Oggi l’analisi sulle condizioni in cui vivono milioni di persone (è contenuta nel nuovo rapporto Caritas sulle povertà) è fatta considerando due aspetti essenziali: lavoro e pandemia. Domani, però, sarà necessario aggiungere ai due temi – pandemia e lavoro -, i devastanti effetti che i conflitti (ideologici, economici, territoriali, politici, di alleanza oltre che di collocazione in sistemi diversi) tra Ucraina e Russia – la prima vede il suo futuro nell’Europa Unita, in un contesto di libertà e democrazia; la seconda non vuole intrusi alle sue porte, tanto meno se chiedono di diventare membri della Nato – produrranno in tutto il mondo. Per adesso, l’analisi della Caritas dice che lavoro e pandemia restano una missione impossibile (o quasi) per lavoratori atipici, per lavoratori giovani e anziani, disabili, Rom, migranti e badanti. La pandemia, infatti, ha avuto un impatto ancora più forte su chi, nel mondo del lavoro, ha una posizione precaria oppure sta muovendo i primi passi come stagista o contrattista. Il rapporto di Caritas Europa, sulla base di un’indagine compiuta in 18 nazioni dell’Ue da una rete di organizzazioni che lottano contro la povertà e l’esclusione sociale, è impietoso tale da sollecitare non più promesse ma solo azioni concrete.
Il rapporto, insieme alle cifre e alle analisi dei flussi, mete in evidenza anche la condizione delle persone. Come quella di Anna, 49 anni, che intervistata dalla Caritas della Repubblica Ceca dice: “Mi hanno licenziata perché non sono andata al lavoro per quattro giorni. Dovevo curare a casa mio marito malato. Ho già trovato un altro lavoro, ma l’entrata è così bassa che non riesco a sfamare me e mia figlia. A causa della pandemia non ho potuto avere un lavoro part-time. Quando mio marito ha avuto il Covid ero terrorizzata di essere scoperta perché non avrei avuto diritto a nessuna forma di aiuto da parte dello Stato…”.
È proprio questa precarietà e incertezza, sottolinea il rapporto, che si abbatte sulle categorie più deboli e rende davvero lontano l’obiettivo di un “mercato del lavoro inclusivo”, cioè capace di operare perché nessuno sia lasciato indietro. Dal febbraio del 2020, si legge nel rapopirtio Caritas Europa, la pandemia ha causato una forte recessione e cambiato il nostro modo di vivere e lavorare. Un impatto irregolare, che ha colpito in particolare “quei gruppi di lavoratori che erano già in situazione di vulnerabilità”. Il Covid-19 “ha rinforzato pre-esistenti disuguaglianze, ha accentuato il divario nel mercato del lavoro europeo causando un aumento della disoccupazione pari a 4,6 milioni di lavoratori dalla fine del 2019 all’inizio del 2021”. Durante la pandemia, lo sviluppo di numerose misure di supporto sostenute dai finanziamenti europei, “ha aiutato a prevenire l’emergenza e a impedire una disoccupazione catastrofica, ma l’impatto socio-economico è stato percepito”. Fondamentale, nei due anni passati, è stata la rete di aiuti messa in campo a sostegno di chi si è trovato ai margini o espulso dal mondo del lavoro da parte della Caritas nazionali e di altre organizzazioni no-profit. Misure diverse da Paese a Paese, come diverse le categorie soccorse.
Le Caritas, si legge nel rapporto, “hanno adottato piani sanitari, modificato le loro risposte, come offrire lavori e servizi da remoto e online per i lavoratori domestici, adattare gli orari per il loro personale, distribuire beni essenziali e misure di protezione”. Però, nonostante gli sforzi, i giovani, in tutta Europa, stanno vivendo “una delle situazioni più vulnerabili” con un tasso di disoccupazione molto più alto rispetto alla popolazione complessiva: era al 24% nel 2013, quando raggiunse il picco, poi scese gradualmente al 15% nel 2019 per poi riprendere a salire con la crisi del Covid.
“Questa situazione – ha affermato il presidente di Caritas Europa – richiede di continuare a investire sull’economia sociale in modo da avere ricadute sull’economia e sull’ambiente. Tutto questo è richiesto, in particolare, nei Paesi ex comunisti”. Dall’analisi delle varie situazioni emergono così 18 raccomandazioni sulle strategie da intraprendere per favorire una ripresa uniforme dalla crisi, capaci cioè di andare a sostenere le comunità e i settori più colpiti dalla perdita di posti di lavoro. Tra le richieste di Caritas Europa c’è anche quella di introdurre una direttiva quadro dell’Ue sul reddito minimo che possa garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini.
Ma, c’è qualcuno in Europa disposto a farsi carico delle situazioni denunciate e magari a porvi rimedio?
L. C.