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Liberi di dire e pensare…

La necessità di dedicare una giornata alla libertà di stampa (dal 1993, per volere dell’Onu, è celebrata il 3 maggio) dice chiaramente che tale libertà non è ancora rispettata: mezzo mondo non la considera, un quarto la sopporta e l’altro quarto la esibisce come segno di maturità e progresso. La Costituzione italiana, mai abbastanza letta meditata e lodata, dice con chiarezza (articolo 21) che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e anche che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Ciononostante, anche qui e adesso capita di imbattersi in tentativi di censura che certo non assomigliano al concetto di libertà di pensiero sancito dalla Costituzione.

Per esempio, consigliare a un cantante invitato al concertone del Primo Maggio di limitarsi a cantare, evitando commenti e incisi che potevano turbare l’orecchio di questa o quella fetta di elettorato (ho riassunto, ma il nodo del contendere era proprio quello), non è stato certo un bel modo per rendere testimonianza alla libertà di espressione. Forse bastava dire che tutto era ammesso, però “nel rispetto assoluto della verità”. Se questo era il principio cui riferirsi, tutto diventava normalità. Invece, a quattro giorni del concertone la polemica è ancora lì per dire che qualcuno ha frainteso o che altri hanno abusato della loro posizione dominante. Nessuno ha parlato del diritto di dire nel rispetto della verità. Questo e non altro dovrebbe essere fonte di preoccupazione.  

Parecchi anni fa, avendo qualche responsabilità nella conduzione a un tale che in radio le sparava grosse con pochi riscontri e tanta voglia di suscitare scandalo e fare audience, dissi che per la libertà di esprimere la sua opinione ero disposto a battermi contro tutto e tutti, se e come quel suo dire ed esprimersi rispondeva al dovere della verità. Non la prese bene. Infatti, era convinto che bastava gettare un sasso nello stagno e poi stare a vedere l’effetto che avrebbe prodotto. Gli dissi anche che poteva dir peste e corna di chiunque (preti suore vescovi e papi compresi), ma solo se aveva carte da esibire e prove inconfutabili di ciò che intendeva sostenere. Si adeguò, forse apprezzando o forse imprecando contro chi non, come me, non l’aveva capito.

Leggendo commenti e riflessioni sulla giornata, ho scoperto la favola, scritta da Agnese Bizzarri, dedicata ai pinguini che pur dimorando al Polo sud leggono regolarmente i giornali. In maniera tutt’altro che bizzarra, la Bizzarri riassume così il dialogo tra nonno e nipote: Nonno, io vorrei un giornale solamente di belle informazioni. A me interessano solo alcuni fatti. Ma chi sceglie le informazioni?”, chiese Gi, il nipote Pinguino al nonno Pinguino. Il nonno rispose: “Ma come solo fatti belli? Avere le notizie selezionate vorrebbe dire una dittatura! Devono circolare tutte le informazioni. Questa è l’informazione! Per sapere devi conoscere, per scoprire devi informarti, per pensare devi avere diverse informazioni e punti di vista. Senza alcuna censura, mai.”. Seguono parole sulla censura e sul dittatore che tale censura è sempre pronto a imporre. Poi ancora la voce del nonno che dice: “Scrivere liberamente quello che si pensa è un dono prezioso. Oggi è il 3 maggio, giornata mondiale della libertà di stampa! Sembra la cosa più naturale del pianeta ma non lo è per nulla! Prendi un foglio e scrivi ciò che vuoi! Devi onorare questa giornata…”.

E in questo sta il bello della nostra Costituzione che, come non si stanca di ribadire il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “non esonera nessuno da responsabilità, tanto meno in questa materia chiamata informazione”. In un messaggio postato ieri, papa Francesco ha scritto: “Usiamo tutti gli strumenti che abbiamo, specialmente il potente strumento dei media, per costruire e rafforzare il bene comune”. In un foglio sparso e fino a ieri dimenticato ho trovato scritto quel che un saggio mi aveva consigliato di fare nel caso fosse stata mia intenzione continuare a scrivere e a comunicare. “Non fare il gradasso e neppure il saputello; sei uno qualsiasi, non un privilegiato…”. Capita l’antifona?

LUCIANO COSTA

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