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Il dovere di sostenere i preti…

Domenica scorsa, 19 settembre, la Chiesa ha invitato i fedeli ma anche tutti gli uomini e le donne di buona volontà e quanti guardano a coloro che nelle parrocchie svolgono il loro ministero pastorale con occhi e cuore riconoscenti, a celebrare la Giornata per il sostentamento del clero, occasione per riflettere sulla missione dei sacerdoti e su ciò che serve per il loro sostentamento. In Italia ci sono ancora 26mila parrocchie (con almeno cinquantamila preti in servizio permanente) che operano al servizio della gente, che resistono al progressivo venir meno della religiosità, che non smettono di annunciare la Buona Novella e di esercitare carità. La Giornata, celebrata per la 33ma volta è sempre stata caratterizzata dall’invito a camminare “insieme ai sacerdoti” da quest’anno ha sottolineato la necessità di essere “uniti nel dono”.

Con queste premesse – ha scritto Massimo Monzio Compagnoni, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica – la Giornata nazionale non è stata solo una domenica di gratitudine nei confronti dei sacerdoti ma è diventa soprattutto un’occasione per far comprendere a noi fedeli quanto il nostro contributo sia fondamentale. Il sacerdote è un riferimento al nostro fianco che, per svolgere il proprio compito, ha bisogno di sostegno e di supporto, tanto da un punto di vista pastorale quanto anche da un punto di vista materiale, economico. Le nostre offerte sono dunque state il segno concreto dell’appartenenza a una stessa comunità di fedeli e hanno costituito un mezzo per sostenere nei fatti, e non solo a parole, tutti i sacerdoti, dal più lontano dei missionari fidei donum fino a quello della nostra parrocchia, garantendo a ciascuno di essi una vita decorosa”.

Questo discorso è diventato ancora più urgente in questo anno e mezzo segnato dal Covid, in cui moltissimi preti diocesani stanno continuando a tenere unite le comunità provate dalla pandemia, promuovendo progetti anti-crisi per le famiglie, gli anziani e i giovani in cerca di occupazione, incoraggiando i più soli e non smettendo di servire il numero crescente dei nuovi poveri.

Il nuovo sistema di sostentamento del clero, in vigore da più di 30 anni, “ci affida – ha sottolineato Massimo Monzio Compagnoni – due strumenti per provvedere al mantenimento dei nostri preti: la firma per devolvere l’8xmille del gettito Irpef alla Chiesa cattolica (che non ci costa nulla ma che pure non possiamo permetterci di dare per scontata) e poi le offerte deducibili, che possiamo, cioè, dedurre dal nostro reddito imponibile fino a un massimo di 1.032 euro l’anno”.

Al di là delle modalità di offerta, partecipazione e condivisione, la Giornata ha ricordato a chi si sente parte della parrocchia e dell’incredibile avventura dei preti l’importanza dell’offerta: un gesto concreto per sentirsi davvero corresponsabili dell’unica missione che accumuna noi che siamo semplicemente, e solo se lo vogliamo, popolo di Dio in cammino e i sacerdoti mandati ad annunciare il Vangelo. Essere “uniti nel dono” è il modo migliore per dire ai preti in servizio nelle mille e mille parrocchie, nei mille e mille oratori, nelle scuole, nei centri di assistenza, nelle strade in cui più evidente la povertà che non sono soli.

Ancora una volta, la parola di riferimento è stata servizio. “Essa ci interpella come cristiani – ha detto il papa – ed esige risposte”. Parlando ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità a cui spetta il compito importante di evangelizzare, in primo luogo dando testimonianza, facendosi appunto servitori, senza scavalcare, senza arrampicarsi, scegliendo piuttosto l’ultimo posto papa Francesco ha spiegato che “servire non è un’espressione di cortesia”, ma una scelta che sta lì a significare che se si è popolo di Dio si è chiamati “non per farsi servire, ma per servire”. Ma, chi servire per primo? “Semplice – ha spiegato il papa -: quanti hanno bisogno di ricevere e non hanno da restituire”.

Se interessa, quella che si è celebrata domenica scorsa si chiamava “Giornata del sovvenire”. Pochi ne hanno parlato (noi compresi) ma resta comunque vivo l’impegno a non lasciare soli i preti, che spalancando le porte delle chiese mettono in chiaro che loro sono lì per servire.

L. C.

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