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Il nuovo Governo è qui

Alla faccia dei parrucconi anglosassoni che credono sia soltanto loro privilegio fare e disfare governi e alleanze, in quattro e quattrotto anche noi italici abbiam mostrato come si fa a costruire il nuovo e a mettere in soffitta il vecchio. Son bastate due mezze giornate di consultazioni (da una parte il Capo dello Stato, dall’altra gli eletti dal popolo) per consentire, data la chiarezza dei risultati, la classica fumata bianca annunciante la consegna del mandato per formare il nuovo Governo a una donna, Giorgia Meloni, sovrana incontrastata di una coalizione che ha poco di centro e tanto di destra. La quale, senza porre preamboli e senza neppure prendersi la classica pausa di riflessione, ha tolto dalla tasca non il fazzoletto asciuga lacrime di rito, ma la lista dei ministri con cui era pronta a governare. Detto e fatto. Prima, nell’estenuante passerella, lor signori, sebbene consci di essere lì per miracolo mostrare, erano sembrati assai più simili a conigli che a galletti padroni del pollaio. Così, svogliatamente, li ho visti, sembravan felici; li ho ascoltati, dicevanfaremo; li ho guardati, eran seri ma non tanto sereni; li ho misurati, eran piccoli medi e grandi; li ho creduti pensierosi, ma avevano solo pensieri un po’ lisi; li ho pensati preoccupati, invece erano sollevati… Allora, preoccupato per quel lor sollevamento, ho chiesto a me medesimo: ma son coscienti o incoscienti? La risposta è apparsa in duplice versione: una per dire “lasciamoli lavorare”, l’altra per ricordare che spetta “ai posteri l’ardua sentenzia”.

Spetta a me, sebben sia convinto che già si sappia, svelare i numeri che sorreggono il Governo e dare un nome ai prescelti. Dunque: il nuovo governo a guida Meloni vede 9 ministri di Fratelli d’Italia, 5 di Forza Italia, 5 della Lega e 5 tecnici (forse allineati o forse no); sono poi ben 9 i senatori nell’esecutivo (undato significativo, dato che a palazzo Madama la maggioranza è di 104 voti e il centrodestra dispone di 116 voti certi); leggero passo indietro rispetto al governo Draghi sotto il profilo della presenza femminile (nel governo uscente le donne erano 8 su 23, mentre nel prossimo ci sono 17 uomini e 7 donne, premier compresa); la maggior parte dei ministri viene dal Nord (Giorgetti, Locatelli, Salvini, Valditara, Calderoli dalla Lombardia; Nordio, Urso e Casellati dal Veneto; Crosetto, Santanchè e Pichetto Fratin dal Piemonte; Zangrillo dalla Liguria; Ciriani dal Friuli; Bernini e Roccella dall’Emilia), 5 dal Centro (Meloni, Tajani, Abodi, Lollobrigida e Schillaci: tutti laziali), 6 dal Sud (Sangiuliano e Piantedosi dalla Campania; Fitto e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano dalla Puglia, ramo salentino; Calderone dalla Sardegna e Musumeci dalla Sicilia).

Ognuno dei citati avrà un ministero, chi con e chi senza portafoglio. Quelli con portafoglio sono: Antonio Tajani (Fi) agli Esteri e vicepremier; Matteo Piantedosi all’Interno; Carlo Nordio (Fdi) alla Giustizia; Guido Crosetto (Fdi) alla Difesa; Giancarlo Giorgetti (Lega) all’Economia e alle Finanze; Adolfo Urso (Fdi) al ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Mise); Francesco Lollobrigida (Fdi) al ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare; Paolo Zangrillo (Fi) alla Pubblica amministrazione; Matteo Salvini (Lega) alle Infrastrutture e Mobilità sostenibile e vicepremier; Marina Calderone al Lavoro e alle Politiche sociali; Giuseppe Valditara (Lega) al ministero dell’Istruzione e del Merito; Anna Maria Bernini (Fi) all’Università; Gennaro Sangiuliano alla Cultura; Orazio Schillaci alla Sanità; Daniela Santanchè (Fdi) al Turismo. Quelli senza pirfioglio sono: Luca Ciriani (Fdi) ai Rapporti con il Parlamento; Gilberto Pichetto Fratin (Fi) al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (ex Transizione ecologica); Roberto Calderoli (Lega) agli Affari regionali e Autonomie; Nello Musumeci (Fdi) alle Politiche del Mare e del Sud; Raffaele Fitto (Fdi) agli Affari europei, al Pnrr e alla Coesione; Andrea Abodi allo Sport e Giovani; Eugenia Roccella (Fdi) alla Famiglia, Natalità e Pari Opportunità; Alessandra Locatelli (Lega) alla Disabilità; Elisabetta Casellati (Fi) alle Riforme istituzionali.

Tutto qui. Lasciamoli lavorare. Domani o chissà quando la stori li giudicherà.

LUCIANO COSTA

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