Cinquecentocinquanta giorni – pari a diciotto mesi , vale a dire un anno e mezzo – di guerra scatenata da un pazzo finto illuso zar che vuole il dominio e nessuno che gli dica “smettila”, di bombe che cadono a grappoli, di morti ammazzati (bambini, ragazzotti innocenti, civili ancorati alle radici, vecchi obbligati a stare dove son nati e cresciuti, maschi e femmine, tutto compreso), invocazioni-appelli-sollecitazioni-preghiere accorate per aprire strade di pace miseramente sotterrate dalla violenza e dalla sete di conquista… E’ la guerra in Ucraina, è la guerra che la Russia ha scatenato e che il suo “padrone”, ancora ieri (in video e non di presenza, che altrimenti sarebbe stato arrestato sulla base del mandato internazionale che lo accusa di crimini contro l’umanità) ha cercato di giustificare definendola “necessaria per impedire all’Occidente di estendere il suo dominio e il suo pensiero”. Ed è ancora la “stupida guerra” che “stupidi umani” e “scellerati dittatori” alimentano per “fare affari”, per “arricchirsi”, per “credersi potentissimi”, per “mostrare muscoli”, sempre e comunque mal supportati, anzi, per niente supportati da intelletto… Raccontano le cronache che le forze d’occupazione hanno fortificato il fronte, rendendo estremamente complessa la controffensiva di Kiev”, che si cerca, da entrambe le parti, di indebolire il nemico con colpi dal cielo, che nella sostanziale impasse bellica si intensificano le pressioni per un cessate il fuoco, sebbene a differenti condizioni…
Poi, ieri sera, quando già le redazioni dei quotidiani avevano chiuso il capitolo guerra segnando soltanto la quantità dei giorni consumati a combatterla, la notizia che metteva tutte le altre in secondo piano: Evgenij Prigozhin, capo della milizia Wagner, protagonista di efferate azioni in Ucraina e poi critico della leadership del suo Paese, fino alla marcia su Mosca del 23 giugno, è morto. Il suo aereo, in volo da San Pietroburgo a Mosca con dieci persone a bordo, tra queste il suo braccio destro Utkin, è precipitato: forse colpito da un missile, forse fatto esplodere, forse attaccato come un qualsiasi oggetto di guerra o, forse, precipitato a causa di chissà quale avaria. In attesa di una versione ufficiale, prevale quella messa in circolo dalla Wagner, la sua scellerata milizia, che dice “il capo è rimasto vittima della vendetta del Cremlino, di Putin, della Russia ai suoi ordini”. In ogni caso, l‘uscita di scena di Prigozhin sembra rafforzare lo stesso Putin e l’uso del terrore, interno ed esterno, da lui usato per confermare il suo dominio sul Paese. Tutto il resto – negoziato, ritiro, compromesso, pace… – resta nel vago e lascia noi tutti increduli e sgomenti.
EPPURE, PERÒ, CHISSÀ PERCHÉ, CASUALMENTE O VOLUTAMENTE, “ci sono persone felici”, che “lo sono semplicemente perché vivono quel che stanno vivendo e ne sono appagati”. Ha raccontarmi la felicità vista e ammirata è stato, appena stamattina, Antonio Spadaro, intelligente editorialista oltre che eccellente scrittore. Con semplicità disarmante mi ha semplicemente detto che la felicità si accompagna, a volte, con “un caffè al mattino, con l’odore delle pagine di un giornale, con una nuotata, con la vista di una cima, con una chiacchierata”. Infatti, racconta Antonio, “ad agosto ho visto un signore anziano con la pelle bruciata dal sole e dal lavoro scendere in acqua in camicia a quadretti. È arrivato fino a che l’acqua quasi toccava il bordo dei pantaloncini. Ha socchiuso gli occhi ed è rimasto lì. A guardare o a pensare? Aveva chiuso gli occhi o li aveva socchiusi per vedere meglio il mare? E cosa ha visto? È rimasto così per minuti lunghi, immobile e fiero…”, forse cosciente della bella esperienza vissuta, forse appagato del risultato ottenuto. E dopo? Dopo, gli resterà il tempo “per godere quei momenti di sublime e piena felicità” o dovrà accontentarsi di aver sognato?
NON HA CERTO SOGNATO L’INDIA che l’altro ieri, evitando la figuraccia rimediata dalla Russia con la sua navicella naufragata e andata in frantumi, ha preso possesso, anche lei, della luna entrando così a pieno titolo nel club dei cosiddetti “Paesi lunari”. Si tratta, come è facile immaginare, di un momento storico, che corona anni di lavoro e che (forse) apre nuovi scenari. Per caso o per ironia della sorte, l’allunaggio indiano è avvenuto mentre in Sud Africa, esattamente a Pretoria, si svolgeva la riunione annuale dei “Brics”, cioè di alcuni dei cosiddetti Paesi non allineati, o non perfettamente allineati, con il resto del mondo. Proprio lì il premier indiano Narendra Modi ha seguito l’operazione finale della missione trasmettendo, ovviamente, la sua soddisfazione per la conquista e obbligando gli altri, impegnati con la Cina a trovare il modo per opporsi “allo strapotere del “G7 e dell’Occidente”, a partecipare alla festa…
RITORNO ALLO SCEMPIO DELLA GUERRA IN UCRAINA per riferire lo sgomento e la rabbia che ha suscitato la notizia dei bambini ucraini che si trovano in Russia e che potrebbero non rivedere più le loro famiglie. Secondo questa notizia, la responsabile di questa ingiustizia “ha il nome di una donna con un viso d’angelo incorniciato da lunghi capelli biondi”, che si chiama Elena Milskaya e che è la moglie di Alexandr Kurenkov, attuale ministro per le emergenze, da lungo tempo collaboratore del presidente Putin. Secondo le informazioni diffuse “Elena Milskaya ha lavorato in diverse fondazioni di proprietà dell’oligarca Malofeev, ultra-nazionalista vicino agli ambienti più radicali della Chiesa ortodossa”, esibendo ovunque e sempre il suo “finto viso d’angelo”, quello che le ha permesso “di acquistare una casa da 600 milioni di rubli, quasi 600mila euro al cambio attuale, e altre proprietà terriere” e di far guadagnare al marito, capo di una fantomatica Ong, attraverso fondi erogati dal ministero, la bella somma di 700mila euro”. Secondo quanto riferisce il sito informativo di “Proekt”, c’è l’ombra della Elena Milskaya anche dietro il trasferimento di bambini nelle zone occupate dai russi nelle prime fasi dell’operazione militare speciale in Ucraina. Ma non solo. Infatti, ci sarebbe sempre la “bella col viso d’angelo”, ovvero Elena Milskaya, dietro al rapimento di centinaia di piccoli dagli orfanotrofi di Donetsk e alla loro deportazione…”. Tutto questo perché, dicono le in formazioni trapelate, Kurenkov e sua moglie possono contare su amicizie potenti. “Non solo il presidente Putin, ma anche Danil Martynov, il sanguinario vice-capo della guardia nazionale cecena, che sta aiutando Elena Milskaya a sviluppare le sue losche attività di commercio bambini indifesi…”. Secondo gli esperti, una parte dei bambini prelevati viene offerta in adozione a famiglie russe e la parte restante, la maggiore, portata in campi di rieducazione. Brutta, bruttissima storia…
LUCIANO COSTA