DIARIO PRESIDENZIALE DEL 28/01/2022

La sottile teoria del va o la spacca…

Giornata inutile, o forse utile a dimostrare che nessuno ce la fa da solo, soprattutto se il compito è quello di dare al Paese un Presidente della Repubblica che sia vero per davvero. Il centro destra ha tentato il colpo di mano proponendo “Queen Elisabeth (così è soprannominata la Presidente del Senato) al voto pur sapendo che i numeri non andavano d’accordo con le possibilità sognate. Insomma, l’hanno mandata al macello facendole credere che fosse per il bene della Patria. Ma non era così. Infatti, il risultato delle due votazioni che la mettevano in gioco sono state un disastro (per lei) e una soddisfazione (per loro) gli oppositori di quel modo di procedere vantando il diritto di imporre senza comporre almeno un quadro unitario di riferimento.

Quindi, atmosfera improntata “a la va o la spacca” in cui l’attor principe, il principe dei celoduristi, mena il can per l’aia immaginandosi novello re della fattoria degli animali, capace di scombussolare la società dei porci e portarla alla conquista del potere assoluto. I conti, però, lui non li ha fatti con la selva oscura, popolata da gnomi-mezzetacche-arrappate e avventurieri scarsamente pensanti, e quindi l’opera intrapresa l’ha irrimediabilmente spaccata. Il che porta a ribadire che non è giocando a rimpiattino o rubamazzetti (di voti ondivaghi, sia chiaro) che si costruisce un degno inquilino del Quirinale, l’uomo a cui affidare le sorti del Paese. Tutti preoccupati, nessuno realmente convinto che la preoccupazione fosse null’altro che la somma di una furbizia assoluta – “propongo la Presidente del Senato e se prende i voti necessari io vinco e tutti gli altri perdono” – e di una furbizia relativa (“metto in gioco la titolare della seconda carica dello Stato e poi mi metto sulla riva per vedere l’effetto che fa”), entrambe ordite dal capo dei celoduristi.

L’impressione mattutina, in questa quinta giornata di votazioni, è che si viaggi a cavallo di un cavallo che non se la sente di cavalcare sui fianchi scoscesi e impervi delle montagne russe. Nebbia fitta, insomma. Ovviamente, i radiofonici in diretta ce la mettono tutta per diradarla, “ma come si fa a far chiarezza – sbotta il più ardito del circolo – se lor signori la chiarezza non sanno neppure se sia femmina o se sia maschio”. Per sua fortuna è un ardito e come tale classificato fuori onda. E se però, magari, chissà, semmai avesse qualche ragione? In effetti, più di un spettatore-lettore-ascoltatore-uditore ha già messo in conto di avere a che fare con un gran numero di ignoranti (“ignorano senso e valori della Politica e pretendono di fare politica: ma dai, siamo seri…”), buoni per assecondare appetiti partitici-elettoralistici perversi, non per fare un Presidente della Repubblica che sia di tutti e per tutti.

Tutta colpa della stanchezza accumulata in questi primi cinque giorni di un voto, massimo due, al giorno e di ore passate tra un divano e una sedia, tra un panino d’intermezzo e una cena di studio-confronto-proposta irrimediabilmente orientata al panciamiafatticapanna. “Poverettti, sono stanchi” provò a dire uno dei cento o mille raccontatori di cronache per le cento o mille radiotelevisioni schierate per miracolo mostrare. “Stanchezza? Non scherziamo…. – sbottò il conduttore -, sono anche lautamente pagati e di certo non sono qui a fare volontariato”. “Mandali a lavorare”, gridò un romanaccio di passaggio. “Ma no – propose la signora Lella -, mandateli a studiare…”. Che cosa non l’ho capito, ma il tono diceva chiaramente che nella sua popolare bonarietà la Lella consigliava un urgente ripasso di vita concreta e, soprattutto, libera dagli schiavismi imposti dai capi partito.

Per un eventuale ripasso consiglierei a tanti se non a tutti gli impegnati a dare un volto al nuovo Capo dello Stato, di leggere quel che al proposito e con l’intento di delinearne il profilo ebbe a scrivere, quando era agosto, un ex parlamentare di rango (Marco Follini, per un bel po’ compagno del viaggio politico di Pierferdinando Casini, detto Pierfurbizia, adesso tra i candidati al Colle) diventato opinionista di tanti giornali. Scriveva: “…Ma il Capo dello Stato è al di sopra e si nutre di quella che viene chiamata grazia di Stato. Che è la capacità di prendersi sulle spalle il carico di un Paese che non sempre è quello che corrisponde alla propria visione, ma che sempre merita di essere rispettato per la grande varietà di opinioni, interessi, sensibilità che un Presidente della Repubblica non deve mai cercare di comprimere, uniformare, ricondurre a sé e alla propria storia diparte”. E ancora, per dire come lassù al Colle doveva andare grande mediatore, aggiungeva: “Perché di mediatori il Paese h ed avrà un gran bisogno. Persone che si faranno valere per il loro talento ma anche per la loro misura: e tra le quali la modestia varrà quanto, se non di più, dell’apparente grandezza”.

Oggi si vota, forse due volte se alla nuova donna (Elisabetta Belloni, non una sconosciuta ma quasi) messa in circolo dal un centro-destra arruffato e confuso a cui i pentastellati hanno fornito una stampella, o forse una sola se il scrutinio chiuderà la partita. Chiedendo preventivamente scusa, azzardo che non succederà niente e che il nuovo inquilino del Colle dovrà essere cercato altrove. Se invece accadrà il contrario, farò di necessità virtù e vi racconterò umori e amarezze, facce contrite e divertite, lazzi e scherzi, lacrime e sangue, caduti e resuscitati…

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Pe le altre notizie del giorno, ecco un ripasso.

I NUMERI DELLA PANDEMIA – Sono 143.898 i nuovi contagi da Covid nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 155.697. Le vittime sono invece 378, mentre ieri erano state 389. Ammontano invece a 1.051.288 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore in Italia. Ieri erano stati 1.039.756. Il tasso di positività è al 13,7%, in calo rispetto al 15% di ieri. Sono invece 1.630 le terapie intensive, 15 in meno di ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 126. I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 19.796, ovvero 57 in meno rispetto a ieri. Dall’inizio della pandemia sono 10.683.948 gli italiani contagiati dal Covid. Gli attualmente positivi sono 2.668.828, in diminuzione di 37.625 nelle ultime 24 ore mentre i morti sono 145.537. I dimessi e i guariti sono invece 7.869.583 con un incremento di 181.594 rispetto a ieri.

PER SALVARE VITE NON SERVE UNA LICENZA – Un’altra archiviazione per le navi di soccorso in mare. Arriva dal Tribunale di Agrigento che ha archiviato i procedimenti contro “Mediterranea” per gli interventi del rimorchiatore Mare Jonio. Su richiesta della procura, che aveva avviato le indagini, il giudice delle indagini preliminari ha disposto l’archiviazione vergando alcune motivazioni che non passeranno inosservate. Per esempio, dice che la legislazione intaliana “non prevede” alcuna certificazione Sar (ricerca e soccorso) per i vascelli che anche in maniera sistematica svolgono attività di monitoraggio e soccorso nel Canale di Sicilia. La storia, di suo, ricorda che era il 9 maggio 2019 quando la nostra nave Mare Jonio soccorreva, 35 miglia nautiche a nord di Zuara, in zona Sar attribuita alla competenza libica, 30 persone tra cui due donne incinte, una bambina di 2 anni e diversi minori non accompagnati. Il gruppo era a bordo di un barcone “sovraccarico, col motore in avaria e che stava già imbarcando acqua”. Il gommone poteva affondare da un momento all’altro e proprio su questo aspetto il giudice è intervenuto con chiarezza, ribadendo che una barca carica di migranti deve essere considerata in pericolo anche se si trovasse in buone condizioni galleggiabilità perché, come prevedono i codici della navigazione, il pericolo va ritenuto imminente.

PENA DI MORTE, VERGOGNA AMERICANA – Sono state eseguite negli Stati Uniti le prime due condanne a morte del 2022, la prima in Oklahoma e la seconda in Alabama. Così gli Stati Uniti sono ancora sulla lista dei Paesi che, nel mondo, praticano la pena capitale, benché molti suoi stati abbiano deciso di abolire la pratica. Secondo l’ultimo rapporto globale stilato da Amnesty International nel 2020 gli Stati Uniti figurano come l’unico Paese membro dell’Organizzazione degli stati americani ad aver fatto ricorso al boia, e, ad essere giustiziate, sono state diciotto persone, tramite iniezione letale o sedia elettrica. Sempre secondo Amnesty sono 2.485 le persone detenute nel braccio della morte, la speciale sezione, dei penitenziari di massima sicurezza, dove vengono reclusi, anche per decine di anni, i detenuti condannati alla pena di morte e in attesa di esecuzione. Vergogna!

CHI SONO I RICCHI ITALIANI – A fine 2020 (data ultima della rilevazione) la ricchezza netta delle famiglie italiane è pari a 10.010 miliardi di euro, 8,7 volte il loro reddito disponibile, registrando una crescita dell’1% (circa 100 miliardi) rispetto al 2019. Le abitazioni, che hanno costituito la principale forma di investimento delle famiglie, rappresentano quasi la metà della ricchezza lorda, per un valore di 5.163 miliardi. Le attività finanziarie hanno raggiunto 4.800 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente, soprattutto per l’aumento di depositi e riserve assicurative. È quanto emerge dal rapporto “La ricchezza dei settori istituzionali in Italia”, realizzato da Istat e Banca d’Italia. Il totale delle passività delle famiglie, pari a 967 miliardi, è rimasto pressoché stabile rispetto al 2019. Nel confronto con alcune economie avanzate, la ricchezza netta delle famiglie italiane resta elevata se rapportata al reddito lordo disponibile mentre è tra le più basse se rapportata alla popolazione.

LA LEGGE DISUGUALE NON FA ONORE ALLA GIUISTIZIALa legge è uguale per tutti, ricchi e poveri, simpatici e antipatici, famosi e sconosciuti. Lo stato di diritto non fa differenze, non deve, altrimenti verrebbe meno alla sua natura e alla sua funzione. Ma, in un sistema giudiziario che funziona a rilento come il nostro, anche le lungaggini sono uguali per tutti. Fanno riflettere, in proposito, due recenti sentenze di assoluzione in appello: quella dell’infermiera di Piombino Fausta Bonino e quella di Flavio Briatore. La signora era stata accusata di aver ucciso 10 pazienti con iniezioni letali nelle corsie dell’ospedale dove prestava servizio, poi condannata per omicidio volontario plurimo per quattro di quei casi. L’imprenditore, titolare di locali di lusso ed ex supermanager di team di Formula 1, invece, ha visto ribaltata dopo sei processi la condanna per evasione fiscale relativa al suo yacht da 63 metri. Bene, si dirà, giustizia è fatta: più gradi di giudizio esistono proprio per garantire la massima tutela della vittima e dell’imputato. Se non che, queste due vicende giudiziarie e questi due profili umani agli antipodi sono accomunati, appunto, anche dalla durata dei procedimenti e dalla scia di amarezza che simili circostanze si lasciano dietro. Già, perché la signora Fausta, che si è sempre proclamata innocente, era stata indagata a fine 2015, arrestata a marzo 2016, rimessa in libertà un mese dopo, condannata all’ergastolo ad aprile 2019, assolta lunedì scorso: fanno più di 6 anni. Briatore invece ha dovuto attenderne 12 perché un giudice stabilisse che «non costituisce reato» l’attività di charter per la quale avrebbe impiegato la sua megabarca. Che circa un anno fa è andata all’asta: valore di mercato 20 milioni di euro, prezzo realizzato 7,5 milioni.

TEMPESTE AFRICANE – Pochi ne parlano, ma sono almeno cento le persone uccise dalla tempesta tropicale Ana che si è abbattuta su Madagascar, Mozambico e Malawi, mentre squadre di soccorso lottano per riparare i danni alle infrastrutture e aiutare decine di migliaia di vittime. Intanto cresce il rischio che a colpire arrivi anche una seconda bufera che si sta formando nell’Oceano Indiano. Piogge torrenziali e frane hanno colpito, lunedì, il Madagascar, poi il Mozambico e il Malawi, provocando decine di vittime. La tempesta si è, poi, spostata in Zimbabwe dove, però, non ci sono stati altri morti. Nei tre Paesi africani investiti da Ana, invece, sono decine di migliaia le case danneggiate, alcune crollate per le forti piogge, con gli abitanti intrappolati tra le macerie. I ponti sono stati spazzati via da fiumi ingrossati mentre il bestiame è annegato e i campi sono stati sommersi, distruggendo, così, i mezzi di sussistenza delle famiglie contadine. In Madagascar gli sfollati ammontano a 110 mila e nella sua capitale, Antananarivo, scuole e palestre si sono trasformate in rifugi d’emergenza.

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