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Il mondo è (quasi) tutto a Lisbona…

Un milione, ma forse due milioni di giovani provenienti da ogni angolo della terra hanno invaso “pacificamente” il Portogallo, terra che abbraccia l’oceano, un tempo regina dei mari e delle conquiste di “nuovi orizzonti”, oggi Nazione che s’affanna nel mantenere saldi i principi di democrazia, di libertà, di giustizia e di Europa, per vivere insieme a papa Francesco, che loro considerano “padre e fratello”, ma anche “compagno d’avventura”, della magnifica avventura di vivere costruendo ponti di pace piuttosto che muri impregnati di odio, alzati e messi a dimora per dividere, per stabilire confini e limiti invalicabili, per imporre supremazie… “Ma la terra è di tutti – hanno detto ieri i giovani riuniti in attesa – e nessuno può impedire che sia abbracciata da tutti, senza distinzioni e senza obblighi di mostrare permessi o lasciapassare…”. Poi, altri giovani riuniti davanti alla Torre di Belem, idealmente il luogo simbolo da cui è iniziata ogni avventura marinara, hanno affidato a uno striscione imponente il compito di spiegare che “la pace e non la guerra è il fiore che caratterizza i sogni”. Rivolti alla nave che lentamente lasciava il fiume per andare incontro all’oceano, in coro hanno poi gridato: “Viva la pace, vai in pace, porta ovunque la pace”.

Tutto questo mentre papa Francesco, acciaccato ma sorridente, arrivava nel Portogallo scelto per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. E fin dai primi passi in terra portoghese, quel Papa non deludeva le aspettative dei giovani, parlando subito di pace e del dovere di portare pace dove regna ancora la guerra. Papa Francesco ha parlato subito del ruolo dell’Europa, il vecchio continente, auspicando che non dimentichi la propria identità e sappia proporre vie creative di pace e soluzioni diplomatiche invece di accettare l’idea dell’ineluttabilità della guerra e della corsa al riarmo; ha osservato come “le ingiustizie planetarie, le guerre, le crisi climatiche e migratorie corrano più veloci della capacità, e spesso della volontà, di fronteggiare insieme tali sfide”; ha aggiunto che “Lisbona può suggerire un cambio di passo”, perché proprio qui, nel 2007, è stato firmato l’omonimo Trattato di riforma dell’Unione europea nel quale si legge che l’Unione “nelle relazioni con il resto del mondo contribuisce alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della Terra, alla solidarietà e al rispetto reciproco tra i popoli, al commercio libero ed equo, all’eliminazione della povertà e alla tutela dei diritti umani”. Poi, con semplicità e immenso coraggio, domande inquietanti: “Europa, verso dove navighi, se non offri percorsi di pace, vie creative per porre fine alla guerra in Ucraina e ai tanti conflitti che insanguinano il mondo? Quale rotta segui, Occidente? Che uso fai, Occidente, della tua tecnologia, che ha segnato il progresso e globalizzato il mondo? Perché, Europa e Mondo permettete il proliferare delle armi, che non rappresentano investimenti per il futuro, ma impoverimenti del vero capitale umano, quello dell’educazione, della sanità, dello stato sociale? Perché, Mondo non ti preoccupa leggere che in tanti luoghi si investono continuamente fondi sulle armi anziché sul futuro dei figli?”.

Nessuna risposta, ma invece un’affermazione perentoria che il papa affida ai quattro venti: “Io sogno un’Europa, cuore d’Occidente che metta a frutto il suo ingegno per spegnere focolai di guerra e accendere luci di speranza; un’Europa che sappia ritrovare il suo animo giovane, sognando la grandezza dell’insieme e andando oltre i bisogni dell’immediato; un’Europa che includa popoli e persone, senza rincorrere teorie e colonizzazioni ideologiche”.

Lisbona, per meriti, collocazione, cultura, stile e umanità è sicuramente un concentrato di buon vivere, “città dell’incontro -ha detto Francesco appena arrivato -, che abbraccia vari popoli e culture e che diventa in questi giorni ancora più universale; diventa, in un certo senso, la capitale del mondo, la capitale del futuro, perché i giovani sono futuro. Ciò ben si adatta al suo carattere multietnico e multiculturale — penso al quartiere Mouraria, dove vivono in armonia persone provenienti da più di sessanta Paesi — e rivela il tratto cosmopolita del Portogallo, che affonda le radici nel desiderio di aprirsi al mondo e di esplorarlo, navigando verso orizzonti nuovi e più vasti”. Poi parole di storia e di cronaca… “Non lontano da qui, a Cabo da Roca -, ha sottolineato il Papa – è scolpita la frase di un grande poeta di questa città, una frase che dice Aqui… onde a terra se acaba e o mar começa (qui dove la terra finisce e incomincia il mare…). Per secoli si credeva che lì vi fosse il confine del mondo, e in un certo senso è vero: ci troviamo ai confini del mondo perché questo Paese confina con l’oceano, che delimita i continenti. Lisbona ne porta l’abbraccio e il profumo. Mi piace allora associarmi – ha detto ieri, poeticamente, Francesco – a quanto amano cantare i portoghesi dicendo Lisboa tem cheiro de flores e de mar (Lisbona custode di fiori e di mare), un mare che è molto più di un elemento paesaggistico, è una chiamata impressa nell’animo di ogni portoghese… Infatti, è davanti all’oceano che i portoghesi riflettono sugli immensi spazi dell’anima e sul senso della vita nel mondo. E anch’io, lasciandomi trasportare dall’immagine dell’oceano, vorrei condividere alcuni pensieri…”.

Da qui, con un discorso semplice ma intriso di realismo, papa Francesco parla di ambiente “più grande di noi, che va custodito, va custodito con premura, pensando alle giovani generazioni. Infatti, come possiamo dire di credere nei giovani, se non diamo loro uno spazio sano per costruire il futuro?”. Parla di futuro, che è dei giovani, ma che ancora impedisce ai giovani di guardare serenamente al domani senza sentirsi addosso la paura di formare famiglie e mettere al mondo dei figli… Parla di fraternità, che nasce dal dare sostanza al senso della comunità, che incomincia dalla ricerca di chi ci abita accanto…

Oggi papa Francesco abbraccerà i giovani, domani andrà con loro a Fatima per pregare la Madonna della pace, della concordia e della fraternità. Siamo tutti invitati a seguirlo. Ma c’è ancora qualcuno, qui adesso subito, disposto a farlo?

LUCIANO COSTA

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