Attualità

La famiglia ha bisogno di certezze

C’è chi per la famiglia di domani sogna il modello ungherese e chi, invece, vorrebbe per lei il massimo della protezione unito al massimo possibile di aiuto. Il modello ungherese piace alla Lega e, pare, a pochi altri. Però gli alleati della Lega se ne guardano bene dal prendere una posizione netta, magari in contrasto con quella ipotizzata dal capo leghista. Quindi, ecco Fratelli che chiede il potenziamento dell’assegno unico universale. “Aumenteremo l’assegno unico del 50%, che in questo modo arriverà a un massimo di 260 euro mensili per figlio», dicono gli amanti della fiamma tricolore. Ma, si sa, quel che dicono oggi non è stabilito che diventi domani una realtà. Quindi, logico dire “poi si vedrà”. Infatti, è proprio il costo dell’operazione – 6 miliardi per incominciare – a mettere in discussione l’impalcatura. E’ anche vero che questo sarebbe solo il passaggio verso il «cosiddetto quoziente familiare», secondo il quale «più è numerosa la famiglia, meno tasse si pagano”. Accadrà, se accadrà, nel corso della futura legislatura. Ovviamente se a vincere la partita saranno le forze del centro-destra.

Sull’assegno unico ha intanto risposto a Fratelli d’Italia chi l’assegno unico lo ha proposto e portato in Parlamento: Elena Bonetti, ministra per la Famiglia. «L’assegno unico e universale –ha ribadito in risposta alle promesse di FdI – l’abbiamo voluto, costruito e fatto. E lo rafforzeremo attuando la riforma del Family Act”. Tutto il resto è chiacchiera. Tanto più che da ministra della Gioventù per tre anni, la Giorgia Meloni che oggi guida FdI e pensa già di essere premier incontrastato, “non ha portato a casa una sola legge per i giovani e le famiglie, mentre adesso – rincara la Bonetti – si traveste da premier e mette in circolo soluzioni che sono semplicemente le leggi che io ho fatto con il governo».

Al di là delle polemiche è però utile avere un quadro delle scelte per la famiglia che i diversi partiti hanno presentato tra i punti della campagna elettorale. Eccole.

CENTRODESTRA – Tra i punti del proprio programma dedicati ai nuclei familiari, l’alleanza indica al primo posto l’«allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia», un «piano di sostegno alla natalità» con «asili nido gratuiti», la riduzione dell’aliquota Iva sui prodotti per l’infanzia e, per l’appunto, l’«aumento dell’assegno unico» e la «progressiva introduzione del quoziente familiare». C’è poi la richiesta di un «sostegno alle famiglie con disabili».

PARTITO DEMOCRATICO – «Pensiamo – affermano convinti i democratici – di garantire per tutti la clausola di salvaguardia, e non solo per il 2022, anche per chi ha più di 25mila euro di Isee e rischia di perderci qualcosa». Poi c’è la richiesta di non calcolare nell’Isee gli indennizzi risarcitori per chi ha figli disabili a carico e di ridurre il peso della prima casa (sempre ai fini dell’Isee). Infine occorre ridurre la selettività prevista per i redditi medi e, come già indicato in legge, bisognerà adeguare gli importi erogati all’inflazione.

TERZO POLO – Anche l’asse Calenda-Renzi, che può contare comunque sul lavoro di Bonetti, pensa a un «potenziamento dell’assegno unico», specie in caso di famiglie con molti figli di persone con disabilità a carico. C’è poi l’attuazione della parte di delega relativa al sostegno all’educazione e quella del piano asili nido, assieme al rimborso per i costi sostenuti per baby-sitter, badanti o educatori.

MOVIMENTO 5 STELLE – I pentastellati puntano soprattutto sul rafforzamento del Reddito di cittadinanza, ma va detto che la legge delega sull’assegno unico è stata avviata dal governo Conte bis. Tra le altre proposte c’è l’equiparazione dei tempi di congedo di paternità e maternità «per rendere finalmente concreta la parità di genere nella gestione familiare e nella vita lavorativa». Da registrare anche le iniziative a favore del sostegno alla disabilità, come la promozione della vita indipendente…

Al di là delle promesse elettorali, l’unica certezza, per il momento è il cosiddetto assegno unico. Pensato come soluzione alla questione degli assegni familiari – strumento antico e valido ma superato dai tempi – nel marzo del 2021, con un ‘apposita legge delega, il Senato votò il provvedimento all’unanimità, analogamente a quanto accaduto alla Camera. Un caso raro nella politica nazionale. Però, il testo arrivò in dirittura d’arrivo solo poche settimane dopo l’insediamento dell’esecutivo Draghi). Invece, alla fine dello stesso anno arrivò il decreto che assegnava le risorse. In sostanza all’assegno unico per figlio andavano i fondi prima indirizzati per agevolazioni fiscali e assegno “tradizionale”, con un ulteriore investimento di 6 miliardi. Si scelse di erogare gli importi in base alle soglie Isee, con un massimo di 175 euro mensile a minore. Per chi non avesse presentato l’Isee, o avesse superato la soglia massima, il contributo venne fissato in 50 euro al mese per figlio. Infine, il 1 marzo 2022 il contributo per figli entrò ufficialmente in vigore. Sino a giugno il governo ha dato la possibilità di recuperare anche le prime mensilità. A fine anno è stato ipotizzato un avanzo di 600 milioni che l’esecutivo utilizzerà non per rafforzare la misura ma per finanziare il decreto aiuti-bis.

Molto resta da fare. Riusciranno i partiti ad abbandonare le promesse per passare ad azioni concrete? Difficile dirlo. Però, sperare si può…

LUCIANO COSTA

Altri articoli
Attualità

Potrebbero interessarti anche