Essere Europa e meritare l’Europa

Notizie dalla scuola di formazione politica promossa da Matteo Renzi (Italia Viva) e in corso a Ponte di Legno (Brescia) dicono che i cinquecento giovani riuniti per discutere e magari trovare la via più giusta per “meritare l’Europa” (che è anche il titolo della tre giorni di studio), innanzitutto non sono in vacanza, in secondo luogo vogliono contare-partecipare-decidere come e perché stare in politica e chiedere alla politica i lumi necessari per agevolare confronto e dibattito politico. Buon segno? Forse sì. Soprattutto perché questi giovani e giovanissimi, pur restando tra quelli che la moda colloca tra gli “sfigati” (secchioni, pensatori, marginali, con poche chances da giocare nella corsa che in palio mette successo, conquiste e amori a prima vista), hanno idee e coraggio, possiedono dialettica, conoscono la materia e vogliono da soli cercare risposte convincenti, mettono in conto vittorie e delusioni “perché la politica è essenzialmente successo e sconfitta”. Chiamati a capire l’Europa per meritare l’Europa, hanno ascoltato i protagonisti della politica, ma hanno anche preteso di essere ascoltati. “Se è vero che l’Europa siamo noi – hanno detto in tanti – allora cominciamo a mettere l’Europa nella condizione di essere Nazione, cioè insieme di popoli che credono nella forza del fare insieme, del mettere in comune idee e progetti per il bene della gente. Cioè senza concedere nulla a chi per l’Europa predilige la conservazione utilitaristica piuttosto che l’apertura coraggiosa a popoli ed esperienze diverse.

Non so se per caso o per coincidenza fortuita, a qualche centinaia di chilometri di distanza da Ponte di Legno e dal corso di formazione politica in corso, in Slovenia, i temi della solidarietà europea e cooperazione internazionale, delle migrazioni e dei cambiamenti demografici, che sono l’essenza dell’essere e del cercare di essere Europa, sono stati al centro dell’intervento che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e inviato di papa Francesco, ha dettato allo Strategic Forum “Future of Europe organizzato a Bled, in Slovenia. “L’attuale indebolimento della fiducia nel diritto internazionale e nelle organizzazioni internazionali — ha spiegato il cardinale — è tristemente innegabile e non senza conseguenze sullo stesso progetto europeo. Esso può incidere, in particolare, sul senso di appartenenza all’Europa, che si fonda sull’adesione ai suoi valori fondamentali quali il rispetto della dignità della persona umana, un profondo senso di giustizia, libertà, operosità, spirito di iniziativa, amore per la famiglia, rispetto per la vita, tolleranza, desiderio di cooperazione e di pace”. Un’epoca di rapidi cambiamenti come la nostra, ha aggiunto il presule, “può portare con sé una perdita di identità, soprattutto quando mancano valori condivisi”.

Parlando di Nazione europea che conserva profonde radici cristiane, il cardinale ha detto che “ovunque si cerchi di riflettere sul futuro dell’Europa e di riscoprire l’identità europea, resta fondamentale incoraggiare e sostenere un dialogo aperto, trasparente e regolare con i rappresentanti delle Chiese e delle associazioni o comunità religiose, che contribuiscono a plasmare i valori europei”. Questo significa che l’Europa deve riscoprire il valore dell’accoglienza, che “la solidarietà europea è al centro del progetto europeo”, che “la cooperazione non dovrebbe limitarsi ai confini europei perché, come ha dimostrato la pandemia da covid-19, siamo tutti sulla stessa barca, fragili e disorientati, sia in Europa che nei confronti del resto del mondo”.

Basta guardare al dramma delle migrazioni per rendersene conto. Su questo versate si misura infatti il senso politico dell’Europa Nazione. Secondo il cardinale “occorre uno sforzo globale”; secondo i giovani riuniti a Ponte di Legno è necessaria una politica di accoglienza comune, senza mezze misure e sena pietre d’inciampo o chiusure. E chi non accetta questo modo di procedere – mandano a dire i giovani – vuol dire che non solo non è Europa, ma neppure la merita questa Europa”.

Infatti, ha detto chiaramente il cardinale Parolin in Slovenia “nel contesto odierno, le soluzioni frammentarie sono inadeguate. Invece, c’è bisogno di comunità solidali che assistano i migranti e consentano loro di imparare a rispettare e assimilare la cultura e le tradizioni delle nazioni che li accolgono. Lungo queste linee, i leader europei dovrebbero promuovere attivamente politiche che accolgano, proteggano e integrino migranti, rifugiati e richiedenti asilo”.

La delicata questione dei migranti si lega anche ad altri due importanti aspetti. Il primo è il cambiamento demografico e gli aiuti alle famiglie. “In diversi Paesi europei – ha spiegato l’inviato del Papa – c’è bisogno di politiche familiari ampie e lungimiranti, per dare ai giovani un lavoro sufficientemente stabile e sicurezza per le loro case, e per creare le condizioni necessarie per la crescita delle famiglie, che è preziosa per il futuro del continente europeo” Il secondo tema è la necessità di costruire un’autonomia strategica dell’Ue. Questo significa due cose. La prima: “I Paesi europei dovrebbero vedersi come partner, e non come concorrenti, o come colonizzatori”. La seconda: “L’autonomia strategica dovrebbe restare aperta a una più ampia cooperazione con altre Nazioni”.

Su questi presupposti Ponte di Legno (Italia) e Bled (Slovenia) hanno trovato convergenza e, soprattutto, giovani disposti a mettersi in gioco per conquistarli e renderli attuali.  Credo si possa attribuire questa convergenza al valore della politica, che quando è abbracciato, amato e studiato dà sempre buoni frutti.

LUCIANO COSTA

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