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Euro sonanti alla Tunisia e schiaffi ai migranti…

Sui migranti che dalla Tunisia cercano di andare verso l’Europa, c’è un memorandum d’intesa, ma basta leggerlo per capire che è ancora lontano dall’idea di un impegno che impedisca soprusi e vergognosi ricatti sulla pelle dei disperati che vogliono fuggire da situazioni vergognose e indegne del vivere civile. C’è un memorandum che suppone un’intesa (pagata in euro sonanti, pare), ma per comprendere il clima che regna sulle politiche migratorie non è sufficiente leggere le dichiarazioni entusiastiche degli esponenti del partito di maggioranza, che parlano di ritorno trionfale della Presidente del Consiglio da Tunisi dopo aver intascato un memorabile memorandum d’intesa. E non è neppure sufficiente aggiungere al peana innalzato dai governativi, le dichiarazioni dei leghisti, per i quali qualsiasi ostacolo posto agli arrivi in Italia è sempre troppo poco. Per capire davvero in quale clima culturale strutturale sia caduto il Paese sui migranti, occorre invece mettere a fuoco anche le reazioni nelle opposizioni: innanzitutto il troppo silenzio del Pd, poi l’equidistanza sposata dal M5s, quindi il non intervenire della segretaria del Pd… Il nocciolo delle reazioni è racchiuso nella preoccupazione che qualunque intesa raggiunta venga poi disattesa proprio dal Governo che ha accettato l’intesa. In altre parole, resta dubbia l’affidabilità del governo tunisino… Quindi, nessuna certezza e pochi diritti per i migranti in transito da quel Paese.

Ieri Paolo Lambruschi, su Avvenire, ha scritto che “l’Europa continua nella politica miope della finanziarizzazione delle politiche migratorie. Dopo la Turchia e la Libia, la firma del memorandum a Tunisi dimostra che il modello che prevede cospicui assegni in cambio del blocco delle partenze in chiave esclusivamente securitaria è uno standard. Senza prevedere, però, garanzie di rispetto dei diritti umani dei migranti in transito e senza che i patti vengano rispettati. Siamo infatti arrivati a firmare un accordo con Tunisi perché in Libia e in parte in Turchia gli accordi di stop dei migranti in cambio di soldi non hanno funzionato…”. Ma anche in questo caso, prevalgono gli interessi. Infatti, la Tunisia, come dimostra l’accordo, per Roma e l’UE è diventato un partner strategico per l’approvvigionamento di energie alternative, il turismo e gli scambi culturali. Inoltre, in Tunisia hanno sede 900 aziende italiane e ci sono legami storici e culturali importanti. Il Paese non può dunque fallire, anche per ragioni geopolitiche. Ma tutto ciò non può avvenire sulla pelle di migranti disperati.

Come sostengono gli esperti di politica “è interesse comune di Tunisia ed Europa che le partenze senza sicurezza si fermino per salvare vite umane e che i flussi vengano gestiti e i trafficanti contrastati. Ma certi limiti sono invalicabili quando si tratta della vita umana. Allora bisogna fare chiarezza sul memorandum. In concreto se Tunisi ha già ricevuto 55 milioni di euro dall’Ue dal 2017 al 2020 per fermare i flussi migratori e non ha fatto molto nonostante ne abbia i mezzi, perché raddoppiando la cifra dovrebbe fare di più? E cosa succederà ai migranti che verranno fermati in mare dalle pattuglie navali tunisine ed europee?”. Tante domande, nessuna risposta. Così, senza ottenere risposte chiare da Tunisi soprattutto sui diritti umani, l’Ue rischia di fare un altro clamoroso passo falso.

(A cura di LUCIANO COSTA)

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