Che cosa sia più importante, se la manovra di bilancio che il Governo ha approntato e mandato ai vertici europei in tempi utili, se i manifestanti no vas e no green pass che da Trieste in giù vogliono imporre la loro visione di mondo (per loro libera e felice, per tutti gli altri un’offesa all’intelligenza la quale, prima di tutto, vuole il bene di tutti e poi il soddisfacimento delle voglie e dei distinguo dei singoli), se gli sbarchi dei disperati in cerca di futuro, se i missili ipersonici lanciati da Cina e Corea del Sud, se le paure degli inglesi e dei russi per l’aumento dei contagi da covid, se i venti di guerra che comunque non smettono di soffiare, se il furore omicida di persone apparentemente normali o se, addirittura l’allegra scampagna a Villa Grande di Roma (proprietà Berlusconi) dei reduci di un centro-destra ammaccato dalla recente consultazione elettorale… francamente non lo so. Invece son certo, anche se la notizia non gode di grande visione sui media di oggi, che la più bella e importante morale della favola andata in scena ieri è quella del bimbo disabile che incurante della sua disabilità e disabilitando tutti divieti e le restrizioni, da perfetto ospite ha salito i gradini dell’immenso proscenio di Sala Nervi, dove si svolgono le udienze del Papa, e si è presentato a Francesco, il papa, per un saluto, chiedendogli in cambio “quel coso bianco che porta sulla testa”, detto “papalina” e destinato a stare in testa, oltre che al Papa, anche a ecclesiasti e prelati. Non ho visto la scena, però un’amica suora che ha partecipato all’udienza generale del mercoledì, mi ha detto di aver pianto godendo lo spettacolo che coinvolgeva l’anziano papa e il bimbo disabile. “Sembravano fatti uno per l’altro – mi ha spiegato -, perfettamente incoscienti di ciò che stavano interpretando ma certamente coscienti che il mondo, guardandoli, doveva fare i conti con la loro semplicità e con la lezione che offrivano. Il Vecchio e il Bimbo, dicevano infatti che o si è uno per l’altro o non si va da nessuna parte…”. E siccome son certo che altrove, sui soliti giornali e sulle solite televisioni, non troverete resoconti e commenti, vi offro la sintesi di quel che è apparso sulle colonne de “L’Osservatore Romano”, il quotidiano della Santa Sede.
LUCIANO COSTA
Il Bimbo disabile e l’Anziano Papa
Paolo ha 10 anni e c’è scritto “disabile” sui documenti che la sua famiglia deve presentare per farlo accettare — non è scontato… — a scuola o anche in una palestra. Stamani Paoletto — 10 anni e “disabile” — è arrivato nell’Aula Paolo vi , con la sua famiglia da San Ferdinando di Puglia, e ha “aiutato” Papa Francesco a svolgere la catechesi dell’udienza generale del mercoledì, dedicata alla “libertà” nelle parole della Lettera ai Galati. E di “libertà” si è fatto testimone il ragazzo, tanto che Francesco ha arricchito la sua meditazione proprio dopo averlo conosciuto.
E sì, perché proprio all’inizio dell’udienza Paoletto ha deciso di andare a salutare il Papa. Sono valse a nulla le raccomandazioni della mamma e del papà a star fermo: Paoletto è partito in quarta, è salito su per la scalinata dell’Aula ed è andato dritto dritto da Francesco. Sorridendo il Papa ha invitato Paoletto a restare accanto a lui. Tanto che il reggente della Prefettura della Casa pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, si è alzato per lasciargli il posto.
Ma a sedere Paoletto è rimasto solo qualche istante: si è subito, nuovamente, riavvicinato al Papa stringendogli entrambe le mani e saltellando per comunicargli tutta la sua gioia di essere lì, con lui. Per poi andare a prendere per mano il lettore di lingua portoghese con un “obiettivo” chiaro: avere in regalo lo zucchetto del Papa. Naturalmente, missione riuscitissima! La mamma si è poi avvicinata e — con l’esperienza della delicatezza — ha accompagnato Paoletto al suo posto. Chiaro, con in testa la “papalina” bianca.
E così papa Francesco ha preso le mosse proprio dalla libertà di Paoletto per fare la catechesi sulla libertà: “Mi è venuto in mente quello che Gesù diceva sulla spontaneità e la libertà dei bambini, quando questo bambino ha avuto la libertà di avvicinarsi e muoversi come se fosse a casa sua”. Con affetto il Papa ha ringraziato Paoletto “per la lezione che ha dato a tutti… offrendo a ciascuno una testimonianza che gli è venuta dal cuore”. Questo perché, ha aggiunto il Papa, “i bambini non hanno un traduttore automatico dal cuore alla vita: il cuore va avanti”.