Di fronte alle emergenze che scuotono il pianeta – emigranti “in libera uscita”, guerre fatte di “diluvio di fuoco” e di “tempeste di missili”, vaccini anti-covid che dovrebbero essere “per tutti” e che invece continuano a essere “per pochi”, diritti calpestati da dittatori anche loro “in libera uscita”, domande senza risposte che meriterebbero invece risposte adeguate, scuole aperte ma insicure, lavoro compromesso, fabbriche chiuse, turismo alla deriva, ristoratori e albergatori arrabbiati… e l’elenco potrebbe continuare – c’è chi racconta, chi commenta, chi propina sentenze e chi, come taluni politicanti, riempie l’aere di vere e proprie sciocchezze. Poi, rattrappiti negli spazi angusti a loro concessi da una pubblicistica che guarda altrove e che preferisce alimentarsi al mercato delle vanità, scorrono i pensieri e le preoccupazioni di coloro che vorrebbero fare qualcosa per dissolvere le emergenze e mettere al loro posto squarci di serenità condivisa da tanto se non ancora da tutti.
Costoro non prestano il volto alla pubblicità, però mettono cuore in ogni azione che compiono finalizzandola al bene comune. Per questo qualcuno li chiama figli di utopia ealtri semplicemente giusti. Ieri, scorrendo i giornali, a premessa di una nota dedicata alla poetica dell’abitare la città dell’uomo, ho letto che “i nuovi giusti sono ovunque, confusi tra la gente comune, disseminati in tutto il mondo, persi in mille lavori e fatiche e problemi, a ricostruire umilmente, finché dura la terra, una nuova arca”. Non ha trovato il nome di chi ha scritto queste due fantastiche righe, ma immagino sia un sognatore di mondi in cui le emergenze non esistono o se esistono durano solo il tempo necessario per consentire agli uomini e alle donne di buona volontà di intervenire per risolverle.
Non sono certo sognatori di mondi nuovi quei tali che al caos-emergenza-invasione a cui è sottoposta Lampedusa, l’isola dei disperati che vengono dal mare con l’etichetta di clandestini-invasori del suolo italico, rispondono con una sfilza di luoghi comuni privi di umanità e di intelligenza. Certo, che a Lampedusa si viva anche nel caos è cosa certa. Leggo in una cronaca dall’isola che “è evidente il caos per l’affollamento insostenibile del centro di accoglienza di richiedenti asilo, eccessivo, esagerato”. Scopro però che è anche “caos per la confusione altrettanto esagerata nei cervelli di chi dovrebbe indirizzare, orientare, aiutare… ma il cervello è vuoto”
Uno dei titoli giornalistici più gettonati e usati è quello che dice “emergenza immigrazione”. Ma, la parola “emergenza” è adeguata? Secondo il sindaco di Lampedusa (si chiama Totò Martello e in tempi diversi potrebbe lodevolmente e orgogliosamente essere considerato tra i figli di utopia) “si vive in questa situazione dal 1993 e ancora si parla di emergenza. Ma quale emergenza? Semmai – sbotta – è una situazione più che consolidata”. Per il parroco dell’isola (si chiama Carmelo La Magra e non smette ma di chiedere solidarietà e serietà) “continuare a chiamare emergenza un fenomeno che si ripete allo stesso modo per decenni serve solo a deresponsabilizzare la politica”. Un politico in libera uscita (tale Attilio Lucia, coordinatore della Lega) ha liberamente e perentoriamente detto al “don” di pensare “a fare il prete”, di “smetterla di fare politica” (che a quella, par di capire, ci pensa lui) e che “invece di lamentarsi di questa situazione” di provare “a darsi da fare per bloccare l’invasione”.
Ve l’assicuro, il celodurista ha usato proprio quella parola lì, invasione. Poi, siccome al peggio non c’è limite, un forzista (tale Rosario Costanza, coordinatore del gruppo locale), ha raccomandato al “don” di scrivere a papa Francesco “chiedendogli che si cominci con il suo aereo a fare voli umanitari per non far rischiare la vita ai clandestini per mare”.
Umberto Folena, scandalizzato quanto me, ha scritto su “Avvenire. “Apprendiamo qui che il Papa ha un aereo sebbeme ilVaticano ce l’ha sempre nascosto! E che per i voli umanitari basta atterrare in Libia, caricare clandestini (sic) e portarli in Italia. Costanza ignora che il Vaticano non ha alcun aereo; che i voli umanitari richiedono trattative accurate e le Chiese (cattolica o evangeliche) li organizzano da anni con la comunità sant’Egidio e il governo italiano; che la (pur nobile) parola clandestino denota disprezzo e va evitata”.
Non sono sognatori sgangherati neppure coloro che chiedono “una scuola che non faccia differenze tra pubblica e privata, che sappia rispondere alle esigenze delle famiglie e degli allievi”. Costoro, firmandosi Agorà delle parità, chiedono che “nel decreto Sostegni bis, che sarà varato la prossima settimana dal Governo, non ci siano discriminazioni”. Di Agorà delle parità fanno parte Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), Cdo-Opere educative, Cnos-Scuola (Centro nazionale opere salesiane), Ciofs-Scuola (Centro italiano opere femminili salesiane), Faes (Famiglia e scuola), Fidae (Federazione istituti di attività educative), Fism (Federazione italiana scuole materne), Fondazione Gesuiti per l’educazione.
“Il governo Draghi – si legge nella nota pubblicata ieri da Agorà delle parità – ha dimostrato più volte di credere nella scuola e nell’istruzione come pilastri per far ripartire il nostro Paese dopo la crisi economica e sociale dovuta al Covid. Al Governo chiediamo perciò che il sistema scolastico venga preso in considerazione nella sua interezza e nella sua ricchezza. Non esistono alunni-studenti di serie A e alunni-studenti di serie B – ricordano i rappresentanti delle scuole paritarie – ma solo cittadini italiani che hanno diritto alla libertà di scelta educativa, così come sancito dalla nostra Costituzione e confermato dalla legge 62 del 2000…”.
E non sono figli di utopia o semplici sognatori coloro che chiedono pace e libertà, che non capiscono il diluvio di fuoco provocato sulla striscia di Gaza da Israele e neppure la tempesta di missili scatenata dai palestinesi di Hamas su tutto il territorio israeliano, che vorrebbero vaccini per tutti gli abitanti della terra, che vorrebbero un mondo senza dittatori e senza dittatori… Insomma, che sognano un mondo popolato e animato da giusti impegnati a costruire una nuova arca.
LUCIANO COSTA