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Italia in rosso, eppure è Natale

Tutto chiaro? Chiarissimo, talmente chiaro che di fronte al fiume di parole uscito dalla bocca di Conte sono rimasto semplicemente abbagliato. Erano, quelle parole, un effluvio di cose già sentite, di anticipazioni anticipate, di decisioni decise. Solo che arrivano alle dieci della sera, quando era lecito aspettarsi che chiarezza fosse già stata fatta. Non ho dubbi sulla necessità di arrivare a tali decisioni, ma appunto perché tali decisioni erano necessarie dovevano essere prese e comunicate senza lasciare spazio ai si dice e alle corse a chi le avrebbe pensate in maniera diversa e magari più consona alla voglia di libertà assoluta che serpeggia. Detto questo, resta il fatto che l’Italia torna in rosso: dal 24 dicembre all’Epifania saranno 10 i giorni di chiusura stretta in tutto il Paese e 4 quelli in cui varranno invece le regole delle zone arancioni.

Il lockdown riguarderà tutti i festivi e prefestivi, ovvero dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio e poi ancora il 5 e 6 del prossimo mese. Restano fuori dalla massima restrizione le giornate del 28, 29, 30 dicembre e del 4 gennaio. La decisione del governo accoglie in larga parte le sollecitazioni del fronte rigorista e degli scienziati ma non manca, ancora una volta, di dividere la maggioranza.

Con il premier Giuseppe Conte che stavolta ha cercato di ammorbidire la stretta, chiesta in particolare dai ministri Roberto Speranza (Sanità) e Francesco Boccia (Regioni), e i renziani di Iv che hanno dato un ok a denti stretti e a patto che i ristori in arrivo siano al 100% delle perdite. Il decreto effettivamente stanzia 645 milioni a beneficio di bar e ristoranti, che con le nuove regole resteranno chiusi per tutto il periodo delle feste (salvo che per l’asporto e le consegne a domicilio). Risorse aggiuntive arriveranno con l’anno nuovo, indirizzate anche alle altre categorie economiche.

«È stata una decisione non facile, sofferta, ma dobbiamo rafforzare il regime di misure necessarie per cautelarci meglio anche in vista della ripresa delle attività di gennaio», ha detto Conte nella conferenza stampa tenuta a tarda sera, «non siamo in ritardo, difendiamo il Paese». Il premier ha aggiunto di «sentirsi al fianco degli operatori economici» per i quali sono stati previsti i nuovi ristori «ma ora con il vaccino vediamo la fine dell’incubo».

Il nuovo calendario pone restrizioni anche agli spostamenti privati, ma è prevista una doppia deroga, per «salvaguardare una minima socialità», pranzo o cena con (pochi) parenti o amici. Nei giorni a bollino rosso sarà infatti consentito ricevere nella propria abitazione al massimo due persone non conviventi, senza contare i figli entro i 14 anni e i disabili. Lo spostamento potrà avvenire una sola volta al giorno. Salva la messa di Natale, con le chiese aperte fino alle 22.

Nelle giornate feriali invece, quelle con regole arancioni, sarà possibile uscire dai confini comunali solo per chi abita in municipi sotto i 5 mila abitanti entro un raggio massimo di 30 chilometri e non per andare nel capoluogo di provincia. Non è previsto alcun anticipo del coprifuoco che resta quello stabilito nel decreto precedente: dalle 22 alle 5. Decreto che aveva peraltro già bloccato i movimenti tra Regioni a partire da lunedì 21 dicembre: oggi e domani saranno quindi gli ultimi due giorni nei quali gli italiani si potranno spostare liberamente tra zone gialle, sotto una rafforzata sorveglianza delle forze dell’ordine. Il pacchetto delle nuove norme ha messo in secondo piano lo spettacolo spregevole delle proteste violente andate in scena al Senato subito dopo l’approvazione del nuovo decreto sicurezza. Ancora una volta, sul destino di un pugno di disperati in cerca di approdo si sono scatenati istinti che si credevano cancellati e sono volate parole a dir poco disdicevoli. Eppure, come dice la pubblicità, è Natale…

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