Le notizie più lette e ascoltate riservano sempre sorprese. Quelle di ieri, per esempio, dicono che gli italiani prima si interessano di morti ammazzati, poi di calcio non giocato (o giocato a cavallo di tribunali e pubblici ministeri che mettono ogni volta un punto in più all’incomprensione piuttosto che alla comprensione), quindi di alluvione e frane (con sottili distinguo sulle responsabilità), guerre e pace (in Ucraina è tempo di farla, ma la Russia è invasore e non deve avere pretese), di un Papa coraggioso (sembra però uno che grida nel deserto), di Europa (che però non deve limitarsi alle parole), di musica (basta un verso e seguono paginoni) e solo dopo di questioni italiane (uno contro l’altro e non si capisce chi è maggioranza e chi minoranza). Può darsi che la statistica non sia veritiera. In effetti, le prime pagine la invertono. Così le aperture sono sempre quelle. Ora non è il caso che di ricordare che anche in questo panorama ci sono evidenti differenze. Per esempio c’è chi tra le brutture inserisce notizie che attingono a storie di persone meritevoli, di gesti di carità esemplare, di opposizioni allo strapotere di chi non vuole migranti, di solidarietà vissuta e condivisa, di luci di Natale che si accendono per dare luce alla luce della Speranza… Poi, però si torna al punto di partenza. E i media, appena spente le luci dei telegiornali, si ributtano in programmi che garantiscano audience, ascolto, evasione. “Insomma – ha detto ieri il giovanotto alle prese con le suddette statistiche –, fanno notizia un bizzarro personaggio travestito da donna e un cantante che si dichiara diverso che tutto il resto. E il bello che si ride pure”. Che fare? Prendere le distanze, certo. E poi? Dire e ribadire, magari auspicando riflessioni (si accettano anche quelle personali, magari in prospettiva). Oggi la mia lista di problemi incomincia dall’Europa, prosegue con l’Italia, con la storia di tre disperati appollaiati sul timone di una petroliera diretta in Spagna, con lo sport non giocato e, per finire, con il buon senso che sarebbe necessario anche quando si parla di quisquiglie come le mance date ai camerieri di ristorante, trattoria o altro.
Europa – La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l’istituzione di un tribunale speciale (ribattezzato subito “Norimberga due”) per giudicare i crimini di guerra della Russia in Ucraina. “Stiamo lavorando per avere il più ampio consenso per questa iniziativa. La Russia deve pagare per i suoi orribili crimini. Lavoreremo con la Corte penale internazionale dell’Aja (mai riconosciuta dalla Russia, ndr) e aiuteremo a istituire un tribunale specializzato per processare i crimini della Russia. Con i nostri partner, faremo in modo che la Russia paghi per la devastazione che ha causato, con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua banca centrale. Siamo pronti a iniziare a lavorare con la comunità internazionale per ottenere il più ampio sostegno internazionale possibile per questo tribunale speciale… Il danno subito dall’Ucraina è stimato in 600 miliardi di euro. La Russia e i suoi oligarchi devono risarcire l’Ucraina per i danni e coprire i costi per la ricostruzione del Paese. E abbiamo i mezzi per fare pagare alla Russia. Abbiamo bloccato 300 miliardi di euro di riserve della banca centrale russa e abbiamo congelato 19 miliardi di euro di denaro degli oligarchi russi. A breve termine, potremmo creare, con i nostri partner, una struttura per gestire questi fondi e investirli. Utilizzeremmo quindi i proventi per l’Ucraina… E una volta revocate le sanzioni, questi fondi dovranno essere utilizzati in modo che la Russia risarcisca integralmente i danni causati all’Ucraina… Lavoreremo su un accordo internazionale con i nostri partner per renderlo possibile. E insieme, possiamo trovare modi legali per arrivarci. Gli orribili crimini della Russia non rimarranno impuniti”. Con questi presupposti l’esecutivo europeo invierà ai Paesi membri una proposta ad hoc per permettere che le responsabilità della Russia possano essere giudicate davanti a una Corte.
Italia – Il governo lavora ad una possibile modifica della norma relativa ad Opzione donna, inserita in manovra. Il tema, secondo quanto viene riferito, dovrebbe essere oggetto anche di una riunione informale con esponenti di maggioranza e la ministra del Lavoro. Un’eventuale modifica, tuttavia, è legata al problema delle coperture: la norma attuale, che limita l’anticipo pensionistico alle sole lavoratrici svantaggiate, restringe molto la platea e per modificarla servono risorse aggiuntive. La manovra approderà nell’Aula della Camera il prossimo 20 dicembre alle 10.30 con la discussione generale. Lo ha stabilito la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio. Tutto qui? No, di certo. Però questo è il passaggio più gettonato. Appena dopo ci sono i dissensi e le divisioni sull’impostazione, con i sindacati che andranno a discutere anche loro divisi (CGIL per la mobilitazione generale immediata, UIL per una moderata mobilitazione, CISL per il dialogo senza mobilitazione immediata) e i pensionati che si lamentano, gli operai che non ce la fanno e le imprese dell’energia che segnano profitti mai prima pensati. Però, domani, di sciuro, apparirà un altro panorama. Perché, dicono gli in formati, la Meloni ha grinta da vendere e non ha certo ritegno nell’accettare alleanze che in campagna elettorale erano escluse a priori.
Tre disoperati – Manca meno di un mese a Natale e la notizia dei tre uomini che hanno trascorso undici giorni sopra il timone di una petroliera partita dalla Nigeria e approdata nelle Canarie sembra entrarci poco. Eppure la storia emblematica dei tre migranti, miracolosamente sopravvissuti al freddo, all’acqua, al sole e alla disidratazione, rannicchiati nell’anfratto della poppa della nave in contatto con l’acqua colpisce. Non sappiamo che cosa abbia mosso i tre uomini all’impresa disperata di fuggire navigando nell’Atlantico aggrappati all’enorme timone della petroliera. Possiamo solo immaginare che la situazione in cui vivevano abbia fatto preferire loro il rischio di essere fagocitati dagli abissi o di morire di stenti, come capita a tanti altri nelle loro stesse condizioni. Sono giunti in porto e subito gli hanno detto che per loro non c’era posto e che quindi, essendo clandestini, sarebbero stati rimandati indietro. Poi, grazie a qualche associazione di buon cuore, hanno potuto chiedere asilo e quindi rimanere. In ogni caso, l’immagine che li ritrae, affranti e disidratati mentre stanno seduti sul timone della nave sta facendo il giro del mondo, ci aiuta a non dimenticarli e non dimenticarci dei tanti che ogni giorno sfidano le acque del grande cimitero chiamato Mediterraneo alla ricerca di un approdo sicuro fuggendo fame, carestia, miseria, guerre.
Lo sport non giocato – Tutti o quasi tutti contro la Juventus. E se si provasse a ad aspettare chiarimenti anziché emettere condanne immediate? Intanto tutto cambia. Il quadro dice che la squadra torinese farà i conti con due giustizie, quella italiana (torinese) e quella calcistica. Come andrà a finire nessuno lo sa. C’è di mezzo il nome di chi dirige la Fiat, mica una società pallinara? E allora? “Allora parleranno le carte e gli avvocati”, questo ha fatto sapere il presidente di Fiat e tanto altro. Ovviamente, non basta. Infatti, in coda alla questione Juventus è balzata quella della Ferrari. Chi andrà a comandare la squadra corse dopo le dimissioni del principale direttore? Non si sa. Però i soliti media si son buttati a capofitto alla ricerca di colpevoli o di complotti.
Buon senso – Tutto esaurito attorno alle manifestazioni di tipo mangereccio e godereccio (Fiera dei vignaioli a Piacenza, della Bontà a tavola e del Torrone a Cremona) e ai ristoranti e pizzerie sempre pieni di Torino, dove ieri si è celebrata la figura del cuoco. Niente di esaurito, invece, intorno alle invenzioni che qualcuno vorrebbe imporre come alternativa a certe allegre concessioni di mance. Tutto normale? Paolo Massorbio, dice che si tratta di mancanza di buon senso e aggiunge che le bizzarrie italiane retano incontrollabili. Una di queste riguarda le mance nei ristoranti, che sono entrate nel mirino della legge di Bilancio (almeno nella bozza che avrebbe approntato il Consiglio dei ministri), per cui dal primo gennaio le somme destinate volontariamente dai clienti ai lavoratori di ristoranti e hotel subiranno un’imposta forfettaria del 5%. Ma in verità le mance in Italia non sono regolate per legge e neppure è previsto come fare a lasciarle con la carta di credito senza che ricadano sugli incassi del ristorante diventando, di fatto, un onere. Ma c’è di più: le mance non sono per nulla riconosciute e pare che il contratto nazionale di lavoro contempli addirittura il divieto di accettarle. E qui siamo all’Azzeccagarbugli che propone di tassare o detassare le mance, quando questa parola non figura nel vocabolario legislativo. All’estero questa voce è ben regolata e appare anche sulla ricevuta, ma in Italia no e per di più la si vorrebbe “detassare” per incentivare i lavoratori. A cosa? Avanti di questo passo anche i rider (a proposito la pizza è al primo posto fra il cibo a domicilio, seguito dall’involtino primavera) rischiano d’essere soggetti alla tassazione e detassazione per la mancia che giustamente ricevono, e magari, domani, anche quelli che chiedono l’elemosina dietro l’angolo. Tutto questo mentre aumentano i Neet, ovvero i giovani che fuggono dal lavoro. Il che dice che c’è bisogno di una politica seria, che aggiusti alcune storture, anche per favorire il lavoro reale evitando di finire nel ridicolo. Come le zucche che, se destinate all’alimentazione, hanno un’aliquota Iva del 4%, ma se diventano decorative (per la festa importata e controversa di Halloween) ne meritano una al 22%. Ma istituire un ministero senza portafoglio per il Buon Senso, no? Parola di Paolo Massorbio, uno che in fatto di ristoranti e cibarie se ne intende.
Tutto il resto è normalità.
LUCIANO COSTA