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Dittature e dittatori: veri o invenzioni?

Quante dittature resistono nel mondo? E il mondo lo sa quante sono? E la grande informazione che nel mondo manda i suoi messaggi, le racconta o almeno le segnala queste dittature? Le risposte sono deludenti: non si sa il numero delle dittature; il mondo non sa quante dittature sono disseminate in giro; la grande informazione si occupa delle più evidenti mentre sulle altre o non sa o non le giudica degne d’essere segnalate. Però, se è deludente non sapere o non trovare informazioni che suppliscano a questo non sapere, più amaro è scoprire che pochi conoscono il significato di dittatura mentre tanti o se ne fregano o ritengono il temine talmente vago da considerarlo niente più che una casualità.

In effetti, niente dovrebbe essere più casuale di una dittatura, cioè di un sistema fondato su “un regime politico caratterizzato dalla concentrazione di tutto il potere in un solo organo, rappresentato da una o più persone, che lo esercita senza alcun controllo da parte di altri; che indica un’imposizione dispotica e intransigente della propria autorità o anche il dominio incontrastato di una persona”. Quale popolo, infatti, è disposto a sottostare sempre e comunque al volere del dittatore rinunciando per forza all’idea di poter vivere in un sistema fondato sulla democrazia? In teoria nessuno, in pratica qualunque popolo a cui viene impedito di votare liberamente e che viene dissuaso a farlo con l’uso della forza. Perché questa è la logica del dittatore, l’uomo solo al comando, padrone assoluto della pace e della guerra.

Elias Canetti (scrittore, saggista e aforista, nato in Bulgaria ma poi naturalizzato britannico, insignito del Nobel per la letteratura nel 1981) in un suo libro famoso e tragico (“Massa e potere”, scritto nel 1960) ha messo a nudo “i principi che stanno alla base del potere”. Nel saggio, Canetti mischia nozioni diverse (antropologia, sociologia, mitologia, etologia, storia delle religioni), evita riferimenti a teorici come Marx e Freud, dimostra come ciò che contribuisce a formare una massa sia un istinto connaturato nell’uomo tanto quanto quello della sopravvivenza, si concentra sulla questione del come e del perché le masse obbediscono ai capi (per esempio, Hitler lo presenta come il capo paranoico, affascinato dalle dimensioni della massa che egli stesso comanda).

Così ieri. E oggi? Oggi, di nuovo, Il potere che si pensa come assoluto, finisce per farsi prendere da una deriva paranoica. E la ragione, secondo Elias Canetti, è chiara: perdendo la capacità di distinguere tra i propri pensieri e la realtà, smettendo di dialogare con ciò che lo circonda, il potere si avviluppa su di sé, diventando ostaggio di un pensiero totalitario. “Rinchiuso nella prigione del proprio Io – ha scritto Mauro Magatti -, il dittatore riduce gli altri e l’intera realtà a materiale disponibile da dominare, sezionare, manipolare, afferrare. E alla fine da distruggere. Il controllo diventa ossessione. Così si radica l’intolleranza verso tutto ciò che cambia, che si muove, che parla, che vive. Al punto da voler cancellare la vita semplicemente perché non coincide più con la propria proiezione. Tutto deve essere assoggettato alla propria volontà. E l’aspetto inquietante è che questa deriva paranoica del potere è capace di creare una vera propria macchina di dominio che si applica alle masse ridotte a materiale utilizzabile a piacere. Da qui la manipolazione, prima, e la violenza, poi: venendo meno la realtà, non c’è limite che possa fermare un agire che diventa del tutto autoreferenziale. Anche se provvisoriamente – negare la realtà alla fine è una operazione insostenibile destinata prima o poi a crollare – il potere paranoico è in grado di causare grandi disastri. Sembra incredibile, ma nel 2022 il mondo è ancora infestato d questa logica distruttiva”.

Per rendersene conto basta guardare a ciò che sta accade in alcune parti del mondo – Cina, Russia, Iran o dalle parti in cui vive e prospera Musk d’America…, per esempio –, ma non di tutte essendo chiaro che le informazioni in proposito non ci sono o vengono fornite dai potenti mezzi di informazione o, peggio, nessuno va a cercarle.

In Cina – Le proteste di massa nella Cina di Xi Jinping non sono certo uno spettacolo usuale. Inevitabile quindi che ritornino alla mente le immagini del lontano 1989, con le manifestazioni represse nel sangue di piazza Tienanmen. Certo, quanto avviene oggi non ha a che fare con la richiesta di maggior democrazia politica, ma si limita a mostrare l’esasperazione di molti cinesi per le draconiane politiche anti-Covid perseguite dal governo cinese. Niente a che fare con la contestazione della politica dittatoriale cinese e neppure viene sfidata la centralità politica del partito comunista, però se ne contesta la durezza, tipica di ogni dittatura. In Cina tutto dipende dalle scelte politiche del segretario generale del Pcc, confermato per un terzo mandato. Xi ha accentrato su di sé poteri enormi e ha progressivamente impresso un irrigidimento della postura politica del regime, tanto a livello interno, quanto nei rapporti internazionali. Come scrivono gli esperti “sul piano interno è evidente la sua volontà di rimettere il Pcc al centro della società, evitando derive che lui definisce “nichiliste”, etichetta con cui si condanna ogni visione alternativa dei meccanismi di potere e dell’ideologia. Le purghe anticorruzione, il rilanciare la “moralità” degli stili di vita, gli interventi con le grandi società private, il gigantismo delle quali le poteva far diventare una sorta di contropotere rispetto al partito sono tutti tasselli di una visione politica che sarebbe riduttivo relegare alla semplice sete di potere personale”. Oggi, la Cina di Xi “mostra i muscoli dentro e fuori i suoi confini, scommettendo che il tempo, come talora si dice, stia dalla sua parte. “Ma questa accresciuta rigidità accentua le tensioni interne e rischia di spaventare”. “Forse a Pechino –ha scritto ieri un’analista politico – dovrebbero ripensare a una famosa massima di Confucio”. Quella che: “L’uomo superiore è sicuro di sé senza essere arrogante; l’uomo dappoco è arrogante ma insicuro”.

In Russia – “Viene subito in mente Vladimir Putin che, dopo aver tacitato (e probabilmente annientato) ogni voce critica interna, si è deciso a iniziare una sciagurata operazione miliare speciale allo scopo di annettersi con la forza un Paese confinante. Scatenando così –ha scritto Mauro Magatti – un inferno da cui ora lui stesso non sa come uscire. La cosa più ragionevole sarebbe riconoscere l’errore”. Ma, se ha valore il quadro disegnato da Canetti, si tratta di un passaggio fatale, che da solo Putin non riuscirà a fare, soprattutto perché tale passo porrebbe il problema di come far uscire un grande Paese come la Russia da una avventura sbagliata che provocherà conseguenze di lungo periodo.

In Iran – Non molto diversa è la situazione dell’Iran. Il regime teocratico iraniano da quaranta anni cerca di tenere 85 milioni di persone sotto la cappa di una visione monolitica della realtà. Un’operazione impossibile. Perché il pensiero e il desiderio non possono essere conculcati. Così, per reprimere l’insurrezione di tanti giovani e tante donne che reclamano solo un po’ di libertà il regime di Khamenei non si fa scrupolo di ricorrere all’uso sistematico della violenza. Ma come è possibile pensare di reprimere un intero Paese?

Dove prospera il Musk d’America – In un contesto tutto diverso, l’uomo più ricco del pianeta, Elon Musk, dopo aver comprato Twitter per la cifra astronomica di 44 miliardi di dollari, decide di punto in bianco di licenziare per mail metà dei suoi dipendenti. Padrone assoluto dell’azienda, Musk si sente autorizzato a fare quello che vuole. Spazzando via, con una semplice comunicazione digitale, tutto ciò che esisteva prima del suo arrivo. Come se un’azienda fatta di persone, con una storia e una intelligenza organizzativa, potesse essere ridotta al capriccio di un magnate geniale, ma perfettamente corrispondente al ritratto di Canetti.

Dunque, la cattiva notizia è che la deriva paranoica del potere continua a essere ben presente anche nel nostro mondo contemporaneo. Non ci dovremmo stupire. Dietro la politica (XI-Jinping e Putin), la religione (Khamenei) e la tecnica (Musk) si nasconde l’animo umano con le sue grandezze e le sue miserie. La buona notizia è che, in società come le nostre (Europa e Occidente), ricche e moderne, soprattutto interconnesse (e nessuno fermerà la voglia globale di usufruire dio questo mostro tecnologico), tutto ciò appare sempre più grottesco, anacronistico e inattuale. Infatti, qualsiasi pretesa di voler controllare il mondo è contro la natura delle cose. E perciò destinata al fallimento.

LUCIANO COSTA

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