poco vale consolarci dicendo che noi italiani, una volta tanto, siamo virtuosi, un vero e proprio modello di efficienza parlando di vaccini fatti sebbene persistano quelle manifestazioni di protesta dei no vax che vanno in scena e macchiano questa o quella piazza. Ieri in Italia si sono contati quasi undicimila contagiati, certo a fromnte di un numero altissimo di tamponi eseguiti, ma comunque segno inquietante del procedere della pandemia.

Fuori dall’Italia spiccano i dati della Russia dove c’è un nuovo record giornaliero di decessi: 1251. Preoccupante anche la situazione in Germania con oltre 65 mila casi (che secondo alcuni ricercatori sarebbero addirittura il doppio) e la prospettiva, avanzata dalla regione della Sassonia, di introdurre un nuovo lockdown generale. In Austria è drammatico l’aumento dei contagi – 14 mila in un solo giorno – e probabile la chiusura da Salisburgo a tutto il nord del Paese da lunedì, mentre sono allo studio del governo di Vienna, oltre all’isolamento già in vigore per le persone non vaccinate. nuove severe misure generali.

Adozione del nuovo green pass e terza dose di vaccino per tutti sono le misure più immediate allo studio dei governi. In pratica in futuro per i non vaccinati potrebbe non bastare il documento che accerta un tampone negativo, ma occorrerebbe anche un certificato di avvenuta guarigione o vaccinazione. Si accelera poi sulla somministrazione della terza dose di siero, inizialmente prevista solo per gli ultra sessantenni e per le categorie a rischio o in condizione di particolare fragilità. Questi i primi passi per porre un deciso freno ai contagi e alleggerire le terapie intensive negli ospedali, che cominciano a tornare in difficoltà. Più prudenza, invece, su possibili nuovi lockdown in un momento in cui l’economia sembra stia lentamente riprendendo quota, ma è certo che, se la situazione contagi dovesse peggiorare, chiusure e limitazioni negli spostamenti potrebbero essere

Quali rischi comporta questa seconda ondata di Covid? Secondo il professor Roberto Cauda, direttore del Reparto di Malattie Infettive del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, siamo in una situazione ben diversa da quella delle prime ondate, durante le quali il vaccino non era ancora diffuso. “E’ però importante – afferma – che tutti accedano alla somministrazione di siero anti-Covid. Solo così potremo evitare nuove misure più severe e penalizzanti per l’economia e, allo stesso tempo, salvaguardare la salute pubblica”. Quanto alla quarta ondata il professore è perentorio: “E’ reale, e fatta la conta dei contagiati c’è poco da dubitarne. Evidentemente questo era nell’aria, perché c’è un numero importante di italiani non ancora vaccinati: 7 milioni, di cui 2 milioni e mezzo al di sopra dei 50 anni, quindi candidati ad un rischio maggiore di forme gravi. E c’è anche il fatto, cosa non secondaria, che con l’incipiente inverno e la costrizione conseguente di stare al chiuso, la situazione possa peggiorare”.

Nel frattempo, oltre al vaccino (per qualcuno la terza dose, per altri la prima) a che piunto è la ricerca sui farmaci che curano? “La prima cura – ha spiegato il professore – è l’uso un po’ più puntiglioso dei mezzi di prevenzione, come la mascherina, il distanziamento, la cautela, di cui forse ci siamo un po’ dimenticati in quest’ultimo periodo visto anche l’andamento favorevole della pandemia. E poi sì, esistono farmaci: uno, che dovrebbe arrivare in tempi piuttosto brevi, è un inibitore della replicazione virale, e un altro, che ha tempi più lunghi, che è un inibitore delle proteasi. Ma bisogna evitare di confondere il vaccino con la terapia. Il vaccino riduce l’infezione e previene dalle forme gravi della malattia. Per quanto riguarda i farmaci, già oggi disponiamo di farmaci efficaci anche iniettabili, i cosiddetti monoclonali: questi ed altri impediscono che si sviluppino forme gravi, l’ospedalizzazione tanto per intenderci, in chi si è infettato. Quindi siamo su due binari diversi, ma non devono questi nuovi farmaci, quelli che ci sono e quelli che verranno, indurre le persone a non vaccinarsi”.

Che cosa succederà da qui in avanti nessuno lo sa. Però, il professor Cauda invita a non cedere alla paura. Dice infatti: “Con la percentuale di vaccinati che abbiamo raggiunto e anche se quelli che non si sono vaccinati si vaccinassero, e mantenessero, in attesa dell’estensione della vaccinazione all’età pediatrica, le misure di prevenzione e le cautele anche per quelle attività che si sono riaperte, io credo che potremmo vivere tutti una vita più serena e non avremmo problemi economici. È chiaro che il momento è delicato e bisogna far sì che i nostri comportamenti siano tali da non precludere la ripresa economica, che si sta verificando, e al tempo stesso non pagare un prezzo alto in termini di sanità”.

Ovviamente, nessuno si salva da solo. Quindi, per favore, ciascuno faccia la sua parte.

LUCIANO COSTA

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