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I bambini rubati all’Ucraina sono crimini infami…

Quella attuata in Ucraina dalla Russia e dal folle zar che ancora la comanda è un’azione in fame, irragionevole, violenta e priva di qualsiasi umanesimo. E’ questa l’interpretazione suggerita dalle decisioni assunte e rese note dalla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia e dall’Onu. Sulla base di denunce e riscontri, la Corte penale internazionale dell’Aja ha emesso un mandato di arresto internazionale per crimini di guerra contro Vladimir Putin: è accusato di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia, e la stessa accusa, con un secondo mandato di cattura, è stata contestata a Maria Lvova-Belova, commissaria di Mosca per i diritti dei bambini. Investigatori e magistrati che indagano sui crimini compiuti durante il conflitto spiegano che questo filone di indagine ha sempre avuto la priorità perché “bambini e adolescenti non possono essere trattati come bottino di guerra”. E adesso, al termine di verifiche complesse, anche per quanto riguarda la procedibilità e gli aspetti giuridici, i tre giudici – l’italiano Rosario Aitala, la giapponese Tomoko Akane e il costaricano Sergio Ugalde -, hanno accolto le richieste del procuratore generale della Corte.

Prevedibile, sfacciata e di nuovo priva di qualsiasi principio di umanesimo la risposta di Putin: “Le decisioni della Corte penale internazionale – ha mandato a dire dai suoi collaboratori – non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale”. L’ucraina ha definito invece “storica” la decisione. Secondo quanto accertato dai giudici della Corte dell’Aia, il commissario russo per i diritti dei bambini avrebbe ordinato l’invio degli adolescenti e dei bambini nelle strutture controllate da Mosca sin dalle prime settimane dopo l’invasione dell’Ucraina mentre nel maggio 2022 Putin ha firmato un decreto per snellire e rendere subito operative le procedure per far ottenere agli ucraini la cittadinanza russa. Come più volte denunciato dagli osservatori e dai media indipendenti, il metodo usato dall’invasore russo era spietato: minori separati dalle famiglie e inviati nei campi di rieducazione russi e poi affidati ad altre famiglie per l’adozione definitiva. Il mandato di cattura internazionale è stato emesso perché ai capi di Stato non viene riconosciuta l’immunità nei casi che coinvolgono crimini di guerra, crimini contro l’umanità o genocidio. Gli analisti internazionali sono consapevoli che al momento sia praticamente impossibile eseguire il provvedimento di cattura, ma si tratta di un atto che comunque limita i movimenti del presidente russo e inevitabilmente apre nuovi scenari nel conflitto.

Al documento della Corte Internazionale dell’Aia si è aggiunta ieri la pubblicazione del rapporto della Commissione d’inchiesta dell’Onu contenente l’accusa a Mosca di aver commesso “un numero considerevole di crimini di guerra in quattro regioni ucraine nelle prime settimane dopo l’invasione russa” e specificando come “le situazioni esaminate riguardanti il trasferimento e la deportazione di bambini, rispettivamente all’interno dell’Ucraina e nella Federazione Russa, violano il diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra”. In più, secondo rapporto di un centro di ricerca dell’università di Yale, pubblicato nel febbraio 2023, dal titolo “Il sistematico programma della Russia per la rieducazione e l’adozione dei minori ucraini”, tra febbraio 2022 fino a gennaio 2023 “sono stati trasferiti più di 6.000 giovani di età compresa fra 4 mesi di età e 17 anni”. I ricercatori hanno individuato “43 strutture di detenzione e rieducazione, di cui 12 attorno al mar Nero, 7 nella Crimea occupata, 10 attorno alle città di Mosca, Kazan ed Ekaterinburg, mentre gli altri nelle regioni dell’estremo oriente russo, di cui 2 in Siberia”. Nel dossier si specifica che “i genitori sono stati costretti, ingannati con la promessa di un trasferimento temporaneo o non interpellati del tutto e i moduli di affido compilati con firme false”. In ogni caso, la capacità dei genitori di fornire un consenso effettivo viene considerata dubbia, perché “lo stato di guerra e la minaccia implicita delle forze di occupazione rappresentano una forma di costrizione costante”.

Il primo anno di inchiesta della Commissione internazionale indipendente sull’Ucraina ha concluso il suo primo anno di indagine con una relazione che parla di «crimini di guerra che includono uccisioni volontarie, attacchi a civili, reclusione illegale, torture, stupri, trasferimenti forzati e deportazione di bambini». Per quella che viene definita «ipotesi di genocidio», condensata in 18 pagine, corredate da centinaia di allegati fotografici, filmati, esami balistici e di medici legali.

Ma non sarà facile processare Putin e la Russia. Però, è almeno chiaro che Putin, il folle zar, non potrà mettere piede in decine di Paesi del mondo che, avendo aderito alla Corte penale dell’Aja, avrebbero l’obbligo di arrestarlo. “Tuttavia, avverte il Procuratore Capo della Corte, Karim Kan – dobbiamo garantire che i responsabili dei presunti crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni e che i bambini siano restituiti alle loro famiglie e comunità. Non possiamo permettere che i bambini vengano trattati come se fossero un bottino di guerra”. Intanto, oggi, la guerra in Ucraina è arrivata al suo 389mo giorno

Perché sia chiaro a tutti il valore della Corte Penale Internazionale, ecco allora alcune note di cronaca e storia. La Corte penale internazionale, operativa dal 2002, ha giurisdizione sovranazionale e può processare individui responsabili di crimini di guerra, genocidio, crimini contro l’umanità e di aggressione. I Paesi che aderiscono allo Statuto di Roma sono 123. Altri 32 hanno firmato ma non ratificato il Trattato. Fra coloro che a diverso titolo non riconoscono la giurisdizione della Corte, proprio la Russia, con Cina, Stati Uniti, Israele e Sudan. In base al mandato di cattura, Putin non potrebbe viaggiare nei 123 Stati aderenti, che potrebbero arrestarlo una volta giunto sul suo territorio. Se quindi il provvedimento non avrà ricadute pratiche immediate, segna certamente un momento storico e mette simbolicamente nell’angolo il leader russo, ora davvero un paria della comunità internazionale, divenuto ufficialmente un “latitante” per odiosi crimini di guerra.

Secondo alcuni esperti “queste implicazioni fanno sorgere interrogativi sulla tempistica scelta dalla Corte Penale Internazionale e spiegano perché la nota emessa cerchi di giustificare la divulgazione della notizia proprio ora. Infatti, la Corte non può certo venire accusata di essere manovrata dagli Stati Uniti, che non ne fanno parte. Anzi, è sempre stata appoggiata da molti Paesi non allineati che la valutano come una fonte di giustizia indipendente da considerazioni politiche e dalla ragion di Stato delle grandi potenze, che copre molti delitti. L’isolamento di Putin è destinato a crescere. La reazione potrebbe essere di chiusura totale alle trattative. Ma non si può escludere che lo spettro di un processo e di una fine ingloriosa del suo progetto imperiale spingano lo Zar a considerare una via di uscita dal conflitto che gli eviti la peggiore conclusione della sua parabola politica e umana.

La decisione comunque avrà inevitabili ricadute politiche sulla crisi. Il provvedimento dalla Corte è arrivato proprio poche ore dopo che il presidente cinese Xi Jinping aveva annunciato che sarà a Mosca la prossima settimana, per la prima volta dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Secondo il programma iniziale, Xi e Putin si parleranno lunedì durante un pranzo informale, mentre i negoziati si svolgeranno il giorno successivo. La visita del leader cinese – la prima all’estero da quando ha iniziato il terzo mandato presidenziale – è stata definita da Pechino “un viaggio di amicizia, cooperazione e pace”.

In un quadro che rimane sostanzialmente buio e privo di quei segni di pace che invece servirebbero a ridare luce a chi nel mondo crede sia possibile convivere in maniera pacifica e civile, le Parole contenute nei due rapporti, confermano l’infamia commessa da Putin e dalla Russia. L’nico modo per annullare questa infamia, adesso è la Pace.

A cura di LUCIANO COSTA 

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