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La sfida di Francesco alle paure…

In altri tempi, un viaggio del Papa sarebbe stato considerato una “normale attività pastorale”, un modo per accorciare le distanze tra il Pontefice e il mondo, la maniera più bella per abbracciare tutte le genti. Oggi, questo viaggio in Iraq, sembra invece essere la sfida di Francesco alle paure, al disordine, alle guerre, all’odio religioso, a chi ostacola il dialogo tra le genti, a coloro che la convivenza pacifica la considerano impossibile, magari un ostacolo alle loro fortune terrene. Papa Francesco porta in Iraq la speranza del Vangelo, quella che all’Altro garantisce lo stesso amore dato al fratello più vicino. Difficile dire come il Papa sarà accolto, cercato, abbracciato, sopportato o anche fatto segno di odio e rancore. Di sicuro, la terra che fu di Abramo non gli farà mancare la sua vicinanza.

Basterà questo per impedire che il viaggio venga offuscato dalla violenza che taluno dipinge come possibile rischio di cui tenere conto? Difficile saperlo, ma la certezza del bene che il Papa porta alle genti mette in secondo piano qualsiasi rischio. Le cronache daranno puntualmente conto dell’andamento del viaggio, il programma stesso del viaggio aiuterà chi da casa vorrà idealmente seguirlo in quello che si annuncia come il primo viaggio apostolico in un Paese a maggioranza sciita, di un Paese che ha vissuto quattro conflitti negli ultimi quattro decenni, ma anche il primo dell’era pandemica, e può così a ragione considerarsi un viaggio non solo storico.

Dunque, ecco la mappa su cui orientarsi.

Papa Francesco arriverà a Baghdad alle 7.30 di domani, venerdì 5 marzo. Verrà accolto dal primo ministro e da una cerimonia di benvenuto nel palazzo presidenziale, con una visita di cortesia, privata, al capo dello Stato al termine del quale il Papa terrà il suo primo discorso. La giornata si concluderà con l’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i catechisti nella Cattedrale Siro-Cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, che nell’ottobre del 2010 è stata teatro di un attentato che ha provocato 48 vittime per le quali è in corso il processo di canonizzazione.

Sabato 6 marzo sarà dedicato alla visita a Najaf al grande ayatollah Ali Al-Sistani. Concluso il quale papa Francesco partirà per Nassirya, sulle rive dell’Eufrate, per un incontro interreligioso. Nel pomeriggio il rientro a Baghdad e la celebrazione della messa nella cattedrale caldea di San Giuseppe, una delle 11 presenti nel Paese.

Il 7 marzo papa Francesco si dividerà fra Kurdistan irakeno e piana di Ninive. Al mattino partenza per Erbil, incontro con le autorità religiose e civili. In elicottero il trasferimento a Mosul, per anni roccaforte del Daesch, dove terrà una preghiera per le vittime della guerra. A seguire in elicottero l’altra tappa simbolo a Qaraqosh nella piana di Ninive, occupata dallo Stato islamico fino al 2016, con un discorso alla comunità locale dall’interno della chiesa dell’Immacolata Concezione. Nel pomeriggio rientro a Erbil, per la Messa celebrata nello stadio “Franso Hariri” e in serata rientro a Baghdad.

La mattina successiva il volo che lo riporterà a Roma.

“Con l’eccezione di Erbil – ha detto in sede di presentazione del viaggio il portavoce della Santa Sede – il Papa, tenuta in conto la condizione sanitaria, non incontrerà folle, ma solo poche centinaia di persone. Però il viaggio si farà, come ha detto il Papa, anche solo per permettere agli iracheni di vederlo in televisione che è nel loro Paese. Questo conta”.

Immagine simbolo del viaggio che per la prima volta porta un Papa nella Terra dei due fiumi, quella che è stata culla della civiltà, che è la Terra Santa del patriarca Abramo, dei profeti Ezechiele e Giona, là dove fu scritta parte della Bibbia e dove il popolo della Promessa soffrì l’esilio babilonese, sono una palma, il Tigri e l’Eufrate e una colomba a fianco del motto “Siete tutti fratelli” tratto dal Vangelo di Matteo.

Proprio in Iraq, a Ur dei Caldei, Dio scelse un “arameo errante”, Abramo, per un progetto apparentemente incomprensibile. Fu l’inizio della storia della salvezza. Dai cristiani, dagli ebrei e dai musulmani Abramo viene onorato con il titolo di “amico di Dio”, un appellativo che si ritrova, caso unico, nell’Antico e nel Nuovo Testamento e nel Corano. È dunque ad Abramo, padre della fede in un solo Dio, che seppe «sperare contro ogni speranza» che bisogna guardare per capire le coordinate profonde di questo viaggio nell’antica Mesopotamia. Il viaggio del Papa è un gesto d’amore estremo. “Un gesto d’amore – hanno scritto i media cattolici – verso una terra lacerata, verso la sua gente duramente provata ora anche dalla pandemia, verso le comunità cristiane che risalgono all’età apostolica”.  

Questa trentatreesima visita apostolica di papa Francesco ha origini lontane. Infatti, prende forma  dal desiderio di Giovanni Paolo II di recarsi nella Piana di Ur per pregare insieme ai fratelli di un Paese «colpito quotidianamente da tragici episodi di violenza” e insieme a loro cercare la strada della riconciliazione e della pace. Non a caso, fraternità e speranza sono le due parole che caratterizzano il viaggio che incomincia e che in tre giorni toccherà Baghdad, la città sacra dell’islam sciita Najaf, a Ur dei caldei, poi Erbil nella regione autonoma del Kuridistan iracheno, Mosul, Qaraqosh nella piana di Ninive, abitate dai cristiani. Tutte tappe simbolo di un pellegrinaggio durante il quale il Papa pronuncerà quattro discorsi e terrà due omelie, un Angelus e una preghiera di suffragio per le vittime della guerra.

L. C.

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