Crisi interconnesse, ma anche il contagio della solidarietà: sono due degli aspetti della pandemia che ha compiuto due anni. “Siamo tutti coinvolti in questa immane tragedia” e ogni sforzo deve ancora essere rivolto a chi ancora non può accedere ai vaccini (miliardi di persone, sparse nei diversi continenti, con particolare accentuazione in Africa e nei Paesi più poveri del mondo) in uno scenario che ha sfidato e sfida l’umanità intera. Era il 31 dicembre 2019 quando a Wuhan, in Cina, venivano scoperti i primi casi di polmonite atipica, successivamente denominata Coviud-19. Era l’inizio della pandemia. Che cosa è cambiato in questi due anni?
Alessio Pecoraro, coordinatore della Commissione vaticana Covid -19 istituita dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, dice che “valutare se, complessivamente, il mondo risulti migliorato o peggiorato rispetto all’inizio della pandemia da Covid-19 non è evidentemente possibile”. La sfida, che era ed è epocale, è infatti un insieme di “crisi sanitarie e sociopolitiche interconnesse ed inedite che hanno interessato e sconvolto, un pezzo alla volta, ogni settore dell’economia ed ogni Stato della comunità internazionale, in una sorta di globalizzazione al rovescio o forse in una globalizzazione all’estremo in cui – sostiene Alessio Pecoraro -, magari facevamo finta di non leggere quelle stesse dinamiche che adesso ci paiono impazzite, ma che più realisticamente stavano solo accelerando le contraddizioni in cui eravamo immersi”.
Per esempio, è peggiorato il rapporto tra pace e sviluppo. Mettendo in correlazione i dati dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma – Sipri – si scopre infatti che “nel 2020 la spesa militare mondiale ha raggiunto i 1.981 miliardi di dollari, che è l’aumento più consistente dalla crisi finanziaria ed economica del 2008 -2009, mentre è diminuito del 5% il Prodotto Interno Lordo mondiale. A fronte di queste negatività, “c’è stata un’esplosione della solidarietà, spesso più virale del Covid, che ha portato le organizzazioni non-profit nel settore sanitario ad accostarsi a quelle pubbliche facendosi carico dei pazienti che non avevano accesso alle cure, che hanno indotto molte imprese del settore alimentare a offrire sconti, buoni spesa o altre forme di donazione del cibo, che hanno consentito a tante imprese dei più disparati comparti dell’economia a optare per la sospensione della distribuzione degli utili per andare incontro alle esigenze di lavoratori e bisognosi”.
Quali siano i problemi che restano oggi sul tappeto e che società, comunità scientifica e governi devo affrontare è presto detto: vaccini per tutti, vaccinare tutti, assicurare le cure a tutti: l’accesso ineguale ai vaccini Covid-19 rimane infatti il tema principale, la priorità a cui è obbligatorio far fronte. “Da questo punto di vista – secondo Pecoraro – occorre insistere per un accesso equo e universale ai vaccini; e necessario è combattere il nazionalismo dei vaccini, per cui Stati e imprese, invece di cooperare competono in modo spesso deteriore”.
Però, pur tra tante difficoltà, ogni giorno c’è chi alimenta la fiamma della speranza, che dice “è possibile vincere la pandemia”, che mette in circolo solidarietà impensate”, che continua a credere sia possibile non lasciare indietro nessuno. Nel libro intitolato “Ritorniamo a sognare”, papa Francesco dice che le persone che si trovano ai margini della società devono diventare i protagonisti dei cambiamenti sociali. Dal loro riscatto, infatti, può nascere la speranza di giorni migliori, quelli che oggi sono offuscati dai dati che indicano aumenti vertiginosi dei contagi.
Ripenso il messaggio inviato da Francesco al Movimento dei Focolari. Diceva che “il capitalismo continua a produrre gli scarti che poi vorrebbe curare”; faceva l’esempio degli “aerei che inquinano l’atmosfera, ma che con una piccola parte dei soldi del biglietto pianteranno alberi, per compensare parte del danno creato”, delle “società dell’azzardo che finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano”. Poi, aggiungeva il papa, dovfremo amaramente pensare al “giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe: Allora il sistema avrà raggiunto il suo culmine”.
LUCIANO COSTA