Niente paura, è un pallone gonfiato, nulla più di un oggetto rotondo, grande e grosso, aerostatico e abilitato a sondare dall’alto ciò che accade in basso o intorno, neppure in competizione con quell’altro pallone, che preso regolarmente a calci da squadre e squadrette fatte apposta per deliziare il popolo, contribuisce a impinguare i guadagni dei già ricchi e potenti e a trasformare un gioco – il gioco del pallone – in una sorta di guerra continua tra bande (formate normalmente da tifosi) che considerano la squadracapace di vincere rimedio alle umane fatiche e delusioni. Invece, due di questi palloni, guarda caso cinesi, diversamente abili e opportunamente attrezzati forse per cogliere il respiro dei venti o forse per curiosare tra i sospiri e i segreti delle Nazioni sorvolate, visti e fotografati in tutta la loro impressionante ampiezza, hanno seminato panico e rimesso in circolo paure che sembravano impossibili da far rivivere se non con l’avvio di un’altra guerra fredda, che di questi tempi, vista la voglia di fare la guerra esibita da un folle zar e da altri folli prepotenti come lui, è tutt’altro che ammessa e giustificata. Uno dei due palloni ha allegramente sorvolato ieri e l’altro ieri gli Stati Uniti d’America mandando letteralmente “nel pallone” sia la diplomazia americana, sia quella cinese, entrambe impegnate a ridurre le tensioni che sistematicamente le avvolgono… Gli americani, turbati non poco, hanno dispiegato uomini e mezzi per osservare e monitorare ma non per abbattere quel mostriciattolo in libera uscita; i cinesi, spensieratamente, hanno giustificato la gita pallonara, organizzata per ricerche meteorologiche, definendola un errore causato da un vento improvviso e bizzarro. In modo ufficiale gli Stati Uniti d’America hanno fatto sapere che nulla sfugge alloro controllo. Infatti “il governo degli Stati Uniti, compreso il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America, quel pallone continua a seguirlo e monitorarlo da vicino”. Quanto al secondo pallone, attualmente in gita nei cieli del Sud America, stesso trattamento: chi è sorvolato lo sorveglia e chi teme d’essere sorvolato lo controlla. Il pericolo che possa raccogliere “informazioni sensibili” alla maniera di qualunque “pallone spia”, è così scongiurato. Ovviamente, la Cina smentisce che si tratti di un “pallone spia”, ma ammette che il “pallone” adibito a uso civile e limitato a “ricerche meteorologiche e scientifiche”, è suo ed è sfuggito al controllo. Non aggiunge il classico “mandateci il conto del disturbo e lo salderemo”, auspica però comprensione. Quanto alle informazioni eventualmente e furbescamente carpite, che vi siano “si sa”, ma che fine e uso facciano “niun lo sa”.
Allegri! Comunque finisca, la gita dei palloni cinesi gonfiati resterà negli annali di una storia destinata a non finire. Infatti, non è tanto la rotondità e gonfiabilità dei palloni che interessa, ma ciò che menti scientificamente allenate a curiosare tra gli altrui segreti ha messo al loro interno. Però, stiamo sereni: America e Cina si incontreranno “non appena le condizioni lo permetteranno» e, nonostante tutto, “i canali diplomatici rimangono aperti”.
Resta da chiarire che cosa siano e a che cosa servano i palloni gonfiati mandati a sorvolare i cieli altrui. Una minuscola e improvvisata ricerca è servita per spiegarmi che “l‘uso di palloni spia non è una novità”, in particolare per gli Stati Uniti che li hanno utilizzati molte volte specialmente sul proprio territorio. Il primo utilizzo risale addirittura al 1860, durante la guerra civile americana, quando i membri dell’Unione, in mongolfiera e con il binocolo pronto, cercavano di raccogliere informazioni sull’attività dei confederati per poi inviarle tramite codice morse o semplicemente gettando dall’alto un foglio di carta legato a una pietra.
Ovviamente, quelli in uso oggi sono mezzi molto più sofisticati: palloni aerostatici dotati di telecamera, spesso anche di radar, che possono essere alimentati a energia solare; palloni che in genere operano fra i 24.000 e i 37.000 metri di altezza, ben al di sopra del traffico aereo commerciale e dei voli di linea. Secondo un esperto di chiara fama (tale John Blaxland, professore di studi sulla sicurezza internazionale e sull’intelligence presso l’Australian National University) “ora che si stanno inventando laser o armi cinetiche per colpire i satelliti, c’è una rinascita dell’interesse per i palloni aerostatici, che magari non offrono lo stesso livello di sorveglianza persistente dei satelliti, ma che sono più facili da recuperare e molto più economici da lanciare”. Infatti, per inviare un satellite nello spazio è necessario un lanciatore spaziale, cioè un’apparecchiatura che in genere costa centinaia di milioni di dollari. I palloni invece salgono senza troppe spese e possono poi scansionare un territorio ben più vasto da un’altitudine inferiore trascorrendo più tempo su una determinata area, soprattutto perché si muovono più lentamente dei satelliti. In ogni caso, prima di liberare un pallone e farlo volare su cieli non di proprietà, è assolutamente necessario chiedere il permesso. Insomma, “per lo spazio aereo di qualcun altro, devi chiedere il permesso. E se lo fai senza averlo ottenuto, aspettati che il tuo pallone non sarà ben accolto”.
Di palloni gonfiati, oppure spia, oppure meteo, oppure curiosi, oppure dotati di chissà quali marchingegni, son piene le pagine dei giornali e gli schermi televisivi. Così, per un giorno, in Italia niente politica arrabbiata, nulla su carceri e proteste, ancor di meno sulle assurde pretese di “sparuti anarchici intenzionati a sovvertire l’ordine pubblico”, poca roba sui nuovi morti in mare mentre su barchini improvvisati cercavano una sponda su cui approdare, neanche l’accenno di una risposta ai rilievi mossi dal Consiglio Europeo a proposito delle misure adottate per debellare l’emigrazione, non un rigo per dire che lo Stato è di tutti e non diquesto o quel vantatore di potere e di novità… Così, per un giorno, in Europa, silenzio sulla guerra che insanguina l’Ucraina ormai da 347 giorni, silenzio sulle residue speranze di pace, silenzio sulle minacce di guerra totale, silenzio sui poveri che non ce la fanno… Così, per un giorno, nel mondo, poco spazio alle grida di un Papa che si fa pellegrino dove regnano miseria e morte(ieri in Congo, oggi in Sud Sudan: due Paesi tra i più martoriati da fame e guerre) e pochissime righe dedicate alle miserie che gravano su popoli e nazioni…
Per un altro giorno ancora, così è se vi pare. Ma, ahimè, anche se non vi pare.
LUCIANO COSTA