Uno sguardo sul mondo. Ed ecco che appaiono contraddizioni, disuguaglianze, miserie e guerre emergono che pretendono risposte. Ma, a chi tocca gettare lo sguardo sul mondo? In teoria a chiunque; in pratica, innanzitutto, toccherebbe ai governanti, che però sono generalmente assorbiti da altro. Allora ecco che scendono in campo persone diverse, come i vescovi italiani, che al pari del Papa lo sguardo sul mondo lo gettano tutti i santi giorni. Ieri, nella sessione autunnale del cosiddetto parlamentino della Conferenza Episcopale Italiana, lo sguardo ha riguardato mondi vicini e mondi lontani. L’Italia soprattutto, che per quanto riguarda la campagna vaccinale si mossa per tempo e bene. “Allora – ha detto il presidente dei vescovi – bisogna proseguire su questa strada, che ci consente innanzitutto di salvare tante vite umane, specialmente tra le persone più fragili”. Più in generale, emergono segnali incoraggianti sul piano economico, ma per renderli continui e benefici occorre “consolidare la ripresa” salvaguardando i diritti dei lavoratori, declinando la crescita economica secondo criteri di sostenibilità sociale e ambientale, facendo in modo che “i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre le disuguaglianze che si sono approfondite a causa della pandemia”.
In questo senso “non va perduta l’occasione storica di garantire al nuovo assegno unico per i figli una dotazione finanziaria adeguata al compito strategico che la misura è chiamata a svolgere”. Privilegiando innanzitutto la famiglia, che è e resta l’unico modo per uscire dall’inverno demografico in cui da anni siamo piombati.
L’osservazione attenta delle grandi questioni ha permesso poi al cardinale Bassetti di ribadire che la Chiesa in Italia vuole “avviare processi di rinnovamento e disegnare orizzonti di speranza in un tempo ancora intriso d’incertezza e paura”. E per farlo richiama tutti a vivere concretamente la solidarietà. “Le ferite causate dalla pandemia nel tessuto economico-sociale del Paese, infatti, sono ancora profonde. Basti pensare che rispetto a due anni fa, nonostante il recupero degli ultimi mesi, mancano all’appello ancora migliaia di posti di lavoro, che il nuovo Rapporto Caritas su povertà ed esclusione sociale conferma come quasi uno su tre dei nuovi poveri del 2020 si è rivolto ai Centri Caritas anche nel corso del 2021”. Questa rilevazione, secondo il presidente della Cei, “ha un significato ambivalente: da una parte, può essere indice dei primi effetti positivi della ripresa; dall’altra, mostra che ancora non si è tornati ai livelli pre-crisi in cui la povertà era, comunque, un’emergenza sociale”. Di qui il suo appello a cogliere questa ripartenza come un’occasione per ridurre le disuguaglianze e per fare fronte all’inverno demografico.
Significativo anche il riferimento al referendum che chiede di depenalizzare l’omicidio del consenziente dado diritto al concetto di eutanasia. “Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate – ha detto il cardinale Bassetti -, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma solo il prevalere di una concezione in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali”. Da qui, la contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. “Invece, chi soffre va accompagnato, seguito, aiutato a ritrovare ragioni di vita, anche utilizzando tutte quelle cure palliative previste dalla legislazione, dando credito e supporto alla terapia del dolore, mettendo il diritto di vivere prima di ogni altra ipotesi risolutiva”.
Oltre l’Italia lo sguardo dei vescovi si è posato sull’Afghanistan. “Benché sia già scomparsa dalle prime pagine – ha detto il cardinale Bassetti – la questione non può essere dimenticata. Siamo infatti di fronte a scelte che non hanno portato pace e sviluppo stabili e duraturi. Tutto questo mentre la popolazione soffre pesanti forme di violenza e subisce vendette e violazione dei diritti umani fondamentali, che hanno per vittime in particolare le donne e i minori”. Consegue l’appello alla Comunità internazionale perché si faccia garante della pace e della dignità umana. “A chi detiene il potere oggi a Kabul – hanno detto i vescovi – chiediamo senso di responsabilità, rispetto della persona umana e impegno a garantire l’accesso degli aiuti umanitari necessari a soccorrere la popolazione bisognosa”. Poi, “un pensiero fraterno alle comunità cristiane e non cristiane dell’area, alle quali la Chiesa assicura sostegno e accoglienza”.
Oltre l’Afghanistan, lo sguardo dei vescovi s’è posato sui Paesi in cui povertà, degrado, malattie rendono difficile la vita e quasi impossibile immaginare che le vaccinazioni diventino metodo per combattere la pandemia che opprime, su quelli dove le armi non tacciono mai e su quelli sconvolti dalle calamità naturali. Uno sguardo particolare il cardinale lo ha riservato agli Stati Uniti d’America impegnati a celebrare il ventesimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle di New York, ordito dai terroristi di Bin Laden, che lasciò tra le macerie oltre tremila morti innocenti, ma anche ad asciugare le ferite che il ritiro dell’Afghanistan ha provocato e ancora provoca. “Per andare oltre la tragedia, oggi più che mai – ha sottolineato il cardinale presidente – il nostro mondo ha bisogno di dialogo, di rispetto, di reciproca accoglienza delle diversità che possono arricchire l’intera famiglia umana”.
Difficile dire se la voce dei vescovi sarà udita e ascoltata… Come sempre, la speranza è che il buon seme trovi terreno su cui germogliare e dare frutti.
L. C.