Eccoli i violenti…

Sono passati tre giorni da quando violenti e venditori di nulla riuniti a Roma, ufficialmente per dire no ai vaccini anti Covid, hanno invece messo in mostra la loro incapacità di accettare regole e norme. Infatti, erano lì per sfidare chiunque non fosse in sintonia con loro, con i loro no e con la loro pretesa di piegare lo Stato al loro volere. Questi violenti senza scrupoli hanno messo in mostra per vie e piazze la loro incapacità di profferire parole degne di appartenere alla metodica del dialogo, la quale dice che si può non essere d’accordo e quindi protestare, ma senza recare danno agli altri, perché loro hanno il diritto di pensarla in maniera opposta di quella vantata dai violenti. I violenti hanno ridotto Roma a campo di esercitazione della loro violenza. E la loro voluta incapacità di esprimere il loro dissenso in maniera civile, cioè negli ambiti di ciò che democraticamente è permesso, li ha portati a sfidare apertamente e convulsamente ogni legge. L’assalto alla sede della CGIL, il maggiore sindacato italiano, idealmente la casa di tutti i lavoratori, attuato senza esclusione di colpi, ha mostrato il loro lato peggiore.

Al sabato violento sono seguiti i commenti più amari e severi, le condanne (alcune decise, altre melliflue), le analisi politiche e sociologiche (le prime per classificare i violenti dentro la destra estrema, quella da loro stessi vantata quale rimedio alla crisi; le seconde per dare fisionomia alla radice del male che le generava), le invocazioni alla ragione, le esortazioni a mettere un freno all’eversione, le richieste di mettere fuori legge chi della violenza fa cibo quotidiano… Però, con tanti distinguo, con troppe giustificazioni, con palesi pretesti di assoluzione (“perché gli estremi si toccano e quel che era accaduto a Roma, magari in modo più blando – ho sentito riassumere da Ignazio La Russa, onorevole nostalgico dichiarato – era già accaduto a Milano”, perché “noi il fascismo – ha detto la Meloni – lo abbiamo già accantonato insieme al saluto romano”, perché “la Lega, che è di lotta e di governo – ha detto Salvini –, sta dalla parte della gente e difende la libertà di tutti…”) , ma anche con severe e inappellabili condanne (perché “è indegno – ha detto Letta – che forze politiche presenti in un Parlamento democratico facciano da scudo a chi della democrazia fa ogni giorno carta straccia”, perché “noi – ha detto Berlusconi – non abbiamo nulla da spartire o anche solo da condividere con la destra estrema”).

A tre giorni di distanza le scene del violento sabato romano, “disegnano – ha detto un commentatore austriaco – un’Italia incapace di tenere a bada quattro violenti in libera uscita”. Verrebbe voglia di rispondergli “ma guarda da che pulpito viene la predica”, può bastare invece ricordargli che non è bello e neppure democratico sebbene assai facile “fare di tutte le erbe un fascio”. Questo non toglie che i violenti ci siano e che a Roma abbiano dato prova della loro forza, nuova o vecchia poco importa.

Eccoli i violenti: sono figli dell’incultura, ignoranti per scelta, cretini per vocazione. Eccoli i venditori di slogan: sono parenti stretti del nulla, seguaci del movimentismo più becero e inutile, sostenitori dell’io sono io, vindici di libertà propria e occasionale ma nemici della Libertà (opportunamente scritta con l’iniziale maiuscola) che contempla il diritto di tutti a essere difesi, con i mezzi più idonei, dal qualunque virus, anche di quello che genera violenza e violenti. Per loro, ha scritto Cristopher Bollas nel saggio L’età dello smarrimento, dedicato alla democrazia “la tendenza ad attaccare la democrazia è assai forte, perché la democrazia è frustrante. E anche quando funziona, di rado porta a gratificazioni immediate, perché ogni singola azione dovrà essere mediata attraverso forme di compromesso. Poiché è molto probabile che includa punti di vista ampiamente conflittuali…”

Bollas dice anche che “dialogare, comunicare, ascoltare, confrontarsi, integrare, lasciarsi mettere in discussione, sono tutte cose che presuppongono la fatica di metterci contro quell’istinto di prevaricazione che abita dentro ciascuno di noi”. Purtroppo i violenti e i loro fiancheggiatori non leggono e mai leggeranno Bollas.

LUCIANO COSTA

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