Draghi chiude e riapre. Importante è che resti…

Doveva essere la solita conferenza stampa con cui il Governo chiude l’anno – domande, risposte, dubbi, certezze… -, invece è stata una vera e propria, ma soprattutto insolita, rivendicazione di ciò che è stato fatto e di ciò che si potrà fare con o senza Mario Draghi alla Presidenza del Consiglio del Ministri, o con lo stesso Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica. Chi si aspettava parole definitive sul futuro del Governo e sul futuro inquilino del Quirinale dovrà armarsi di pazienza e aspettare. Prima, infatti ci sono i problemi. E Draghi non li ha nascosti. “L’arrivo della variante Omicron – ha detto – ha aperto una nuova fase della pandemia e dovremo decidere in fretta il da farsi sulla base dei dati epidemiologici. E’ comunque fuor di ogni dubbio che i vaccini restano il miglior strumento di difesa contro il virus. Ragion per cui – ha aggiunto – invito i cittadini a vaccinarsi e a fare la terza dose”. Dal canto suo “il Governo è pronto a sostenere l’economia in caso di rallentamento” dovuto proprio all’impatto della variante Omicron. Quanto agli impegni assunti e fin qui onorati, “missione compiuta” ha affermato deciso il Premier: “Nel 2021, sul Piano Nazionale di Ripresa e Risilienza, raggiunti i 51 obiettivi concordati con l’Unione Europea, si potrà chiedere la prima rata di finanziamento da 24,1 miliardi”.

Oltre le cifre, l’interesse primario dei cronisti, il futuro di Mario Draghi: al Colle o a Palazzo Chigi? “Quello che conta – ha sottolineato il Premier – è che ci sia un sostegno largo al Governo, come quello che riceve questo Governo da una maggioranza ampia. Abbiamo infatti creato le condizioni perché questo lavoro continui a prescindere da chi c’è”. Poi la precisazione: “Il mio destino non conta assolutamente nulla. Non ho aspirazioni né per una cosa né per l’altra. Sono un uomo, un nonno a servizio delle istituzioni. Sarebbe un’offesa all’Italia dire che tutto è legato a un singolo individuo”.

Circa l’ipotesi che il Governo finisca il suo compito con la fine del mandato al Colle di Sergio Mattarella, Draghi non ha avuto esitazioni nell’affermare che “il governo dipende dal Parlamento”. E ai cronisti che ipotizzavano un capo dello Stato che fosse anche supporto all’azione dell’esecutivo, con altrettanta fermezza, Draghi ha risposto: “No, il Governo è parlamentare. Il capo dello Stato è un garante e Mattarella è stato il miglior esempio di questo ruolo. Egli infatti ha svolto il suo ruolo, con dolcezza e anche con fermezza; ha scelto con lucidità e saggezza. Lui è il modello di presidente della Repubblica. Il Paese prova affetto, questo noi vediamo”.

Evitando giudizi su chicchessia, orientato o suggerito come candidato al Quirinale – “non tocca a me dare giudizi”, ha tagliato corto – non ha invece eluso le domande sul proseguimento della legislatura ben oltre la fase difficile dell’elezione del capo dello Stato. “Ovviamente -, ha detto – è difficile che una maggioranza si spacchi per eleggere il nuovo presidente della Repubblica e poi si ricomponga per sostenere il Governo. Il passaggio è complicato, il timore c’è. L’Italia ha tutto per essere protagonista, ma serve stabilità. Ci vuole una maggioranza ampia, anche più ampia dell’attuale”.

Sui temi più scottanti, innanzitutto quelli legati alla pandemia, Draghi è stato chiarissimo: “Dobbiamo difendere la normalità raggiunta. Significa niente chiusure, scuola in presenza, socialità soddisfacente. Per mantenerla bisogna prendere le misure necessarie: mascherine anche all’aperto, applicazione del tampone in quel periodo del Green pass in cui la protezione delle prime due dosi decresce rapidamente e la terza dose ancora non è fatta, smart working se e come gli esperti lo riterranno opportuno”. Poi, la scuola gravata dall’ipotesi di allungare la pausa di fine anno. “Alla scuola – ha sottolineato Draghi – serve uno screening, test e vaccini, ora anche per i bambini. Faremo di tutto perché i giovani e i ragazzi non vivano l’esperienza vissuta negli ultimi mesi”. Ammette poi che, forse, “il Green pass è stato interpretato come un segno di libertà definitiva”. E’ invece realista sull’impatto che la variante Omicron potrebbe avere sull’economia, “ma al momento non ci sono stime nuove che possono orientarci stime. Perciò dobbiamo prendere tutte le precauzioni possibili”. Circa l’introduzione dell’obbligo vaccinale, che resta sempre sullo sfondo, “valuteremo se estenderlo ad altre categorie”.

Sollecitato sul dramma della denatalità, il premier ha ricordato gli interventi del Governo, tra i quali l’assegno unico, e ha annunciato che il prossimo intervento riguarderà la precarietà del lavoro. Sul superbonus al 110%, sul quale non aveva certo nascosto le sue perplessità, per altro accantonate dopo le richieste avanzate dai partiti, Draghi ha rimarcato come quel provvedimento abbia “creato distorsioni sui prezzi dei materiali e truffe sui crediti. Tanto è vero che l’Agenzia delle entrate ha comunicato 4 miliardi di crediti bloccati. Quindi, quelle espresse erano perplessità giustificate”.

Sullo scenario europeo, il premier ha rivendicato la nuova posizione strategica dell’Italia in vista del negoziato sul nuovo Patto di stabilità e crescita: “L’accordo deve arrivare nel 2022, meglio prima che dopo. L’approccio critico è ampiamente condiviso, l’Italia è in una buona posizione e spesso ciò che diciamo riceve consenso”. Sul problema dei rincari delle bollette, Draghi ha annunciato nuovi interventi perché i rincari sono ancora maggiori di quanto stimato poche settimane fa. “Se i grandi venditori di energia, anche quelli che non trattano il gas, stanno facendo profitti fantastici – ha sottolineato -, loro per primi devono aiutare le famiglie e le imprese. Li convocheremo”. Sono seguite infine domande sulla crisi della Libia “per la quale deve riprendere il dialogo fra i vari centri di potere”; sull’emigrazione, “per la quale “c’è un impegno della Ue a svolgere un’azione più determinata per la creazione di corridoi umanitari e per i rimpatri volontari”; sulla riforma delle pensioni, da fare “sulla base di sostenibilità e stabilità”; sulla povertà, che non smette di avanzare e preoccupare. “Non c’è crescita e progresso – ha affermato Mario Draghi -, se i poveri restano indietro”.

Quale sia il futuro di Mario Draghi – Premier o Presidente della Repubblica? – nessuno lo sa. In ogni caso egli resterà il “SuperMario” che abbiamo ascoltato e ammirato. Auguri, caro Mario!

LUCIANO COSTA

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