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Guerra ed elezioni, due emergenze…

Due emergenze tra tante chiedono spazio per indurre uomini e donne a inventare qualcosa, qualsiasi cosa, utile a trasformarle in opportunità: la guerra in Ucraina e le elezioni politiche che io e voi, italiani e democratici, siamo chiamati a onorare col voto e non con la fuga dal voto.

La guerra in Ucraina, comunque la si guardi, è guerra di invasione senza giustificazione alcuna, è un sopruso, un orrendo modo di schiacciare un popolo per obbligarlo a sottomettersi al potente di turno, quel Putin che ancora ieri, con un discorso allucinante, ha messo in circolo una somma orrenda di minacce dimostrando di essere sempre più il folle e furibondo zar delle sue russie, l’invasore che adesso, ma non solo da adesso, si fa oppressore di altrui libere scelte, distruttore della Ragione, del Senso, della Politica, del Dialogo e di tutto ciò che appartiene al concetto di pacifica convivenza fondata su libertà e democrazia. Ieri in questo spazio dominava il “mala tempora currunt”, oggi sulla scena scorre, tragica e ammonitrice, la frase che ricorda come “il sonno della ragione genera mostri”. Così restiamo afflitti, angosciati, dolenti e preoccupati davanti agli scenari di una guerra che non lascia margine alcuno alla speranza di pace. Ma che tempo è quello in cui stiamo vivendo? Che mondo è quello che sceglie la morte al posto della vita, che mette la guerra al posto della pace, che odia invece di amare, che cancella la libertà e impone al suo posto la dittatura, che non capisce l’importanza del dialogo “costi quel che costi”, che si rifiuta di mettere fiori nei propri cannoni?

Poi, le elezioni politiche, che in teoria dovrebbero esaltare la democrazia ma che in pratica, adesso, appaiono e sono, con rare eccezioni, un ammasso di bugie e mezze verità certo utile per accalappiare voti ma non per esaltare l’intelligenza e la scelta degli elettori. I quali ascoltano senza comprendere il valore delle parole pronunciate e vedono senza accorgersi che le immagini appartengono alla finzione e mai al vissuto reale. In un quadro così desolato e desolante assumono grandissimo valore l’appello alla Pace – una Pace senza se e senza ma – di nuovo e coraggiosamente innalzato al cielo da papa Francesco, l’invocazione di tanti che chiedono alla Ragione e alla Politica di essere protagoniste della riconciliazione, garanti del diritto alla libertà di ogni popolo, testimoni della pace, costruttori di bene per tutti e, anche, l’invito a osare la speranza rivolto dai vescovi italiani al popolo elettore, “a tutte le donne e gli uomini d’Italia” che domenica saranno chiamati a scegliere con chi stare e dove andare.

Ho cercato traccia dell’appello sulle pagine dei giornali e sui potenti mezzi della comunicazione mediatica trovando accenni ma non resoconti fedeli di ciò che i vescovi volevano comunicare. Però, tra le righe, ho visto affiorare la critica ai cattolici che “se ne stanno con le mani in mano, quieti nel loro vivere mentre la casa comune brucia e la gente non sa più a che santo votarsi”. Allora ho riletto la con rinnovato interesse la pagina diffusa dalla Conferenza Episcopale Italiana, dedicata alle imminenti elezioni politiche, trovandola eloquente, coraggiosa, ispirata al bene comune e lontana da ogni questione di parte, quindi degna di essere condivisa. E siccome è assai probabile che la nota non appaia nei soliti canali di informazione, scelgo di pubblicarla qui invitando chi può, chi vuole, chi cerca motivi per avere fiducia e chi spera in tempi caratterizzati dalla ricerca del bene comune a dedicarle lettura e attenzione.

Scrivono i vescovi, rivolgendosi agli elettori, ai giovani, ai disillusi, agli eletti e cercando di mettere ogni parole nel quadro di possibili e ragionevoli prospettive e dicono…

Agli elettori – Il voto è un diritto e un dovere da esercitare con consapevolezza. Siamo chiamati a fare discernimento fra le diverse proposte politiche alla luce del bene comune, liberi da qualsiasi tornaconto personale e attenti solo alla costruzione di una società più giusta, che riparte dagli “ultimi” e, per questo, possibile per tutti, e ospitale. Solo così può entrare il futuro! C’è un bisogno diffuso di comunità, da costruire e ricostruire sui territori in Italia e in Europa, con lo sguardo aperto al mondo, senza lasciare indietro nessuno. C’è urgenza di visioni ampie; di uno slancio culturale che sappia aprire orizzonti nuovi e nutrire un’educazione al bello, al vero e al giusto. Il voto è una espressione qualificata della vita democratica di un Paese, ma è opportuno continuare a sentirsene partecipi attraverso tutti gli strumenti che la società civile ha a disposizione.

Ai giovani, che per la prima volta si recano a un seggio elettorale, diciamo di avere fiducia! Con il vostro voto lanciate a tutta l’Italia un forte messaggio di partecipazione alla costruzione del bene comune, nel rispetto della persona, di tutte le persone in ogni fase della vita. Questo è il vero criterio per orientarsi nelle scelte. Il vostro impegno per la cura del Creato è un esempio per tutti. Vedere che i giovani si pongono dalla parte di chi vuole affrontare e risolvere i problemi è un segno che fa ben sperare. E impegna, allo stesso tempo, noi adulti a non tradire i vostri sogni.

Ai disillusi, a coloro cioè che dopo molti anni, sono tentati di pensare che nulla cambierà anche stavolta, ricordiamo che il contributo di tutti è molto prezioso. Comprendiamo la vostra preoccupazione: sarà possibile mettere da parte le divisioni e guardare al bene del Paese? Vi invitiamo, però, a non far prevalere la delusione: impegniamoci! La partecipazione democratica è amore per il nostro Paese. Invitiamo chi si trova ad affrontare gravi problemi e si sente ai margini della società a non scoraggiarsi e a dare il proprio irrinunciabile contributo.

Agli eletti – Chiediamo ai futuri eletti di non dimenticare mai l’alta responsabilità di cui sono investiti. Il loro servizio è per tutti, in particolare per chi è più fragile e per chi non ha modo di far sentire la sua voce. L’agenda dei problemi del nostro Paese è fitta: le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, la protezione degli anziani, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, l’accoglienza, la tutela, la promozione e l’integrazione dei migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale… È il tempo di scelte coraggiose e organiche. Non opportunismi, ma visioni. Vi invitiamo a vivere la responsabilità politica come “la forma più alta di carità”, che è e resta la risorsa principale per dare forma e sostanza a prospettive capaci di regalare speranza e fiducia alla gente… Se è questo il quadro di riferimento, aggiungono i vescovi…

Ripartiamo dai luoghi di vita: qui abbiamo ritrovato il senso della prossimità durante la pandemia. Il Cammino sinodale che le Chiese in Italia stanno vivendo può costituire davvero un’opportunità per far progredire processi di corresponsabilità. È sempre nei luoghi di vita che abbiamo appreso l’arte del dialogo e dell’ascolto, ingredienti indispensabili per ricostruire le condizioni della partecipazione e del confronto. Riscopriamo e riproponiamo i principi della dottrina sociale della Chiesa: dignità delle persone, bene comune, solidarietà e sussidiarietà. Amiamo il nostro Paese. La Chiesa ricorderà sempre questo a tutti e continuerà a indicare, con severità se occorre, il bene comune e non l’interesse personale, la difesa dei diritti inviolabili della persona e della comunità.

Se ho osato l’impossibile, credetelo: l’ho fatto apposta per indurvi a leggere e a pensare che alla fine, il Bene Comune dipende da come noi esprimeremo il voto che la democrazia ci mette a disposizione. Insomma: dipende da noi. Quindi, impegniamoci. E il resto verrà di conseguenza.

LUCIANO COSTA

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