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Il mondo piange e il folle zar si rallegra…

Il calendario dice che la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina dura da quasi trecentocinquanta giorni e anche che continua seminando terrore e morte. Torno a chiedere: ma che mondo è questo che permette simile scempio? Alla strage insensata orchestrata dal folle zar Putin, si aggiungono puntualmente altre oscure e tragiche pagine. L’altro ieri il missile sul condominio; l’altra settimana la cittadina di Soledar rasa al suolo; ieri un elicottero ucraino caduto su una scuola materna, forse per un guasto o forse perché colpito da un ordigno…E sarebbero più di quindici le vittime, tra cui un bambino e almeno altri dieci feriti gravemente. Nello schianto è rimasto ucciso il ministro dell’Interno ucraino… E’ la guerra: assurda, ingiustificabile, odiosa, cattiva, orrenda. Che mondo è quello che la ammette simile scempio? “Il nostro, purtroppo”, che ha occhi per tutto ciò che può portare ricchezze e benessere, ma non per le vie che portano alla Pace…

Ha scritto un inviato di guerra che “il vile attacco dal cielo a Dnipro è – ammesso che ancora sia possibile compilare una classifica dell’orrore – una delle pagine più buie del conflitto iniziato lo scorso febbraio con l’invasione russa dell’Ucraina”. La cronaca aggiunge che “il bilancio delle vittime (almeno 44, ma il conto regolarmente cresce con il passare delle ore) è il metodo che fa piazza pulita di ogni illusione: come a Coventry nel 1940 e a Dresda nel 1945 – tragici primati nel catalogo dei bombardamenti indiscriminati come a Grozny nella seconda guerra cecena, la furia delle armi si abbatte sulla popolazione civile, bersaglio inerme e destinato a propagare odio, terrore, incertezza e desolazione. Del resto, questa è la via imboccata da Vladimir Putin, anche se puntualmente – ribaltare con regolarità i fatti è il suo marchio di fabbrica Mosca nega che il bersaglio fosse quello e accusa la difesa locale di aver deviato il missile. Il risultato non cambia: guerra totale, città spianate, terra bruciata”.

Chiamiamola pure “la dottrina Evgenij Prigožin”, dal nome dell’oligarca fondatore e proprietario del gruppo mercenario Wagner, l’uomo che nei giorni scorsi ha raso al suolo Soledar, la piccola cittadina dell’oblast di Donetsk, compiacendosi dell’efficienza dei suoi uomini e criticando pubblicamente lo stato maggiore dell’esercito e i suoi capi, a cominciare da Valerij Gerasimov, teorizzatore della guerra ibrida. “Ma la sua – annota l’inviato – è una dottrina che non ha funzionato, permettendo che invece risaltasse quella di Prigožin, peraltro condivisa da un altro tagliagole, il ceceno Ramzan Kadyrov, teorico dell’annientamento totale del nemico. Ed è verosimilmente con questi due figuri che Putin sta giocando la sua rischiosissima partita. Ridimensionati, criticati e messi sull’attenti (al posto di Gerasimov Putin ha collocato il generale Lapin: un cognome – “coniglio” in francese – su cui molti già ironizzano), i vari Shoigu e Surovikin debbono lasciare il posto a una strategia di lungo termine che sembra preludere a nient’altro che a una seconda poderosa offensiva di terra”.

Gli indizi non mancano: la Duma sta per votare l’aumento a 30 anni dell’età della leva obbligatoria e voci insistenti parlano di una prossima mobilitazione di un contingente fra i 300 e i 500mila uomini e la recente visita di Putin a Minsk non lascia escludere la possibilità che Lukashenko sia indotto ben presto a prendere parte al conflitto. E mentre i soccorritori scavano nelle macerie dal condominio di Dnipro, Putin si congratula con gli uomini della Wagner: “L’operazione militare speciale – ha detto – sta seguendo una dinamica positiva; spero che i nostri soldati ci rallegrino ancora con i loro risultati”.

Si rallegra il folle zar! Ma che mondo è quello che assiste impavido a questo fiorire insensato e insano di allegria? Non c’è posto per una parola di pietà, non una lacrima per l’inutile eccidio che ogni giorno si consuma in Ucraina, nessuna preoccupazione per le migliaia di giovani russi ammassati in tutta fretta al fronte e destinati a non fare ritorno alle proprie case. “Dissoltasi rapidamente l’illusoria tregua di Natale – dicono gli esperti – per Putin il proseguimento della guerra ha un solo scopo: vincere. Vincere perché all’orizzonte ci sono le elezioni presidenziali del 2024, che segnerebbero il suo quinto mandato, che lui intende affrontarle con la vittoria in tasca e il popolo ucraino inginocchiato davanti a lui”. Il plateale insuccesso dell’operazione speciale iniziata undici mesi fa non può bastare… Così, la speranza di una tregua e l’inizio di un negoziato di pace sembrano chimere lontane.

LUCIANO COSTA

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