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Il mondo in cui viviamo

Bombe e ancora bombe. Ordigni esplosivi vecchi, nuovi, nuovissimi. Bombe atomiche pulite e sporche, pronte a seminare distruzione e lutti. Bombe sganciate da aerei e droni, montate su missili a lunga e corta gittata, lanciati invariabilmente su case e persone. La guerra scatenata dalla grande Russia contro la piccola Ucraina, iniziata otto mesi e dieci giorni fa – duecentocinquanta giorni macchiati da lutti e colpe orrendi -, un conflitto che ha fatto dire al presidente della Germania che l’Europa è stata messa in ginocchio dalla follia di un uomo solo al comando, non conosce tregua ed esclude qualsiasi possibilità di mettere la parola pace al posto di quella che proclama guerra. Una notizia, ieri appena sussurrata, dice che dall’inizio delle ostilità la Russia ha lanciato contro l’Ucraina qualcosa come ottomila missili in aggiunta alle migliaia di bombe sganciate, di carrarmati schierati, di eserciti mandati allo sbaraglio, di droni propri o importati caricati con bombe e ordigni di ogni tipo. Sempre ieri, una notizia gridata per l’ennesima volta da papa Francesco, diceva ai potenti del mondo: “Fermatevi, ragionate, fate spazio alla pace, create dialogo, fate cessare le armi, abbiate pietà di un popolo che ovunque soffre e muore…”.

Qualcuno ha forse risposto all’appello? Nessuno! Però tutti s’aggrappano alla possibilità remota di far sedere al tavolo delle trattative per una pace vera le grandi potenze. Ma che mondo è quello che ha bisogno di essere richiamato e sollecitato per fare la cosa più normale che ci sia, cioè niente altro che una pace vera e duratura? E che mondo è quello che conta i missili e le bombe e mai i poveri che soffrono e sperano giorni migliori? E che mondo è quell’altro, quello che se ne sta beato nel suo benessere senza nulla concedere all’altra metà del cielo che soffre? E, ancora, che mondo è quello che preferisce costruire bombe piuttosto che provvedere seriamente a coltivare la madre terra? E, di nuovo, che mondo è quello che osserva senza intervenire al dramma di chi fugge da terre incolte e ostili per cercare speranza e accoglienza altrove? E, un’altra volta, che mondo è quello che permette a cosche e mafie internazionali di giocare sulla pelle dei disperati?

Non ho risposte. Però, in attesa di tempi pacifici degni d’essere vissuti e condivisi, io e tanti altri amici guidati da Patrick Kavanagh “andremo a rubare in cielo” per avere luce sufficiente da donare a chi non ce l’ha. E non importa se “qui la pace va ancora in giro a vendere i suoi pettini colorati e le sciarpe e le collane di corno”, perché ovunque ci sarà un bimbo a cui dire che “c’è luce da qualche parte, (forse) sotto una stella, che sarà per te una finestra…” finalmente aperta su un mondo, quello o quell’altro poco importa, che avrà ripudiato la guerra.

Invece… Ecco l’amara cronaca che racconta come la «bomba sporca», l’ultima minaccia nell’escalation di accuse incrociate tra Mosca e Kiev, se verrà impiegata dalla Russia troverà schierate in Europa 150 testate nucleari tattiche Usa. In quello che è ormai uno scontro di sistemi che gioca in Ucraina la partita più importante, l’anticipazione del sito mediatico che si chiama “Politico”, è di quelle che lasciano pochi dubbi: gli Stati Uniti hanno accelerato il piano di aggiornamento delle loro bombe nucleari nelle basi Nato di sei Paesi in Europa, tra cui l’Italia. Tutto questo appena dopo che il ministero degli Esteri russo ha fatto sapere di ritenere i satelliti Usa degli obiettivi legittimi se usati nella guerra in Ucraina. E’ la “dottrina Putin” che avanza e spopola.  “L’Occidente – ha ribadito ancora ieri lo zar – ha fomentato l’escalation in Ucraina arrivando a negare la cultura e l’arte dei propri avversari, cosa mai fatta durante la Guerra fredda ed ora è ad un passo dallo sterminio di chi non piace, e l’espansione della Nato è inaccettabile”. Ma la Russia, ha urlato Putin, “non potrà essere distrutta o strumentalizzata e l’Occidente dovrà avviare un dialogo su base paritaria” e, a seguire, serviranno “nuovi equilibri nel Consiglio di Sicurezza Onu in modo che rifletta la diversità del mondo” soprattutto perché per gli equilibri mondiali “il decennio più imprevedibile è di fronte a noi”.

Quindi, nessun passo indietro sull’Ucraina la cui sovranità “può essere garantita solo dalla Russia” e neppure ha senso “un attacco nucleare contro l’Ucraina” perché la Russia “sa dove gli ucraini fabbricano la bomba sporca”. Con queste premesse, il folle zar è “pronto a risolvere qualsiasi questione” attraverso un dialogo con gli Usa.

Tutto questo mentre la Cina, da un lato accarezza la Russia e dall’altro chiede agli Stati Uniti colloqui e confronti utili al bene e alla pace; tutto questo mentre in Ucraina continuano i raid aerei russi e il razionamento della corrente in attesa della battaglia finale per Kherson; tutto questo mentre Joe Biden sembra non avere “alcuna intenzione di incontrarsi con Vladimir Putin al G20”. E così, pochi giorni dopo il vertice di Bali (è lì che i grandi della terra si ritroveranno, tanti o pochi non si sa) l‘invio in Europa delle nuove testate sarà realtà.

Ma, è questo il mondo che cerchiamo e vogliamo?

LUCIANO COSTA

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