Una Chiesa che “continua a parlare e non tacere” per fare emergere il “popolo di Dio nascosto” che già c’è in Italia, molto più numeroso di quello che possiamo misurare “con categorie vecchie” e che si può vedere in momenti particolare della vita della società, com’è stata la scomparsa di fratel Biagio Conte a Palermo che “ha suscitato in modo sorprendente attenzione attorno alla sua figura”. Un “minoranza creativa”, intuizione di Benedetto XVI, “capace di energie di bene, che si riversano sull’intera società̀, che è sempre il suo orizzonte”. È la prospettiva indicata per la Chiesa italiana dal presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, nell’introduzione ai lavori della sessione invernale del Consiglio Episcopale permanente, che iniziata ieri si concluderà mercoledì con l’approvazione del documento di riferimento.
Gli occhi dei vescovi italiani sono rivolti non solo alle questioni ecclesiastiche di pertinenza (tante e tutte importanti) ma anche a quelle che angustiano l’Italia, l’Europa e il mondo. Nella sua relazione introduttiva il presidente dei vescovi Matteo Zuppi ha prima affrontato la questione mafia, che si vince col coraggio del fare il bene, tema d’attualità che impone riflessioni e impegni, poi tutti gli altri temi dell’attualità: la necessità di porre fine alla guerra in Ucraina e a tutte le guerre, i rapporti tra gli Stati, la lotta alla povertà, l’equa distribuzione delle risorse, il dovere dell’istruzione (con un accento marcato alla situazione delle scuole cattoliche in Italia e nel mondo), la crisi demografica che investe l’Italia, la violenza dilagante, la questione giovanile, sempre evidente ma irrisolta.
Ampia la disamina del cardinale presidente sulla situazione italiana. “Grandi e impegnative sfide per il bene dell’Italia – ha detto – aspettano il nuovo Governo, cui rinnovo i migliori auguri, assicurando che la Chiesa, in spirito di cooperazione, continuerà il suo impegno per l’intera comunità italiana, per i più deboli, per la coesione della società, per l’educazione e il bene comune”. Poi ha aggiunto: “Non possiamo non rilevare i morsi della crisi economica in atto. La povertà nel nostro Paese è aumentata in modo considerevole a partire dalla crisi del 2008 e con essa la diseguaglianza dei redditi, della ricchezza e delle opportunità… Poi, la pandemia, che ancora mostra temibili colpi di coda; la crisi bellica che obbliga a sopportare gli aumenti dei costi dell’energia; la necessità di un equilibrato sviluppo… Sentiamo decisiva – ha detto il cardinale – la programmazione del PNRR e la preoccupazione che questo sia davvero la costruzione di un sistema e di strutture e infrastrutture capaci di dare sicurezza per il futuro, di vincere il precariato e offrire speranze e garanzie. Questo richiede una determinazione e una collaborazione unica, uno sguardo largo, verso il futuro, non ridotto al contingente e piegato a interessi di parte o speculativi”.
Importante anche la sottolineatura del presidente della Cei sui 75 anni della Costituzione Italiana “nata dal ripudio del fascismo e della guerra, ma anche dalla volontà di guardare insieme il futuro… Varie riforme sono possibili e in discussione – ha sottolineato Zuppi -, ma la principale resta viverne lo spirito e applicarla fino in fondo e in tutte le sue parti. Infatti, non è difficile vedere in essa il sentire comune profondo proprio della Dottrina Sociale della Chiesa. Il valore normativo della persona motiva l’architettura dei poteri”.
Quanto alle povertà e alle fragilità diffuse nel nostro Paese, “occorre una costante vicinanza delle nostre Chiese alle famiglie, alle imprese e al mondo del lavoro” nel quale oggi un lavoratore su otto ha un ingaggio precario, mal pagato, che non consente un tenore di vita adeguato alla dignità della persona e alla costruzione di un progetto di vita personale e familiare. Il presidente della Cei ha espresso “soddisfazione” per “la volontà del Governo di riprendere le fila della legge delega per le politiche in favore delle persone anziane, cioè 14 milioni di cittadini. Una normativa, ha detto, “tesa a un riequilibrio fra spesa ospedaliera e servizi sul territorio, in una efficace integrazione sociale, sanitaria e assistenziale, un continuum assistenziale che inizia da servizi di rete e inclusione sociale e digitale, da una ‘assistenza domiciliare continuativa e veramente integrata’, da cure palliative, da centri diurni e, infine, da una residenzialità capace di cure di transizione da ospedale verso casa e capace di una presenza nei piccoli Comuni, incluse ovviamente le importanti aree interne che non devono essere dimenticate”. Secondo il porporato, “è un elemento importante anche l’approvazione del piano di potenziamento delle cure palliative al fine di raggiungere, entro il 2028, il 90% della relativa popolazione, così come l’innalzamento delle pensioni minime, la revisione dei limiti per l’accesso alla pensione di donne e uomini, il mantenimento di meccanismi di flessibilità che promuovono la libertà di scelta del lavoratore, migliorando la sostenibilità del sistema”.
Il problema si collega anche alla questione demografica. A tal proposito Zuppi cita un “importante volume del 2011 del Progetto culturale della CEI, con prefazione del Cardinale Ruini. È un tema – ricorda – che impegnerà anche questo Governo per cercare misure che favoriscano le nascite, pur consapevoli che per invertire il trend della natalità sarà necessario tanto tempo e dovremo passare attraverso un inverno demografico. La natalità è la proiezione di una società verso il futuro. Possiamo domandarci se sia un sintomo o una causa, ma in ogni caso la risposta che la comunità intera deve dare è invertire la rotta. Se vengono meno le risorse “nuove” di una società, sono a rischio la tenuta del welfare, la sostenibilità del sistema previdenziale, il sistema sanitario e il PIL non può che decrescere con conseguenze devastanti sotto il profilo dell’occupazione e dell’imprenditoria. Non c’è tempo per ulteriori ritardi nell’improntare una seria politica di rilancio della natalità a livello nazionale”.
Quanto alla guerra in Ucraina, il cardinale presidente della Cei ribadisce “la necessità della pace e l’urgenza di raggiungerla innanzitutto per amore del popolo ucraino! Ogni giorno che passa significa morte, lutto, odio. La guerra è terribile, contagia nel mondo globale, provoca tante sofferenze nel mondo intero, come vediamo con la crisi alimentare che fa pagare un prezzo a popolazioni inermi e lontane, causa un riarmo preoccupante e pericolose, insieme a ricadute belliche in altre parti del mondo come la Siria o il Caucaso. Il mondo deve porre fine a questa guerra – sottolineato Zuppi – e affrontare seriamente gli altri conflitti aperti, che sono meno sotto gli occhi di tutti, ma pure così dolorosi”.
Occhi puntati anche sulla scuola. “Il laboratorio del futuro di un Paese – secondo la definizione del porporato -, in cui si prepara il domani e dove vanno investite le energie migliori e le risorse necessarie. In essi si rivela il desiderio di futuro e maggiore pressione sugli adulti perché prendano subito decisioni lungimiranti”. Da questo punto di vista, “l’ampia rete delle scuole cattoliche dovrebbe essere percepita come un’alleata e non come una avversaria della scuola statale, anche creando sinergie, collaborazioni e progettualità comuni per la crescita del sistema scolastico ed educativo. In questo contesto, è importante ricordare anche il ruolo degli Insegnanti di religione cattolica, che hanno l’occasione straordinaria di intercettare le domande di senso dei ragazzi in età scolare e offrire loro chiavi di lettura importanti per tutta la loro vita”.
Zuppi ricorda anche il problema di tanti italiani che lasciano il Paese, spesso giovani: nel 2020, 160.000 persone, di cui 120.000 cittadini italiani. “Ci dobbiamo interrogare – afferma – su una società non accogliente verso i giovani. Perché accoglienza è parola chiave e spesso si ha paura di accogliere il futuro, che è la vita. È la paura dell’accoglienza alla vita, che porta tragicamente alla soppressione di essa nel grembo della madre”. Al tempo stesso, sottolinea Zuppi, nel Messaggio per la Giornata della Vita abbiamo sottolineato come avanzi una cultura della morte: si risolvono i problemi eliminando le persone!”. Chiaro no a ogni forma di eutanasia.
Sulla questione migranti ”si tratta di comprendere con responsabilità e umanesimo un fenomeno che è una realtà del nostro mondo globale, da non gestire con paura e come un’emergenza, ma come un’opportunità”. ”Tale problematica – osserva il presidente della Cei – richiama la centralità della scuola, spazio decisivo d’integrazione nella cultura e nella lingua italiana, ma anche la necessità di maggiori flussi regolari di ingresso, di corridoi umanitari e ricongiungimenti familiari. Soprattutto è importante come accogliamo: non facciamo vivere umiliazione, tempi lunghi di attesa, viaggi infiniti, anticamere senza senso, marginalizzazione”.
Infine l’invito a guardare oltre i propri confini: ”Siamo consapevoli – ha detto il cardinale Zuppi – come queste e tante altre problematiche italiane non possano essere affrontate senza guardare all’Europa. È ovvio, ma va sempre ricordato. La Chiesa, così radicata nella storia e nella cultura europea, ricorda agli europei che non possono vivere per sé stessi”.
(A cura di Luciano Costa)