Il dovere di salvaguardare la vita…

I giudici della Corte Costituzionale riuniti in camera di consiglio per esaminare le proposte di referendum presentate su sei temi difficili e di difficile interpretazione, nella prima seduta hanno discusso solo dell’ammissibilità del quesito sull’eutanasia. Oggi e nei prossimi giorni la Corte si occuperà anche degli altri referendum. La risposta della Corte sul tema dell’eutanasia proposto dall’Associazione Luca Coscioni contenete la richiesta di “abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)”, è stata netta. Ha infatti ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, “a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.

In attesa di leggere le motivazioni che hanno spinto i giudici della Corte Costituzionale a pronunciare il verdetto di “inammissibilità” (la sentenza sarà depositata solo nei prossimi giorni), c’è adesso da sottolineare quel riferimento alla “tutela minima della vita umana in generale e in particolare alle persone deboli e vulnerabili” che, se posso ripetere quel che qui è già è stato scritto, ribadisce il valore inestimabile e supremo della vita, dice che la vita è bella, che ogni sforzo deve essere compiuto per dare anni alla vita e vita agli anni e mai quello di aprire porte alla morte.

Non ho competenze specifiche per argomentare su un argomento così delicato, ma sono sicuro valga ancora quel che il babbo mi chiese pur sapendo di essere ormai prossimo al capolinea. “Aiutami a vivere – mi disse -, che abbiamo ancora tante cose da fare insieme”. Stanotte, tra in commenti alla sentenza, ho letto quello che parla di “offesa alla democrazia” e di “mortificazione della libertà personale” ma anche quell’altro, che assegna alla sentenza “valore di un impegno a far sì che la vita sia salvaguardata e valorizzata”.

Secondo le prime indiscrezioni, nella decisione dei giudici della Corte Costituzionale hanno prevalso il “principio di indisponibilità della vita”, la cui “estromissione dall’ordinamento determinerebbe un insanabile vuoto normativo”, e “la mancanza di chiarezza del quesito, essendo imprevedibili e incerti gli effetti derivanti dalla parziale abrogazione proposta, è in contrasto con la trasparenza che dovrebbe orientare la volontà dell’elettore”. Chiaro e per certi versi durissimo il commento proveniente dal mondo cattolico. Dice che “il potente meccanismo referendario attuato da quanti avrebbero voluto spalancare quasi integralmente le porte all’omicidio del consenziente non ha sortito l’effetto desiderato da proponenti”, che “avendo la Consulta ha valutato i fatti, non ci sono scorciatoie plebiscitarie contro la civiltà”.

Da parte mia, cercando di capire e magari di scrivere un commento degno di attenzione, tra tante parole in libera uscita – ognuna proclamata a sostegno della propria convinzione politica e dell’etica personale – e tra tante vie indicate quali scelte di civiltà (ma che civiltà è quella che aiuta a morire piuttosto che a vivere?) ho optato per la via silente, quella che non commenta e neppure giudica e che semmai chiede di riflettere, di confrontarsi e di agire per aiutare la vita a fare il suo mestiere, che è quello, come insegnava il prete della montagna, di mostrare ogni giorno, anche in quelli piovosi, la bellezza e la magnificenza del sole.

Perso in quel groviglio di pensieri sono tornato a Blaise Pascal, filosofo e teologo francese il cui pensiero è sempre attuale, pregandolo di ripetere quel che aveva risposto chi, preoccupato del domani, gli chiedeva: “Che cosa è l’uomo nella natura?”. Con sapienza, Pascal disse allora e tornò stanotte a ripetere, che l’uomo, inteso come universo di persone, “è un nulla in confronto con l’infinito, un tutto in confronto al nulla, un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto”. In aggiunta, ma solo a uso consumo dell’oggi, il filosofo mi ha confidato di aver scoperto “che tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli…”.

Dove e come decidetelo voi e lo decidano coloro che già annunciano barricate contro una sentenza che, come tutte le sentenze dovrebbe essere accettata e semmai discussa soltanto dove tale discussione è ammessa: in Parlamento, per esempio.

LUCIANO COSTA

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