Epifania, pandemia, befana, stelle e canzoni…

Vigilia dell’Epifania, che tutte le feste si porta via. Però, questa volta la festa è messa in modo da far allungare ulteriormente le vacanze, naturalmente per chi può permetterselo e che ancora riesce a sfuggire alle logiche perverse del virus pandemico. Chi non può permettersi vacanze, di sicuro vivrà la festa dell’Epifania come momento di incontro tra misteri irrisolti: l’arrivo dei Magi, per esempio, con la stella che li guida per condurli fino alla grotta in cui, dice la cronaca di quei giorni, troveranno un bimbo avvolto in fasce e adagiato nella mangiatoia; la nuova visione della stella, che forse è reale o forse solo frutto di fantasia; l’intromissione di una Befana che porta doni pur essendo raffigurazione spietata della non bellezza…

Di tutto e di più, compresi i dati che riguardano l’avanzata della pandemia e poi storielle che la cronaca mette in pagina suscitando, almeno dalle mie parti, qualche allegria.

Vado con ordine e incomincio dai dati della pandemia che ieri ha fatto registrare nuovi record. Secondo il bollettino quotidiano del ministero della Salute, ieri sono stati 170.844 (ieri 68.052); nuovo primato anche per i tamponi, 1.228.410, per un tasso di positività del 13,9% (il precedente era del 15,3%). Ancora alti i decessi: 259 (non erano così numerosi dal 12 maggio quando furono 262), per un totale da inizio pandemia di 138.045. I ricoveri ordinari sono diventati 12.912, con un incremento di 579, mentre i pazienti in terapia intensiva sono 1.392 (+41), con 153 ingressi nella giornata. La regione con il maggior numero di casi oggi si conferma la Lombardia, con 50.104, davanti a Piemonte 20.453), Toscana (18.868), Veneto (16.602) e Campania (12.058). Il totale dei casi da inizio pandemia sale così a 6.566.947. I dimessi/guariti delle ultime 24 ore sono 30.333, per un totale di 5.163.605, mentre gli attualmente positivi crescono di 140.245 unità arrivando al picco di 1.265.297, di cui 1.250.993 in isolamento domiciliare. Secondo gli esperti il picco dei contagi arriverà nelle prossime settimane e benché preoccupante non dilagherà. Infatti, grazie ai vaccini, l’Italia potrà resistere meglio di qualunque altro paese europeo. Insomma, la nostra buona stella brillerà ancora e ancora vincerà.

A proposito di stelle che sono passate, che passano e che passeranno sopra di noi, lo sapevate che ognuna è portatrice di annunci e di novità che basta poco per considerarle buone e di buon auspicio? Per esempio, leggo che la “cometa di Santa Lucia” è passata all’alba del 13 e 14 dicembre lasciando dietro di sé una scia di doni che ha fatto felice bimbi, genitori e nonni. Però, a scoprire il suo passaggio non è stata la curiosità dei bimbi o lo sguardo acuto dei nonni, bensì l’astronomo Gregory J. Leonard, che la intravide il 3 gennaio 2021 in Arizona e che subito la chiamò cometa Leonard, etichettandolo purtroppo come “lume passeggero”, che ci è stato consentito di vedere lo scorso 3 gennaio 2022, a un anno esatto dalla sua scoperta, ma che non vedremo essendo il suo tragitto destinato a perdersi nell’immensità dell’infinito cielo.

Però, ogni Natale si discute della sua cometa: da dove viene, di cosa è fatta, che informazioni porta? Si cercano risposte a domande importanti come quella di cosa c’è negli spazi interstellari. Come al tempo di Gesù, quando apparve la cometa posta oggi nei nostri presepi. I Magi, che erano tre, arrivando da Oriente chiesero subito dove fosse nato il re dei Giudei. Infatti, dicevano agli straniti pastori che incontravano “abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. La stella li precedeva, ma la natura di questa stella era misteriosa e quindi sempre oggetto di discussione.

Era una cometa o una stella? Il Vangelo parla di un evento astronomico generico (in greco aster). Ma Giotto ritrasse una cometa nella Cappella degli Scrovegni dopo aver visto quella del 1301, verosimilmente la cometa di Halley che apparve anche nel 12 a.C. e che qualcosa di speciale l’aveva per davvero, Fu Edmond Halley a identificarla nel 1705 e per molti significò il trionfo della teoria della gravitazione scoperta da Isaac Newton, che non era riuscito a includere in modo perfetto questi oggetti celesti nel suo sistema di mondo. Però, la teoria di Newton metteva fine alla disputa su chi occupasse il centro del mondo: la terra o il sole? Ma, si sa, di dispute astronomiche non si lesinava a quel tempo, inclusa quella sulla natura delle comete. Per esempio, tale Tycho Brahe aveva dimostrato che le comete passano sotto la luna orbitando intorno al sole e non sono vapori nell’atmosfera terrestre come volevano i filosofi aristotelici. Gli astronomi litigavano su come calcolare le traiettorie. I filosofi cercavano soluzioni concettuali per spiegare la natura delle comete, perché non si poteva attingere all’esperienza diretta. I teologi si arrovellavano sulla natura mutevole e imperfetta del cielo attestata dalla stella dei magi. Galileo Galilei fu coinvolto in una disputa sulla natura delle comete guerreggiando col gesuita Orazio Grassi: Terra o Sole al centro, cieli fatti di materia ordinaria o no? Dalla polemica Galilei ne trasse uno dei suoi libri più riusciti, Il saggiatore (1623), dove sancì che la natura è scritta in caratteri matematici.

Anche i teologi, cattolici e proitestanti, si sentivano interpellati. E furono ben 25 le tesi avanzate per aiutare i teologi a capire la stella dei Magi, se fosse esistita davvero e, in tal caso, come interpretare la vicenda, cercando di approfondire quella che forse era solo una credenza popolare: se i Magi seguirono la stella, la seguirono perché nella loro cultura astrologica un evento simile aveva un significato politico? Quell’oggetto celeste non identificato era proprio una stella, non una cometa, non un angelo, non lo Spirito Santo? La ragione umana chiedeva una spiegazione a ciò che i sensi avevano scorto, ma lo spirito intuiva che c’era dell’altro. Oggi la scienza ci dice molto delle comete e cerchiamo altrove i messaggi celesti. Ma ostinatamente la stella dei Magi invita a tenere insieme ragione e fede.

Quanto alle storielle messe in pagina per rallegrare l’animo e rendere meno pesanti i giorni già oppressi e ingarbugliati dal virus, mi ha stupito quella del festival della canzone cristiana, che si svolgerà a Sanremo, proprio dove incomincia e finisce la canzone nostrana, dal 3 al 5 febbraio prossimi. Se ho ben capito, sarà un festival vero, che potrà far sorridere ma che non ammetterà risate fuori posto. La Radio Vaticana – Vatican News sarà media ufficiale dell’evento potendo contare sul patrocinio del Comune di Sanremo e la collaborazione della Diocesi di Ventimiglia- Sanremo sotto la cui giurisdizione canonica cade la città dei fiori. “Il nostro scopo – hanno detto quelli di Radio Vaticana – è portare la Buona Notizia, la voce del Papa nel mondo, la speranza, non lasciare mai nessuno da solo, e questo avverrà anche grazie al calore delle note”.

E’ la vigilia della festa che tutte le feste si porta via. Ho scherzato, però non troppo. Infatti, la cronaca mischia pandemia, stelle e canzoni, credo col solo intento di rendere meno pesante quel che tutti insieme stiamo vivendo. O no?

LUCIANO COSTA

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