Una giornata della terra per dire che la terra è di tutti e che bisogna salvarla dal degrado in cui gli umani, cioè noi tutti, l’hanno costretta. Oggi, 22 aprile, per Earth Day, che da 52 anni mobilita milioni di persone di ogni continente per la tutela della madre terra, a ciascuno viene chiesto almeno un pensiero riconoscente (per ciò che la terra ha generosamente donato), un altro per chiederle perdono (per tutti gli scempi provocati) e un altro ancora per assicurarle rispetto e amorevole protezione. Si tratta di “investire nel nostro pianeta”, chiede la giornata odierna, non per sconvolgerlo, bensì per renderlo sempre più abitabile. Come? Indicando, per esempio, soluzioni per combattere il cambiamento climatico e incentivare tutti, governi, cittadini e imprese, a fare la propria parte. Soluzioni possibili sono indicate da tanti, ma non da tutti. Però, volendo, nell’enciclica Laudato si’, che sarà pure materia per cristiani ferventi e ubbidienti al Papa ma che nella sua essenzialità è pane per chiunque abbia a cuore la terra che calpesta, c’è tutto quel che serve per assicurare alla madre terra il buon futuro che merita. L’enciclica, con semplici parole, evidenzia le drammatiche conseguenze dell’inquinamento e di quella “cultura dello scarto” che sembra trasformare il pianeta “in un immenso deposito di immondizia”. Per andare oltre questo drammatico scenario è allora necessario adottare modelli produttivi diversi, basati sul riutilizzo, il riciclo, l’uso limitato di risorse non rinnovabili. Tutto questo di fronte a cambiamenti climatici che sono diventati “un problema globale” causando gravi “implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche”. E se papa Francesco chiede di avere “una opzione preferenziale per i più poveri” e per quell’ecologia integrale, sempre “inseparabile dalla nozione di bene comune”, che deve diventare un nuovo paradigma di giustizia, ogni persona che abbia a cuore il destino suo e della terra che abita altro non deve fare se non operare nella direzione della salvaguardia di ogni cosa che appartiene alla madre terra.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica, per tutta la giornata, da Roma vengono irradiate immagini e messaggi. Il programma che si chiama OnePeopleOnePlanet (un popolo, un pianeta), offre oggi una maratona multimediale di 14 ore, dalle 8.30 alle 22.30, che celebrando la 52.ma Giornata Mondiale della Terra, chiede a tutti di fermarsi a riflettere per trovare soluzioni comuni per la salvaguardia del bene comune. Al centro, ancora una volta, ci sono i giovani, veri protagonisti della grande questione ambientale. L’evento italiano nasce dagli sforzi di due organizzazioni, Earth Day Italia e Movimento dei Focolari, che hanno dato vita al Villaggio per la Terra di Villa Borghese inaugurato all’indomani dello storico accordo sul clima di Parigi.
Resta però poco tempo per salvare la terra dal completo degrado. Si deve quindi passare dalle parole ai fatti. Alle ferite del pianeta si deve rispondere con una autentica azione-conversione ecologica, che presuppone l’impegno di tutti per cambiare gli stili di vita e per incanalare il progresso su binari che tengano conto del diritto a vivere in sintonia con la terra. E’ anche l’impegno (dichiarato ma spesso disatteso) di imprese e governi, ma questa sensibilità, purtroppo, difficilmente si traduce in azione. Ragion per cui il grido della Terra viene ancora troppo spesso soffocato da ingiustizie e interessi economici. Le 26 conferenze sul clima fin qui svolte, hanno infatti indicato le soluzioni, ma queste non sono mai state applicate. Tutto questo, dicono gli esperti “mette a rischio l’esistenza stessa del genere umano”.
In questi anni tante persone hanno fatto una scelta precisa: prendersi cura della terra e delle persone che la abitano. I giovani, in particolare, hanno capito che loro dovere è anche quello di “fare chiasso per farsi sentire dai governanti del mondo”. La loro e nostra speranza è che si possano compiere passi decisivi. La situazione è complessa, anche a causa della guerra in Ucraina, ma come dicono gli organizzatori italiani della Giornata della Terra “non dobbiamo perdere la speranza”.
Le prime due parole che celebrano la terra in questa Giornata Internazionale possono essere acqua e madre. L’acqua, che non ha forma, per la chimica è il liquido più studiato, il più semplice e il meno compreso. Nutre e avvolge come una carezza, ma ci minaccia e ci spaventa per la sua violenza, perché nulla è più debole e cedevole. Ma nulla più dell’acqua attacca e distrugge ciò che è forte e duro. E forse perché siamo fatti di acqua non sappiamo bene chi siamo. L’altra parola è madre, che è benigna e sempre pronta ad abbracciare chi a lei si avvicina con cuore semplice. Alle due parole essenziali se ne aggiungono altre tre, altrettanto essenziali: amore, luce colore. Amore per confermare che nessuno è escluso dall’abbraccio della madre terra; luce, che il clima avvelenato dagli uomini sta sempre più sporcando, per illuminare il cielo che a tutti regala l’arcobaleno della pace e della concordia; colore, che è la tavolozza di tutte le emozioni, per mettere gioia e fiducia dove regnano infelicità e disperazione.
Una Giornata della Terra: viviamola e facciamola vivere.
LUCIANO COSTA