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La guerra in Ucraina compie un anno…

Mancano quattro giorni al 24 febbraio, giorno che segnerà un anno dall’inizio dell’ingiustificabile invasione russa dell’Ucraina, e sembra di vivere un tempo sospeso in attesa dell’ineluttabile. Una sorta di limbo in cui si affollano tutte le paure che questo assurdo conflitto divampato nel cuore dell’Europa si porta dietro, insieme agli interrogativi su che cosa potrà accadere. Perché la diplomazia sembra essersi arenata, colpevolmente rassegnata all’impotenza, e nessuno pare credere alla possibilità di una pace, almeno non in tempi brevi. La “parola” resta affidata alle armi. Sempre più armi.

Tutti gli osservatori guardano da tempo al 24 febbraio, indicandolo come il giorno in cui Mosca — che mai avrebbe pensato dopo un anno di essere ancora sul campo a combattere una guerra che nei piani avrebbe dovuto concludersi con una vittoria in tempi brevissimi — inizierà una nuova e più vasta offensiva. Ora, avvicinandosi la scadenza, tutto fa davvero pensare che le cose andranno proprio in questo modo, con una pericolosa escalation del conflitto. I segnali del resto non sono mancati in questi giorni. I bombardamenti e gli attacchi russi sull’Ucraina si sono intensificati e Mosca, oltre ad aver saggiato la risposta della Nato con lo sconfinamento di tre suoi caccia sui cieli della Polonia, ha ulteriormente alimentato la tensione inviando navi con armi nucleari nel Mar Baltico.

Nonostante questo, resta incrollabile la speranza di vedere sorgere un nuovo tempo di pace. L’altro ieri, parlando ai fedeli milanesi, il vescovo Mario Del Pin ha detto che “non possiamo rassegnarci alla depressione dell’impotenza, perché crediamo in Dio; e neppure possiamo rassegnarci all’indifferenza, perché crediamo nella democrazia. Come poi sia possibile che persone intelligenti decidano di fare la guerra –ha aggiunto – è un enigma incomprensibile in cui opera lo spirito di Caino; come sia possibile che si costruisca pazientemente e sapientemente la pace è la speranza di tutti coloro che ritengono che valga la pena di essere uomini e donne. La pace, infatti, è frutto dello Spirito buono che rende sapienti e forti, capaci di discernimento e intraprendenza…”. Ieri a Monaco di Baviera, al termine della Conferenza sulla sicurezza, gli auspici di pace si sono mischiati al fragore della guerra di invasione che la Russia ha scatenato contro l’Ucraina e che da quasi un anno sta sconvolgendo l’Europa e il mondo. Ma se unanime è stata la volontà di andare oltre la guerra, diverse sono state le posizioni sul come porre fine alla guerra: Europa e Stati Uniti concordi nel ritenere Putin colpevole di invasione e anche nel chiedere il ritiro dai territori usurpati; Cina attendista sebbene pronta a un’azione di mediazione con la Russia; Ucraina devastata e perplessa, ma comunque fiduciosa di ricevere aiuti che sostengano la sua resistenza…

“Una resistenza che non verrà meno – ha detto il presidente ucraino Zelensky in un’intervista concessa alla Rai –, perché in gioco ci sono libertà e democrazia”. Quanto agli invasori russi, ha spiegato “sicuramente non possono più andare oltre, non sono potenti come erano prima. Ora siamo molto più forti di loro… Noi sappiamo che se perdiamo, perdiamo tutto: le case, i figli, i genitori.  Quindi per noi non importa se è un’invasione vecchia o nuova. Dopo quello che è accaduto il 24 febbraio dello scorso anno non ci sono altri compromessi. È stato violato il diritto internazionale, tutto quello che di umano poteva esserci è stato violato. Noi non abbiamo paura di loro. Nessuno ha paura di loro, ma non sta andando secondo i loro piani… Siamo dentro una guerra di breve durata che termina con una vittoria… Per noi è molto importante non congelare questo conflitto… Questo grande errore è stato già fatto dopo il 2014… Noi abbiamo proposto una formula di pace, che contiene dieci punti, e che prevede una vittoria. Una vittoria di tutti noi, una vittoria della pace, sarà una vittoria storica, e anche le generazioni future dei russi ci ringrazieranno… Penso che la guerra non può durare all’infinito… Man mano che passa il tempo si trova una risposta… La gente vede dove sta la verità e dove c’è la menzogna. È come il fuoco… Nel frattempo i Paesi d’Europa e del mondo stanno capendo come stanno le cose, stanno rendendosi conto che lui (Putin/ndr) non si fermerà all’Ucraina…”.

Tutto, dunque, lascia purtroppo presagire altre vittime, altre distruzioni, altro dolore, in quella che si è trasformata in una lunga guerra di logoramento, in bilico sull’orlo del baratro: quello di un allargamento del conflitto, dalle imprevedibili e probabilmente devastanti conseguenze. Quel baratro che Papa Francesco ha delineato dicendo che “tutto il mondo è in guerra, ricordiamocelo bene”, chiedendo ad alta voce se e come “l’umanità avrà il coraggio, la forza o persino l’opportunità di tornare indietro o vorrà invece andare avanti, avanti, avanti verso il baratro?”.

Anche noi, con il Papa e con chiunque abbia orecchie per intendere, ha scritto Gaetano Vallini “ci chiediamo se riusciremo a fermarci in tempo, se qualcuno avrà la determinazione e soprattutto il coraggio di fare il passo decisivo, che avrà sicuramente un costo alto, per giungere alla pace. Soprattutto se è vero, come affermato autorevolmente da qualcuno, che questa guerra nessuno può vincerla”.

(A cura di Luciano Costa)

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