Siccome “di certo so di nulla sapere”, guardo ciò che accade, ci ragiono intorno e cerco di riassumerne i contorni aggiungendovi pensieri e piccole riflessioni, buone e per indurre a immaginare che, nonostante tutto, non tutto quel che sta accadendo e per questo raccontato sia immune da critiche ed eventuali distinguo. Quindi, ammettete le divagazioni e, se vi garba, perdonatemi se ho dato un’anima all’insalata; se non ho seguito il fiume polemico dei tanti (troppi) che hanno emesso sentenze e comminato pene esemplari ai quattro o ventiquattro merenderi senza concedere loro neppure il tempo di inventarsi una difesa; se non ho compreso il valore umanitario-popolare-libero e fecondo messo in campo dal capo dei celoduristi e mirato a sconfiggere la casta dei chiusuristi (così, con perfetto italico neologismo, li ha definiti il villico leghista e così riferisco); se ho nominato dittatori in libera uscita senza specificare chi fossero sono e di che pasta erano fatti (ma son certo che voi li avete collocati al posto giusto: uno sulla Vistola e l’altro sul Bosforo); se non ho mostrato simpatia e comprensione per i metodi di protesta inscenati da Roma a Toma (cioè un po’ ovunque) da gente arrabbiata, esasperata, angosciata, preoccupata e, forse, anche convinta che gridando e occupando strade e autostrade avrebbe ottenuto quel che ingiustamente le era negato: ristori, aperture, libertà, fine della pandemia, ritorno immediato a un prima di cui, purtroppo, si son perse le tracce; se qui e adesso chiudo il quaderno delle colpe e passo ad altro…
Arrabbiatevi invece con me e con chi non s’è accorto della gravità del problema posto all’attenzione dei governanti e della politica dalla Fism (la Federazione italiana delle scuole materne paritarie di ispirazione cristiana). In modi e maniere civili, quella Federazione tornava a chiedere di rendere gratuita la frequenza alle scuole materne paritarie no profit, applicando interamente la legge 62 sulla parità scolastica (è stata approvata 21 anni fa, ma aspetta ancora piena attuazione). Al grido di “prima i bambini”, in tre giorni, la provocazione della Fism ha raccolto online quasi 85mila firme. “Roba mai vista prima – ha sottolineato Davide Guarneri, direttore dell’Ufficio scolastico della Diocesi di Brescia -, che di sicuro racchiude un’invocazione di aiuto che non può restare senza risposta”.
Per la cronaca e se interessa, alla Fism fanno riferimento 9.000 realtà dislocate nella metà dei Comuni italiani, di cui 6.700 scuole e 2.300 servizi educativi per la prima infanzia (asili nido e sezioni primavera), che accolgono ogni giorno oltre 450.000 bambine e bambini, assicurando lavoro a 40.000 dipendenti. Con questa realtà alle spalle, la Fism è dunque tornata a chiedere «a Governo, Parlamento, Regioni, Enti locali un piano di investimenti strutturale e adeguato nella dotazione che, anche nelle applicazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di ogni altra dotazione ritenuta necessaria, sostenga il segmento 0-6 anni, in particolare per le scuole dell’infanzia no profit, in ragione del servizio pubblico reso da decenni con standard di alta qualità, a fronte di una disparità nel sostegno economico statale che genera penalizzazioni non più accettabili per le famiglie e il personale».
In sostanza, mentre il costo, a carico dell’erario, di un alunno della scuola materna statale è di circa 6.000 euro l’anno, il contributo per le materne paritarie non supera i 500 euro a bambino, vale a dire circa 2 euro al giorno che, dicono gli addetti, è “un divario inaccettabile e non più sostenibile dal punto di vista economico”. In più, complice la pandemia, che ha di fatto azzerato le rette per molti mesi, nell’ultimo anno decine di scuole dell’infanzia paritarie sono state costrette a chiudere privando interi territori di un servizio onorevolmente reso in sostituzione di uno Stato che purtroppo non riesce a “essere dappertutto”.
«Il permanere delle differenze nel sostegno pubblico tra la scuola statale e quella paritaria gestita dal Terzo settore vanifica le ragioni stesse della legge 62/2000 e non è più tollerabile – ribadisce la Fism –. Chiediamo solo che si attui il dettato costituzionale e legislativo, affinché siano definitivamente eliminate le disparità di trattamento economico che le famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie devono subire. Garantire a ciascuna famiglia parità di trattamento, nella libera scelta di una scuola dell’infanzia paritaria o statale è obiettivo prioritario di questa azione”.
Da ignorante qual sono chiedo: è davvero impossibile dare piena attuazione alla legge 62/2000, quella sulla “parità scolastica”, che se interamente e compiutamente applicata garantirebbe la frequenza gratuita alle scuole materne paritarie no profit?
LUCIANO COSTA