DIARIO PRESIDENZIALE 25/01/2022

Come balle di fieno messe all’incanto

La conclusione dell’inviata al seguito dei grandi elettori chiamati a eleggere il nuovo Presidente della Repubblica (una dei cento o forse mille mandati nella capitale per miracol vedere), ieri sera, è stata di quelle che difficilmente si possono dimenticare. “E adesso – diceva la tizia indubbiamente a suo agio in quel pertugio adibito a set televisivo – chiuso il Parlamento si aprono i ristoranti, dove le trattative continueranno senza sosta”. Non era stato meglio neppure l’inizio delle dirette-semidirette-quasidirette-fintedirette, tutte proposte come speciali ma nessuna in grado di essere davvero speciale, immancabilmente aperte dal riassunto delle puntate precedenti – “hanno prevalso e vinto le schede bianche”, fogli sparsi non il signor Scheda Bianca: chiaro? – e avviate con un di più di “speriamo” e di “probabile” che la dicevano lunga sulle nuvole dense che ancora coprivano l’arena elettorale. Per il resto, solita noia, parole sparse come il sale sul ghiaccio che si sparge intorno per non scivolare (o la va o la spacca), siparietti romani offerti dagli inviati, interviste al volo senza un nesso e senza senso, dichiarazioni ubbidienti (c’è la famosa base-velina che viene fornita dai capi e quella è la traccia da seguire), presenze in studio o da casa o da ufficio o da corridoi o da dove quel tale, proprio lui, si trova in quell’attimo che se non lo prendi fugge e non ritorna, pubblicità chiamata e qualche volta benefica (nel senso che evita al conduttore di fare smorfie o alzare il tono per interrompere la sequenza parolaia in corso), invocazioni di aiuto al direttore in circolo o a quello che sta nel suo ufficio quotidiano, richieste di esperti politologhi in grado di sbrogliare la matassa elettorale e spiegare perché questo si fa, quello si dice e quell’altro non si fa.

Uffa, che noia, che barba…! Si va avanti in attesa della prima chiamata. Nel frattempo, uno dei tanti appariscenti di passaggio azzarda la domanda più utile e sensata: “Avete fatto la punta alle matite?”. Poi, il fuggi fuggi generale di inviati, comparse, giornalisti, cronisti, segretari e portaborse verso il luogo in cui si annunciano le varie conferenze stampa organizzate dai capi partito per dare un volto ai loro canditati. Silenzio, si gira. Il centro destra annuncia: “Ecco i nostri tre autorevoli candidati, tutti degni di salire al Colle”. Chi mi siede accanto, solitamente propenso alle fortune calcistiche piuttosto che a quelle politiche, sbotta di brutto e chiede: “Chi sono? Da dove vengono? Cosa hanno fatto di grande? Perché loro e non l’operaio che piega la schiena e ogni giorno costruisce pezzi di motore utile a far girare l’Italia?”. Appena dopo un altro ciak! Il centro sinistra, forse allargato e riunito per capire se i tre di cui sopra son buoni per fare almeno da contorno all’agnello sacrificato, dichiara con accenti accorti e pensati, qui riassunti liberamente, che proprio “non ci siamo, quei tre sono farina passa, carne da macello, valorosi ma certo non al punto da salire così in alto…”. Fine del siparietto e inizio delle votazioni: bianca, bianca, nulla… Tutto come ieri, anche il risultato finale. Oggi si ricomincia. Non aspettatevi novità. Infatti, secondo notizie fornitemi da amici romani che bazzicano tra le pieghe della politica, le lunghe sedute seral-notturne andate in scena nei vari ristoranti e trattorie e dedicate alle trattative sul nome da votare non hanno sortito effetti. “Solo fumo, soprattutto di vino…” ha chiosato un cronista stagionato ma ancora arguto. Per chiudere la seconda giornata delle votazioni messe in scena per cercare di dare un volto al nuovo Presidente della nostra amata Repubblica (che meriterebbe ben altro rispetto e onore) altri speciali e altri talk-show, uno più melenso, noioso e inutile dell’altro. Però, in quell’attimo occupato dal montanaro tutta lingua e moine da innamorato senza prospettive con un di più di contadino stampato in faccia, ripensando al mattino di lunedì, volutamente trascorso per motivi amicali al mercato di Rovato, provincia di Brescia (mercato storico, centenario, famoso per la compravendita di fieno, paglia e animali vari) ho paragonato le fantastiche e spassose trattive attorno a una manciata di balle di fieno, trattativa a cui assistevo con evidente soddisfazione e malcelata curiosità, a quelle in corso a Roma attorno alla figura del nuovo Presidente della Repubblica. Ho allora pensato che a Roma, zona Parlamento, si tratta sperando in un Presidente che confermi la legislatura in corso e salvi il posto a deputati e senatori altrimenti destinati (tanti se non proprio tutti) a incerta destinazione, mentre a Rovato la trattativa ha per scopo inziale quello di vendere o comprare balle – di fieno e paglia – o animali vari e come scopo finale quello di guadagnarsi almeno una scodella di buona trippa (e quella del lunedì a Rovato, soprattutto se cercata e gustata di buon mattino, è famosa). Così è andata, così ve l’ho raccontata.

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Per il resto delle cronache solo due annotazioni.

LA GUERRA DEI DUE MONDIDavanti al deteriorarsi della crisi nell’est dell’Ucraina, con i timori di un intervento militare russo che si fanno sempre più concreti, la Nato rafforza il contingente in Europa orientale, con una serie di Paesi alleati che annunciano l’invio di uomini e mezzi, compresi navi e aerei da combattimento. La Danimarca invia una fregata nel Mar Baltico e alcuni caccia F-16 in Lituania; la Spagna invia navi per unirsi alle forze navali e valuta lo schieramento di cacciabombardieri in Bulgaria; la Francia si è detta disponibile a mandare truppe in Romania sotto il comando della Alleanza atlantica; i Paesi Bassi invieranno due aerei da combattimento F-35 in Bulgaria; l’Italia non ha ancora definito la sua strategia pur assicurando di essere fedele alleata atlantica; gli Stati Uniti, che hanno già deciso di rifornire di armi l’Ucraina, stanno valutando l’invio di navi e aerei…

Non si è fatta attendere la replica del Cremlino. «La Russia non può ignorare le attività della Nato», ha dichiarato Dmitry Peskov, il portavoce del presidente, Vladimir Putin. «E il rischio che le forze armate ucraine mettano in scena provocazioni nel Donbass ora è più alto», ha aggiunto Peskov. La diplomazia comunque non si ferma. Tra oggi e domani sono in programma una serie di colloqui tra le cancellerie occidentali per trovare uno sbocco alla crisi. «C’è spazio per la diplomazia, c’è spazio per la de-escalation», hanno sottolineato fonti dell’Eliseo nell’annunciare la visita odierna a Berlino del presidente francese, Emmanuel Macron, per incontrare il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Lunedì o forse prima Macron dovrebbe vedere anche Vladimir Putin. Poi, se la diplomazia fallisce, Dio ci salvi da chi intende la guerra un gioco da giocare.

SCUOLA IN QUARANTENA: FINO A QUANDO? – Approfittando della trasferta romana per le elezioni del presidente della Repubblica, i governatori si sono incontrati per parlare di pandemia e, in particolare, di scuola. “Le Regioni – si legge in un comunicato – hanno preso una posizione forte rispetto alla situazione del Covid. Bisogna cambiare approccio di fronte a un cambio totale di scenario. È in corso di predisposizione un documento da inviare al Ministro Speranza”. Secondo i Governatori regionali “bisogna applicare le direttive del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie e quindi pensare di concentrarci solo sui soggetti sintomatici rispetto alle regole da seguire e di togliere la suddivisone della Regioni in colori, naturalmente mantenendo il monitoraggio sull’andamento dei posti letto in area medica e in terapia intensiva”.

“Le attività scolastiche non vanno sostituite dalla Dad quando bambini e ragazzi sono vaccinati e non ci sono sintomi. Su questo c’è bisogno di un intervento chiaro a tutela delle famiglie e della scuola. Si può combattere il Covid e semplificare vita persone con regole chiare”, ha sottolineato il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti. “Bisogna semplificare, perché per le famiglie e il nostro sistema sanitario è molto difficile affrontare la complessità delle regole imposte a livello nazionale” ha aggiunto Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte. L’Emilia-Romagna ha fatto tre richieste: garantire la sicurezza nelle scuole con gli studenti realmente in presenza, rivedere i protocolli per renderli praticabili, semplificare e velocizzare le procedure. La speranza comune è quella del ritorno alla normalità in tutte le attività del Paese, imparando a convivere con il virus. E questa volta le posizioni dei Governatori appaiono assolutamente concordanti e le Regioni compatte nelle richieste al Governo. Di fronte ai problemi concreti da affrontare, almeno a livello degli amministratori, le divergenze politiche scompaiono…

LUCIANO COSTA

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