Aspettando un novello Godot
Sveglia all’alba, che a Roma non è poca cosa. Motivo della levataccia? L’ora funesta fissata per la terza votazione: alle undici di mattino, tutti presenti. Però, alla fine, ne mancavano almeno cinquanta. Ma era ininfluente. Soprattutto perché, nonostante i tre nomi strombazzati come massimo possibile immaginabile in fatto di rappresentanza dell’italico popolo c’era ben poco da sperare. Appuntamento al solito posto, l’aula del Parlamento, ovvero l’albero a cui tendere le pargolette mani e all’ombra del quale sedersi in attesa del novello Godot, forse Nessuno, forse Qualsiasi o forsanche il Diletto. Sotto l’albero si respirava aria dimessa. “qui facciamo primavera”, diceva uno dei convenuti. In effetti, quell0’altalena di voti una volta bianchi e un’altra sparsi era preoccupante. Che fare? Primo suggerimento: affermare una volta per tutte che la responsabilità del voto per leggere il Presidente della Repubblica non è di qualcuno – i soliti capi capini capetti – ma di chi è stato mandato lì a rappresentare il popolo. Secondo suggerimento: far sapere a chi vota che non stanno ubbidendo a qualcuno, chicchessia, ma che stanno assolvendo a un preciso, onorevole e alto dettato della Costituzione. Terzo suggerimento: pasare dal voto segreto al voto palese, così, per chiarire che loro signori son lì anche per noi e che quindi non possono giocare a rimpiattino con le schede. Quarto (e ultimo) suggerimento: impedire che cento e passa microfoni con cento e passa telecamere accompagnati da cento o mille cellulari aperti e pronti a stravaccare quel che han visto e sentito sui canali della comunicazione immediata oscurino il panorama e impediscano la visione di chi sta profferendo parole-discorsi-sentenze-sintesi-proposte o anche solo chiacchiere, che per giudicarla–apprezzarla-misconoscerla-sbugiardarla-allontanarla e renderla per quella che è e non per quello che vorrebbe apparire o apparire al mondo dei media c’è bisogno di vedergliela la faccia e osservare dove gli occhi si posano e contare mosse e moine che gli incrinano o gli fanno splendere il volto. Ovviamente, essendo tutti e quattro i suggerimenti frutto di un’elaborazione utopica dell’essere e del divenire, tali resteranno e saranno posti in archivio col timbro di improponibili.
Riordinando nella notte la cronaca della giornata ho visto le solite facce più una, intenta ad armeggiare attorno al suo cellulare mentre impietosamente la telecamera non stringeva sull’intervistato lasciando allo spettatore la facoltà di pensare che quella fosse lì ma anche altrove, tra i suoi problemi di casa e famiglia. Ho anche avuto il tempo, dopo aver ripensato al visto sentito e letto, soprattutto a quest’ultimo meritorio esercizio, di convincermi che i grandi elettori ospiti fissi oppur occasionali di Roma (se non tutti, quasi tutti) non vedono, non ascoltano e, soprattutto, non leggono. Ecco, mi son detto, non leggono proprio, perché se leggessero almeno i principali giornali si accorgerebbero, innanzitutto che il popolo è lontano dal loro modo di fare, subito dopo della loro nullità e del poco che contano di fronte all’opinione pubblica.
Bastano i titoli messi in pagina per rendersene conto: “il grande sfascio di Montecitorio”, “il miserabile show della politica”, “è tutto fermo”, “il Paese conta di più”, “l’intesa non c’è”, “trattive come wrestling, numeri buoni per il bingo”, “palazzo&locali: i tavolini del potere”, “selfie buvette ordini di voto, una giornata da peones”, “scherzando con il fuoco”, “la sindrome di Iago”, “la promessa del Papeete: ti farò capo di Stato” (a seguire, come completamento del riferito, una vignetta di Ellekappa, dedicata alla donna destinataria della promessa fatta dal capitano leghista, in cui la gallina dice “Casellati ha ottimi requisiti per il Quirinale” e riceve dal gallo questa risposta impietosa: “E’ stata la baby sitter della nipotina di Mubarak”). Invece, dalle mie parti, riconoscibili dal nome stesso di questo spazio quotidiano, i quotidiani arzigogolano attorno alle note d’agenzie e a qualche estemporanea intervista a questo o quello – passante onorevole elettore chicchessia -, tutto per dire che il fatto interessa. Con una variante, quella dedicata “alla pattuglia targata Bs”, impegnata in “pranzi, accordi ed emozioni” commentati con evidente entusiasmo dalle donne che a Roma stanno facendo flanella in attesa di ordini e contrordini.
Così vanno le cose. Oggi quarta votazione. Come dice la mattutina inviata al portone del Parlamento, “fa freddo e non si vedono spiragli di miglioramento”. Vale a dire: si vota e sarà ancora il predominio delle schede bianche. Però, all’alba di stamani… Niente, diceva solo che Casini era pronto al salto in Colle, ma era di quelle che la pressione la relegavano sotto i tacchi.
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Oltre questo Diario presidenziale, il resto.
OGGI E’ LA GIORNATA DELLA MEMORIA – Ricordare per non ripetere gli stessi errori: ecco il senso della celebrazione. Poi, di seguito, il pianto per le vittime, la condanna dei carnefici, l’esecrazione dei metodi, il rammarico di non aver impedito lo scempio, la barbarie, la dissoluzione della ragione e dell’intelligenza umana. Tante voci autorevoli, una su tutte, quella di Francesco, il papa, piena di pietas e affetto, che ribadisce la necessità di “ricordare lo sterminio di milioni di ebrei e persone di diverse nazionalità e fedi religiose, perché non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà”! Da qui l’appello agli educatori e alle famiglie affinché “favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza dell’orrore di questa pagina nera della storia, che non va dimenticata se si vuole costruire un futuro dove la dignità umana non sia calpestata”.
CLICCA E ASSUMI – Oggi è il primo “Click day”, giorno del clic, inventato, forse lodevolmente, per favorire l’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello Stato, così come previsto dal “decreto flussi” del 21 dicembre 2021, che ha fissato le quote dei lavoratori stranieri che possono fare ingresso in Italia. Martedì 1 febbraio, si replica, però rivolto agli stagionali, sempre di origine extracomunitaria. Come ricorda il Ministero possono presentare l’istanza “tutti coloro i quali, muniti di una identità Spid e attraverso il sito nullaostalavoro.dlci.interno.it, hanno intenzione di procedere all’assunzione di lavoratori nei settori dell’autotrasporto merci per conto terzi, agricolo, turistico-alberghiero ed edilizio, per lavoro non stagionale, lavoro autonomo nonché tutti coloro che intendono convertire il proprio permesso di soggiorno in lavoro subordinato o autonomo”. Se interessa, mancano o necessitano 230 mila lavoratori mentre il Paese, il nostro Paese, invecchia. Le richieste di assunzione possono essere presentate fino al prossimo 17 marzo.
PENSIONI IN POSTA MA COL GREEN PASS – Per ritirare la pensione alle Poste serve un tampone recente. Destinatari dell’obbligo sono, ovviamente, i non vaccinati o i vaccinati non in regola con il Green pass (chi è in regola ha il piccolo aggravio di mostrarlo più frequentemente). Tutte le misure sono intese a proteggere la salute dei cittadini e hanno dunque una solida giustificazione nel loro scopo. Ciò che risulta meno condivisibile è la moltiplicazione delle regole. Par di capire che l’obbligo del green pass per i pensionati ubbidisca alla necessità di spingere gli over a vaccinarsi (semmai non l’abbiano fatto). Davvero serve obbligare e impedire di ritirare quel soldo necessario per vivere per risolvere la questione? Dubito. Meglio sarebbe informare e rendere partecipi gli anziani del dovere richiesto. Per esempio: perché non andare a trovarli questi recalcitranti al vaccino con lo scopo di aiutarli a comprendere la necessità di vaccinarsi?
MALATI E GUARITI – Sono 167.206 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 186.740. Le vittime sono invece 426, mentre ieri erano state 469. Sono 1.097.287 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia. Ieri erano stati 1.397.245. Il tasso di positività è al 15,2%, in aumento rispetto al 13,4% di ieri. Sono 1.665 le persone in terapia intensiva per il Covid, 29 meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 123. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 20.001, ovvero 26 in meno rispetto a ieri. Dall’inizio della pandemia sono 10.383.561 gli italiani contagiati dal Covid, secondo i dati del ministero della Salute. Gli attualmente positivi sono 2.716.581, in aumento di 27.319 nelle ultime 24 ore mentre i morti sono 144.770. I dimessi e i guariti sono invece 7.522.210 con un incremento di 139.421 rispetto a ieri.
LUCIANO COSTA